28 febbraio 2008

Festa di Carnevale al Relais Villabella - San Bonifacio, Verona

Aggiornamento
By Upstream, in fondo

Un'antica leggenda che mi sono inventato in questo momento, narra di come Verona sia eco-incompatibile alle festa in maschera, perchè la gente non vuole nè sa mascherarsi. Che è poi il motivo per cui alle feste in maschera (siano di carnevale o altro) a Verona, non ci vado più. Alla prima edizione io e B2 fiutammo subito la decadenza, e non tornammo mai più. Ciò nonostante...

Questa è una recensione del party di carnevale al Relais Villabella di San Bonifacio, organizzata da Les Enfants Terrible, gl'anfami teribbili.
Recensione via SMS (sì, possiamo fare pure questo)

Inizio recensione.
ore 2.31
Sentenziosi N.H.H. (Nightlife Hazard Headquarters): "Com'è la festa?"
Upstream: "Manuale della retorica, sezione nostalgia: "Non è più bella come una volta, vecchio...".
Tra le varie, siamo anche il paese della dietrologia by night: si potrebbero scrivere interi trattati sul concetto del "Non è più quella di una volta...", ma soprassediamo sul luogo comune (comunque assodato).
Ore 2.37, segue rettifica
"Ore 2.37, nella sala zoo, parte Maracaibo. E' un tripudio. Addio mondo crudele".
Fine recensione.

Checklist from Upstreamlandia feat. B1 from the block ("parla per esperienza")
del perchè la festa di carnevale al Relais Villabella "non è più quella di una volta":

- problema facce note: giunta alla terza edizione, la festa è diventata pop. Ultra pop, ché ci trovi i piazzaioli della domenica, del sabato, del venerdì, del giovedì, e via così. Se fai attenzione ci troverai anche i frinzaioli, vedrai.

- problema pheeghe: presenti, ma dicono non ai livelli della prima edizione

- problema sala inferiore: che è, Gardaland? E' lapalissiano che sfruttare al 100% una location significa disperdere gente al 100%, punto. Tra l'altro Upstream racconta fossero "leggermente" ripide, anti-sbronzo: uno è rotolato giù per la scala ovest e contestualmente risalito da quella est, tutto nella stessa mossa. Bravo Up, sei molto credibile quando parli in terza persona...

- problema costumi: se è una festa di carnevale, si esige che la gente venga in maschera. Sillogismo altrettanto lapalissiano: è una festa in maschera, si viene in maschera. Macchè! Ci saranno sempre coglioni che non verranno in maschera. Non ce n'è, è uno dei grandi problemi di questo paese, il decoro dell'occasione serale. C'è qualcosa che proprio non funziona: parlo con te, con te pezzo di cretino patentato (sai già che è per colpa tua se a queste feste non ci vengo da mo'), perchè devi venirci per forza? Te l'ha prescritto il medico? Ma vavangul'!
Upstream: "veramente io ero con mezza maschera, rischio di essere mezzo coglione"
B1: "Up, non ti devi assolutamente preoccupare, ti ripeto che siamo in Italia, ho già firmato un esonero alla tua persona, non sei più chiamato in causa. Amiamoci virilmente, possibilmente nell'immediato".
Vi dirò di più. Due anni fa, venni sonoramente preso per il culo da uno senza maschera: "Ah come s'alo vestio sto chi!". Non è che sei fai il quasi-mongoloide, sei meno mongoloide. Verona mi ha lasciato molte volte senza parole, quella è tuttora nella top ten, in posizione di rilievo.

- problema tema: arriviamo al clou. Lo devo confessare, io c'avevo pure pensato a farci un salto. Poi leggo del tema: "E vissero felici e contenti...". Un tema a dir poco imbarazzante. Che è, la festa delle medie? Sì. Vabbè, e vacci tu ad una festa dove il 99% (periodico) improvviserà costumi da principi, principesse, biancanevi, cenerentole, carte da gioco, alici, principi, principesse, principesse, principi.
Ma arriviamo all'immancabile fenomeno trash: coloro che non ragionano secondo schemi classici, coloro i quali sanno che trattasi di festa in maschera, prendono atto del fatto che è il caso di mascherarsi, si mascherano, ma se ne sbattono del tema! Magari nel mondo delle fiabe tirano dentro un po' di tutto, perchè a loro hanno rubato l'infanzia: ecco sbucare Superman, Darth Vader, pirati (IMMANCABILI), Zorro (DAJE), Dracula (RIDAJE), Sandra e Raimondo, Antonio Zequila (uno che, ovunque vada, fa finta di prendere l'arcinemico per il collo urlandogli a squarciagola: "N-non parlaree mmmai più di mmmia madddrrreee!").
Se vi dicessi che ad una festa a tema cowboy (sempre a Verona, ovviamente) ho visto sbucare i Ghostbuster, forse capireste. E allora ve lo dico: ad una festa cowboy, sono sbucati quattro vestiti da Ghostbusters. C'erano 196 pistoleri, e poi c'erano 'sti quattro stronzi con le armi fotoniche. Normale, no?
Butel M*: "Veramente io non ero molto a tema... cioèèèè"
B1: "Emme, non ti devi assolutamente preoccupare, voglia tu accettare un'altra italianissima dispensa, chè non mi stavo certo riferendo a te"

Amarcord prima festa di Carnevale al Relais Villabella
Del perchè questa è stata - mi cospargo il capo di cenere - la Festa veronese del lustro quindi irripetibile. Gli Anfami Teribbili aveva fatto centro come pochi avevano fatto prima (vabbè, poi un giorno vi parlerò di una festa in una grotta privata sulle Torricelle):
1) nessuna faccia nota, disinibizione totale di tutti i partecipanti
2) pheeghe da OGNI parte. Come non ricordare la cowboy, la diavoletta, la marinaretta, la reginetta, la ragazza high-school, la gangster, ecc. ecc. ?
3) il tutto offerto in modalità "Zoccolame in libertà, no boy friend". E io, B2, B3, il Fruttone a chiederci: "Ehm, n-non c-capisco, cosa sta succedendo?". Proprio non capivamo, eravamo come uomini astemi in Champagne, come ragazzi vergini in Romania.
4) djessa londinese con la house che ora spacca al punto giusto, ora è "soft" al punto giusto.
5) la londinese era LA alternativa vincente al clichè: Raffaella Carrà tra Carnevale e Capodanno coi diritti d'autore campa tutto l'anno, non ce n'è. La situazione maranza (o zoo) è imprescendibile. Ma può durare ore e ore? Sì, può durare ore e ore, e piacerà sempre e comunque.

La fregatura più grossa dove sta?
Volenti o nolenti, questa è ancora la festa di Carnevale n°1 a Verona. Penso un attimo alla vispa concorrenza, e visualizzo il male assoluto.

Verona party rules
Questa festa è nata decadente, sorge all'apice della maturità, the primetime of your life, dopo ti aspetta il baratro pop.
Ragazzi, nella patetica scena veronese funziona così: se al primo colpo la festa riesce, meglio saltare le prossime edizioni. Ripetersi è dura, raramente succede. L'anno scorso pare che questa sia comunque stata di livello, mi dicono che un buon 70-80% fosse in maschera e la dj era funky - house - shoegaze (ma non potrei giurarlo, nel dubbio spaliamo merda, grazie). Se ripetersi è dura, ri-ripetersi, è impossibile, attualmente non ho ricordi di simili case histories. Ripetersi poi è ancora più dura, se ne parla persino Il Veronese (addio...).

Carnival benchmarking
In assoluto, la festa al Relais non è stata un successone insomma. Relativamente, è stata un affarone: se Villabella è andata male, cosa dire della festa di concorrenza equo-solidale (ingresso 2 euro e gruppo di straccioni a suonare) a Villa Buri? E' stata annullata - attenzione! - nel pomeriggio stesso e spostata in fretta e furia in Valpolicella. Non ci sono cascati nemmeno i giapponesi in gita alle cantine da quelle parti. Tristezza.

Update by Upstream
Volevo siglare il mio ritorno dagli inferi con una rece ma il mio tempismo è noto. Lo siglo allora con un peto rivestito di Amore e buony sentymentji, dedicandolo a B1.

E di contorno agevolo un po' di riflessioni random:

- Sala Carnival:
Up:"scorgo all'orizzonte galassie intere implodere in giganteschi buchi neri, sotto i colpi della raffaellona nazionale"
Ladyup:"Sono i cervelli dei butei della sala carnival, non temere"

- Starlight room (aka papponi room): vi ho transitato per pochi minuti poichè fortemente a disagio. Non indossavo infatti il must have della serata = camicia nera con i primi quattro bottoni strappati e principio d'eritema causa esafacciale dell'Impero. L'occhio vitreo di chi sta da decenni lottando con la grammatica italiana per formulare un periodo con più di venti parole (tra le quali non figuri la triade diobon-l'asienda- el me golf) è fuori concorso.

- downstair priveè:
a tratti clima da festino delle medie con pochi coraggiosi (tra cui gradirei menzionare la statuaria presenza dell'amico tecknoviking) a seguire il set, a tratti maggiore calca, a tratti banchi di nebbia che nemmeno sulla transpolesana (un plauso a chi gestiva l'effetto fumo). Boh, l'impressione è che il roots si sia fatto uno zoccolo duro di fedelissimi, gli altri arrivano sentono le lasagnate di henry e si danno alla macchia sgranando un rosario per esorcizzare l'episodio.

Considerazioni finali: festa moscia, mai schiodatasi dalla fase "rullaggio ultimato daje con il decollo daiii. No, altro giro di pista" (loop).
Diverse "generazioni" presenti (ho avvistato alcuni sparuti esemplari del fu cagonismo, oggi detto "siamo amici su facebook ma se ti incrocio non ti saluto") e giocoforza classico effetto "macedonia di frutta marcia", a verona tanto caro.

Versante mascheramento: nulla di rilevante tranne un paio di casi umani vestiti con pareo conchiglia e parrucca nel grottesco tentativo di scimmiottare nettuno e figlioccia. Sono comunque loro grato perchè mi hanno permesso di rivedere il personale concetto di "come perdere la dignità in meno di 10 secondi".

26 febbraio 2008

Mostra di Warhol e Beuys - Fondazione Mazzotta, Milano

Warhol-Beuys: omaggio a Lucio Amelio

Alla buona Fondazione Mazzotta fino al 30 marzo 2008 c'è per la prima volta a Milano in mostra la coppia Andy Warhol-Joseph Beuys. Quei due, per dire, che hanno cambiato e scritto le regole dell'arte recente: uno in America, l'altro in Europa. Praticamente, i due artisti più influenti dell'arte contemporanea.

warhol e beuys alla fondazione mazzotta

così come raccolta alla corte di Napoli da Lucio Amelio in occasione del progetto dell'80 che diede il là alle opere italiane dei due. Un triangolo amoroso: Italia-Germania-Usa, fancazzismo-cultura pop yankee-rigore calvinista tedesco. Warhol e Beuys, s'intende, avevano già da mo' diffusa visibilità internazionale, Amelio era affermatissimo nel settore e la collaborazione entrò irrimediabilmente nella scia dell'evento mediatico

warhol e beuys e lucio amelio

Il progetto
Ai tempi il grande gallerista napoletano - tra i principali protagonisti della promozione dell'arte contemporanea in Italia in quegli anni - decise di far collaborare quei due, si incontrano a Napoli nell'80, ad aprile. A novembre ci fu il terremoto. In risposta ai disastri provocati, alla forza distruttiva della natura nasce l'esigenza creativa di proporre una serie di opere (dall'80 all'85) appunto incentrate sul terremoto e sull'eruzione. Roba insomma a cavallo tra testimonianza neorealista e tormento espressionista [e dopo quest'interpretazione, mi mando a fanculo da solo, grazie].

La sinergia dovè anche servire, nelle intenzioni di Amerlio, per lanciare un messaggio di vocazione "umanitaria" all'opinione internazionale. Ne salta fuori anzitutto la celebre pagina di giornale del Mattimo che poi divenne un pezzo raro:

mostra warhol a milano fondazione mazzotta


Opere
Presenti fotografie, quadri (il Cristo Morto), scarabocchi, abiti e un'installazione di Beuys (pron. Boys) e quadri, stampe/lavori grafici, fotografie, "oggettistica" di Warhol.
Dell'eclettico fotografo tedesco, una sorta di cowboy con la macchinetta nella fondina,

mostra di joseph beuys

troviamo soprattutto fotografie comunque, quasi sempre scatti che lo ritraggono SEMPRE negli stessi abiti che sono poi gli abiti che lui porta tutti i giorni. Alla faccia.

Di Warhol, oltre ad un paio di stivaletti regalati al grande gallerista napoletano, troviamo Vesuvius,

warhol con vesuvius

Vesuvius, Vesuvius,

vesuvius fondazione mazzotta milano

anche Vesuvius, poi c'è Vesuvius,

fondazione mazzotta di milano: un altro esempio di vesuvius di warhol

inoltre Vesuvius, senza dimenticare Vesuvius.

vesuvius di warhol

Insomma, varie declinazioni coloriste di Vesuvius, tecnicamente tutte identiche ma variate nel colore, quasi a sottolineare che ogni Vesuvius è diverso dall'altro perchè ogni Vesuvius sottende ad una forza diversa, la forza distruttiva della natura [memorandum: rimandarmi affanculo, grazie/2].
Qui invece Vesuvius:

warhol in mostra con vesuvius

Pregi
- Vesuvius, da 1 a 10
- al piano inferiore, la riproduzione della casa terremotata, con annessa foto di Beuys sotto il tavolo a ripararsi dal terremoto: ci dai un'occhiata, vedi un cretino che si fa fotografare sotto ad un tavolo e ti scompisci. Quando l'artista si mette in gioco e l'opera si fa fiction. O cabaret.
- il biglietto ridotto a 4,50 €
- spazio espositivo su tre piani di cui neanche ti accorgi, mostra snella, agile, mordi e fuggi
- immancabili i soliti ritratti warholiani, a star varie, del suo presente e passato (Freud mi mancava!).
- rappresentativo dello spirito del progetto, il nastro del sismografico conservato in una teca (anche se in verità è semplicemente una matita su carta per elettrocardiogramma...)

beuys diagramma terremoto

- due grandi tele di Kiefer e Richter

Difetti
- il biglietto intero a 8 €: "Fondazione Mazzotta, pronto?" "Sì Fondazione Mazzotta, prego" "CHI SIETE?". Il piatto non è così ricco.
- poca varietà, ma è un difetto per così dire fisiologico: è la riproposizione di un progetto che fu, e fu inteso così. Le restanti documentazioni si riducono a scatti, un filmato, un paio di stivali (puzzolenti, perciò sottovuoto), una polaroid originale, cartoline, un abito infeltrito
- il progetto originario vedeva comunque la partecipazione di altri: gettare la luce solo su Warhol e Beuys taglia da subito le gambe, nonostante i due lavori di Kiefer e Richter
- c'è poi "Vitex Agnus Castus", che poi sarebbe la classica e millenaria foglia isolata a simboleggiare l’isolamento dell’uomo di fronte all'indifferenza della natura. Se vabbè, molto originale...

Chicche
- "avantissima" (almeno qui da noi) la Fondazione Mazzotta, che qui vi offre un tour virtuale della mostra.
- a rigor di nostalgia, c'è poi da dire che si tratta delle opere tarde dei due: Beuys muore a Düsseldorf nell'86, Warhol nell'87.

Conclusione
Vesuvius è presente di rado nelle mostre di Warhol, qui ne trovate quanti ne volete. Se non vi interessa Vesuvius, dovrebbe piacervi Beuys [regia, aggiungere una palla di fieno sospinta dal fantasma del nulla, grazie], che è stato altrettanto un sensibile, benchè molto meno celebre, protagonista della contemporaneità europea. E forse queste foto non gli rendono la giusta mercè.

24 febbraio 2008

su Inesco Magazine

Sul numero di febbraio di Inesco Magazine, un articolo di Butel-M* (la recensione del concerto di Kavinsky).

sentenziosi per inesco magazine


inesco magazine


Cos'è Inesco Magazine?
A domanda risponde con domanda: cos'altro se non l'ennesimo giornaletto da ggiovani per ggiovani sui ggiovani?
Ergo: stili, mode, tendenze, gente de tendenze, tendenze, eventi, recensioni, recinzioni, stili, robba alternativa, pheeghe, underground, subcultura, locali, serate di nicchia, superserate, robba alternativa, chi è di tendenza, situazzzioni da ggiovani, ballare, moda di pheeghe, gente de ballà, gente de ascoltà mosica elettronega, mode, foto foto, foto di pheeghe di moda, tendenze, frangette, andergraund, vintage, concerti, tendenzze, un proggggetto di ggente de moda, robe alla moda, eventi de gente de moda de tendenze, marchi de moda, moda, tendenza, alternativismo, milanesite, araund de uorld, muv ior badi.
Quella roba lì, insomma, la versione padovana di ampio respiro internazionale (ehm...) nell'ombra dei vari Pig, Vice, Vaduz Time, ecc. ecc.

Perchè avete pubblicato su Inesco Magazine? A che pro? Chi ve l'ha fatto fare?
Perchè il copia-incolla è un ready-made, lei mi insegna.
Perchè inoltre sai benissimo che siamo delle vecchie puttane stanche: prendete ciò che volete, fateci vostri. Oh sì-sì, così, ancora.

20 febbraio 2008

Mostra Arte delle Donne - Milano, Palazzo Reale

L'arte Delle Donne - Dal Rinascimento al Surrealismo

In mostra a Palazzo Reale, Milano - fino al 6 aprile 2008

Succede che vado a vedere questa mostra L'Arte delle Donne e... tsé ahhhahahahah! Ehm, scusate, non so cosa m'abbia preso, pardon. Dicevo, l'Arte delle don... hohohohhohooooo.... (fuori onda: le donne e l'arte, ma è pazzesco, ah-ah, arte e donne, ho-ho, ma a chi è venuta quest'idea cretina? A Sgarbi). E devo ammettere che se sulla carta le artiste si presentano come delle potenziali mega-ciofeche senza credito, c'è da dire che la mostra ha molto più da dire delle risate che il titolo sembra suggerire.

arte delle donne milano

Genesi e scopo della mostra
Siamo in Defcon 5: il rischio di andare incontro ad un'annunciata minchiata da marketing delle Pari Opportunità è sensibilmente elevato. Tuttavia il cappello introduttivo di Sgarbi mi è subito piaciuto per l'onestà: dietro alla mostra non c'è un fil rouge, un legame concettuale o storiografico tra le varie artiste e le relative opere. L'obiettivo di questo progetto è semplicemente quello di dare voce o meglio occhio al fenomeno. Fenomeno: non l'avreste mai detto, ma negli ultimi 500-400 anni, a cavallo tra Rinascimento e Surrealismo, anche le donne hanno dipinto. Roba da matti eh?
La mostra è ambiziosa appunto per la propria essenza: dico io, valle a trovare 110 artiste di un certo livello! Vai vai... e poi torni con la cognata di Monet, un'altra tizia scoperta da Degas, l'amica della sorella di Virginia Woolf, e gente del genere. Che c'è, c'è tutta. Sicchè poco ti importa - ipocrita lettore - che le 200 opere femminili provengano dalle gallerie internazionali più prestigiose, dal Prado agli Uffizi, dal Reina Sofia al Pompidou e altri.
A quel punto - ti avviso malevolo lettore - rischi di andare incontro ad un comportamento che oscilla tra la risata grassa, e questo:



Sotomayor!
Spero non sia troppo tardi, perchè poi scopri che 'ste quatro buzzicone so' pure brave ao', t'incazzi perchè il marketing è riuscito a fregare anche te amico e scatta l'accondiscendenza a Sgarbi, che mai t'è piaciuto tanto. Ed è piaciuta un po' a tutti, critica e soprattutto pubblico, a gennaio la mostra ha registrato il tutto esaurito, tipo la quarta mostra più visita d'Italia, tanto che viene subito prorogata fino al 6 aprile.

mostra arte delle donne palazzo reale milano

Opere esposte
Oltre 200, come detto. Questo filmato dalla colonna sonora particolarmente fastidiosa è piuttosto completo:




Domande dell'ipocrita lettore e dell'ignobile autore
Io ti conosco, tu ora sei al bar coi tuoi amici mediamente istruiti (calcio e laurea in Scienze Economiche) e ti stai ponendo le stesse domande che il presente Ignoble Auteur si è poco stoicamente posto prima di te:
- che bisogno c'era di aggiungere l'arte delle donne a quella degli uomini?
- precisamente, cosa aggiungono le donne all'arte maschile?
- l'arte maschile non esautura di fatto ogni possibilità di quella femminile?
- se il genio è maschile, perchè le donne si abbandonano all'esercizio artistico?
E via dicendo.
Io e te siamo dei veri bastardi (e un po' ne siamo pure fieri, ammettilo) e sappiamo benissimo che è tutto più o meno vero (ma non lo diremo certo ora, che ci possono leggere tutte 'ste pheeghe), tanto che qua e la tra le sale di questa mostra L'Arte delle Donne - che scorre agile agile, in spazi mai troppo angusti nè troppo ampi, richiedendoti al massimo un 40-50 minuti di tempo - ci sono diversi momenti in cui ti vedi costretto a osservare: "Mh, ma quello, anzi quella non è un po' un Monet?" o "Mh, ma quello, anzi quella non ricorda un po' di Gauguin?" o "Mh, ma il cubismo di Picasso non era un po' più cubismo di quello anzi di quella?". Io e te lo sappiamo, ma faremo finta di niente; dando una simbolica pacca sulle spalle a tutte le femministe che affollanno Palazzo Reale, più che mai compiaciute per aver scoperto perle di rara bellezza, come racconteranno alla Marisa una volta a casa.

Piccole perle che tra l'altro ci sono, c'è un ristretto gruppo di artiste coi controcazzi - sinceramente non vi saprò ripetere un nome sconosciuto che sia uno - certi quadri si lasciano davvero apprezzare. E poi comunque ci sono anche le superstar del Novecento, eh: Frida Khalo, il cui autoritratto

arte delle donne milano

è finito direttamente sulla locandina, la solita Tamara De Lempicka (qui presente con due quadri marginali, del resto sempre qui a Palazzo Reale era stata la protagonista di una mostra fantastica qualche tempo fa e secondo il mio parere la PIU' GRANDE pittrice femminile), la sperimentalista Meret Oppenheim e altre protagoniste del mondo germanico.
Nomi sparsi per addetti al settore: Gabriele Münter, Marianne von Werefkin, Paula Modersohn-Becker, Käthe Kollwitz, Berthe Morisot, Eva Gonzalès, Mary Cassatt, Elisabetta Sirani, Rosalba Carriera e molte altre.

Nota di merito
Le guide di Palazzo Reale: eccellente servizio, davvero preparate, l'affollamento nel weekend era tale che vennero ingaggiate guide a iosa, praticamente una in ogni sala a sostegno di gruppi di 15-25 persone. Eh proprio lo stesso servizio offerto a Verona per la Mostra Pushkin a Palazzo della Ragione (ma vavangulo!)

palazzo reale mostra arte delle donne

Nota di demerito
Se dopo la brevissima introduzione di Sgarbi, ci accoglie Virginia Woolf con "As a woman, I have no country. As a woman my country is the world", dopo le celebri parole della grande modernista inglese andiamo faccia a faccia con un'INUTILE dedica di ringraziamento di Laura Bush (sì, quella Bush) a Letizia Moratti, per aver promosso con tanta passione la diffusione dell'arte femminile americana perchè "le società che promuovono l'arte femminile, no?, sono cioè proprio civili e allora insomma sai il mondo è più bello e più felice e viviamo meglio. Peace and Love Italia & USA.
p.s. Ora scusa Letizia ma ti devo salutare, vado a patrocinare mio marito che c'ha da bombardà alcune afgane
".

Conclusione
Mostra interessante che mette in luce la marginalità (sinora) per eccellenza dell'arte ufficiale: le artiste. Voto finale: 6,5

19 febbraio 2008

Jean Michel Jarre in concerto a Milano

Non è che i francesi sono i re della musica elettronica da soli dieci anni. Sicchè non è dato di non conoscere Jean Michel Jarre. Voglio dire (ma cosa voglio dire?): Jean Michel Jarre sta alle prime vere (fantastiche) sperimentazioni musicali elettroniche come il nostro Giorgio Moroder sta alla disco music delle origini, punto, non si discute. E dopo anni di assenze italiane, torna dalle nostre parti per un concerto a Milano, al Palazzo del Ghiaccio, il 1 marzo 2008.


concerto di jean michel jarre a milano
Qui in una foto da magazine musicale per pheeghe


Se chiedete al genitore maschio - la mamma in quegl'anni ascoltava esclusivamente melodie italiane, mi pare evidente - questi vi saprà dire di Oxygene, un'odissea musicale in vari capitoli uscita oltre trent'anni fa che ai tempi fu una VERA rivoluzione. E' uno di quei brani che - nelle varie declinazioni - ha venduto tonnellate di milioni di dischi. Oxygene Part IV è un motivetto da tempio della musica, elettronica e tout court. Io l'ho sempre in auto (chiedere ai bbbutei). Qui il video per gli smemorati che non ricordano quell'intro ventoso:




elettronica e anni '70 fino al midollo caspita (notare l'occhiale che riflette la scarpa con tacco anni '70), non senza il giusto tocco dada (notare il colpo da golf con pannello animato e luci).
Per la serie "Com'era, com'è", qui una nuova versione per il trentennale dell'album:




Al pianoforte dai cinque anni in poi, è stato un innovatore nonchè genio della musica moderna. E se teniamo presente che "il moderno" esisteva già nel '500 e prima, non ho detto un cazzo (come piace a me): qui si parla di compositore, musica che ai tempi venne salutata come una nuova era sinfonica. Grandissimo one man show, con una serie anche di 7-8 pianole, synth, mixer, equalizzatori, pedaline per volta sul palco, piogge di luce utilizzati come strumenti che lo vedi agitare le mani e non toccare niente, i suoi spettacoli ad un certo punto diventarono a dir poco unici, univa il dettaglio visual (phaser sempre più sofisticati) a tutta la propria musica, come forse gli avranno insegnato i Pink Floyd e/o com'era di moda per tutta la gentaglia della cosmic music o Kosmische Musik, quella degli "uuuuoooooooowwwww" tipici del presunto suono dello spazio (sì a qualcuno un giorno venne in mente di sparare 'sta cazzata, e che volete... negli anni '70 tutti ci cascarono, ché fa molto colonna sonora di film sugli alieni).

Equinoxe, secondo album e altro capolavoro a mio avviso, nel 1979 a Place de La Concorde a Parigi - vedere video - è seguito da oltre 1 milione di persone: è guinness!




Farà meglio nel 1990, sempre a Parigi, ma alla Defense perchè la gente non ci sta più: 2,5 milioni di persone, ri-guinnes. Mamma mia.

Fama mondiale raggiunta in pochissimi anni, si esibisce in ogni dove scegliendo sempre location di una certà sontuosità, ad esempio è il primo europeo a suonare in Cina, dove tornò di recente per un altro concerto milionario in Piazza Tiananmen e di seguito nella Città Proibita con una scenografia pazzesca e con apposite sezioni ritmiche di musica "etnica" cinese. Giusto per rendere a suon di sboronate la caratura del personaggio. Che oggi oggi, rispetto a ieri ieri, ha perso un po' lo smacco, naturalmente.

Jean Michel Jarre de na olta
Tanto grande fu, che questo recente Jean Michel non piace a nessuno dai, è proprio un vecchio stanco che si esercita autorefenzialmente sullo stile, assolutamente non originale nè epico, quasi da dimenticare: l'impressione è un po' quella tipica degli artisti della vecchia scuola che ancora suonano, ovvero che oggi è pieno di gente che sa farlo meglio, sei superato vecchio! E questa celebrazione dei 30 anni di Oxygene non è diversa dalle ridicole reunion che si stanno consumando in questi anni (in tempi non sospetti come questi ve la butto lì: occhio a Little Tony e Bobby solo pronti al bis con quel riff "incredibile", occhio!).

Il concerto di Jean Michel Jarre a Milano vale la pena a patto che suoni le vecchie hits, cosa che a me pare quasi scontata ma nel dubbio - mai dire Sentenziosi! - meglio cercare informazioni più dettagliate.
In attesa di update, potete dare un'occhiata al suo canale ufficiale YouTube nonchè sul sito ufficiale dove, curiosità, del concerto di Jarre a Milano non si parla proprio. A posto.

Concerto update
Mi informano dalla regia milanese di Sentenziosi - quattro mignotte in corso Buenos Aires dalle 3 in poi, simpatiche e mediamente istruite - che il concerto milanese sarà l'unica tappa del suo tour unicamente su invito. Facciamo due conti: "unica tappa italiana" + "solo su invito". Aspetta che mi scompiscio va'.

16 febbraio 2008

Datarock live - Casa 139, Milano

Qui nella Maison S. a volte ci facciamo convinti di avere una marcia in più (certo, contestualmente ci mandiamo pure a fanculo da soli). Con riferimento a domenica scorsa, ad esempio. La Milano di domenica scorsa offriva tre concerti. Succede che devi scegliere. Il pecorame di Pig Mag, sempre ad esempio, difficilmente segue questi esempi. Sentenziosi - nella propria ebbra ricerca del bello misto al trash ovvero dell'arte ospitata in contesti sedicenti alternativi, vantiamocene... - opta per il concerto dei Datarock alla Casa 139 . Azzeccatissima la scoperta di questi Datarock: un gruppo che pubblica un unico eccellente album anni e anni fa e lo porta tuttora in giro - in ristampa! - praticamente mai esibitosi in Italia, smonta dall'aereo in tuta, suona in tuta, pacco in vista, cappello unto.
Il concerto è promosso a pieni voti, sicchè - a dispetto del gusto, che alla bbella ggente come i butei piace ma chiaramente mai troppo - promossa pure la Casa 139, per l'idea di questa serata in collaborazione con Vitaminic. Bel colpo: a portare i Datarock ci provarono in molti, e nessuno li volle (sciocchi!).



Se non vedi il video, clicca qui


Com'è la Casa 139?
E' una casa. Su due piani. Al n° 139, di via Ripamonti, a Milano. Questa casa probabilmente è occupata, o così m'è sembrato. Ché restituisce quella sana atmosfera straccionderground: un club (un circolo ARCI propriamente) ricavato in un edificio disposto su due piani, sospetta di decrepitudine, minimale, non nel senso dell'arredamento, nel senso che non c'è un cazzo dentro né sulle pareti a parte due banconi e alcune sedie coi tavolini rubati dallo spot di Scamarcio "Two is mejo che uan". Completa il tutto un bagno che te lo raccomando. Ai tempi, la Famiglia Addams ci resistette due settimane, non di più.

Punti di forza: questo posto è l'ideale per piccoli concerti scalmanati, come questo dei Datarock. Prezzo del biglietto 12 € onesti onesti.

Punti deboli: dalle dicerie coprolaliche dei paganti che ci precedono, ci pare di capire che la tessera ARCI qui costi intorno ai 15 €. A gennaio a Treviso io e a Udine il Fruttone, pagammo 8 €, siamo a posto. A questo punto, per pura curiosità, uno potrebbe chiedere il perchè dello special fee che applicano alla Casa 139. Io comunque non lo farei, da qualche parte nella risposta c'infilerebbero un "Eehhh Milan l'è Milan..." "captle dll fnnza cioèèè" "vabbèèè ma qua siamo a Milano micaaa..." e roba del genere. Parlando con qualche straccione d'ordinanza vieni a sapere che t'infilano la consumazione gratis. Vabbè, allora fai una disco. Devono essere i furboni del marketing equo-solidale.

Altro discorso è da riservare al guardaroba: dove cazzo era? C'era? Pare di no. La giacca della tuta - sì, avevamo una tuta da veri groupies dell'ultima ora - stavo per radunarla insieme ad altre sul più classico degli "sgabelli dei giubbotti di tutti", quello che funziona sempre sulla fiducia, quello che ci sono sempre tre-quattro che osservano la propria mercanzia perchè comunque la fiducia non è tutto. Quello che a volte scatta il gioco di prestigio: entri con una Van Assche, esci con una Van Basten. E allora te la tieni pure addosso 'sto giacchettino, come fanno quasi tutti, cum magno gaudio dell'ascella commossa.
Chi sono i Datarock? Zioskan, te lo dice il Fruttone
“La nostra musica? Un mix degli stili musicali che amiamo”
"Come non biasimarli, chi non suona gli strumenti che ama? Io, per esempio, amo gli strumenti semplici, suono i bonghi ed il flauto dolce, ma non c'entra un cazzo.
Dei Datarock, che ho conosciuto recentemente con l’uscita della ristampa del loro primo ed unico album targato primi del 2.000, mi sono subito innamorato. Di norma ascolto alcuni brani musicali ed immediatamente quell’artista o band entra a far parte della mia top 10 o top 5 dell’album del mese o dell’anno o addirittura nella storia della musica. Alla fine scopro che la top è un po’ esageratamente colma di band o artistucci vari, oltre che della presenza delle pietre miliari della musica. Ma non c’entra Alta Fedeltà e tutte quelle pippe mentali da segaioli delle classifiche, cioè.

Questa volta non voglio esagerare e mi sbilancio: i Datarock sono indubbiamente ai primi posti nella classifica dei migliori album degli ultimi 3 anni per Frut1. Sono indiscutibilmente una band di nicchia [nd sentenziosi: infatti chi cazzo li conosce?] ma sono dei veri gioielli, da innamorarsene, che non ti par vero siano sconosciuti al pubblico (e invece sì, hic sunt pecorones).

Non saranno degli innovatori o dei virtuosi dello strumento ma con il loro mix di generi musicali che spaziano dal rock al funk al punk per arrivare all’electro-kitch-pop sanno divertire e coinvolgere il pubblico tra riff di chitarra, synth, danze, balli coreografati da Steve La Mange – il fratello obeso di La Chance – e testi divertenti non senza espliciti riferimenti sessuali, il tutto spesso calato in un’atmosfera talvolta davvero eighties.

L'impatto visuale è immediata: quello della divisa che li contraddistingue. Dimenticate Hedi Slimane designer per i Daft Punk, né si parla di super eroi in calzamaglia, leggins e magliette attillate per mostrare i pettorali d’acciaio: questi ragazzoni (un po’ unti) di Bergen preferiscono delle comode e confortevoli tute rosse da jogger – o da negro – con tanto di cappuccio e occhiali neri fascianti per celare lo sguardo al pubblico. Yo-Yo fratelli manca solo una catenazza d’oro massiccio e poi potreste fare parte della Frut-gang, respect!

Parlando un po’ anche dell’album: 13 brani tra i quali si nascondono alcune perle rare, non puoi non restare colpito da 'Computer Camp Love' (ballata decisamente electro e dancy che vuole essere per Frut1 l’Inno dei Nerds), ‘Princess’ (dall’anima più rock ma dalla forte carica emotiva, con un simpatico gioco di parole Prince-ass, dev'essere la storia di una a cui il sesso anale faceva un baffo) [ndSentenziosi: sì vabbè ma “carica emotiva”… alla fine muore il cantante?], 'I Used To Dance With My Daddy' (che riporta agli 80 ed all’ascolto di band come i Devo e Talking Heads,insomma un bel tuffo nel passato con una magistrale direzione, sul finale, di un sax impazzito, beccato nel video). E naturalemnte ‘Fa-Fa-Fail capolavoro dell’album, una traccia “funny” che con il suo loop funky dallo spirito tribale non riesce a fare a meno di suonarti - e rintuonarti - nella testa, tempo poche ore e senza accorgertene canticchierai per strada le motif terrible: ”fa-fa-fa fafafa fafa” e Butel1 ne sa qualcosa. [ndButel1: ma cosa fa-fa-fa-fa-dici?]

Ragazzi, i Datarock sono la rivelazione dell’anno all’interno della Frut1 Gold Collection e li promuovo a pieni voti. Band che sa suonare, divertire-divertirsi e far ballare: fattori a dir poco fondamentali per una band che desidera farsi conoscere. Complimenti alla Casa 139 che li ha portat in Italia, ben fatto gente"
Fa-fa-fa-fa-Frut1

Il concerto
Preceduto dalla solita selezione di musica indie, qui il dj set di Vitaminic è un po' più riuscito che altrove, il dj ha un certo gusto, i brani sono meno inflazionati e non sono disdegnate vecchie incursioni. Il dj stacca, la Mano

la mano della casa 139, milano

ci scorta lunga lo scala fino al piano superiore.
Via al concerto. Un centinaio e passa di persone, primo piano quasi riempito, divertimento groove-funky, copiose ginocchia danzerecce, molto sudore per il prossimo. Manco a dirlo qualcuno mi scambia subito per Prossimus, e grazie all'animaccia loro.
I Datarock sono uno spasso: tute rosse e pacco in vista, luci rosse alle loro spalle, spiritati, tengono il palco col savoir faire del gruppo di entertainer, un'oretta di eccellente musica, quella che DEVI muoverti tra un riff e l'altro, perchè questa musica è progettata nei laboraduar per scatenare le danze, è una dichiarazione di freestyle. Ma mai nulla di invasivo, dimenticatevi situazioni da pogo estremo, uppercat nell'angolino e calci nelle balle.
Loro sono rossi dicevo.
datarock
Suonano
datarock live milano
e si agitano
datarock casa 139 milano
Sempre più rossi e mossi.
casa 139 milano datarock
E poi s'ingrandiscono e diventano dei giganti rossi gommosi che vogliono sicuramente spaccare il culo al fruttone OHHHMIIOODDDDDIOOO MA E' SURREALEEE!
casa 139 milano

No, è che semplicemente si balla.
L'album lo suonano tutto, le incursioni del synth sono strepitose, le movenze sono goffe ma divertenti, il pubblico ancheggia e saltella sempre più, di pezzo in pezzo c'è un climax evidente. A forza di saltelli metà pubblico è ormai smutandato, la tuta di Frut1 del resto aveva ceduto alla seconda canzone ed esibisce oroglioso la foglia adamitica.
A quanto già detto da Frut1 vorrei dire che Ugly Primadonna mi ha ricordato certi Depeche Mode, per dire. L'atmosfera è ideale, in definitiva. Fa-fa-fa-fa è un tripudio, forse la miglior interpretazione di Giovanni di sempre.

fa fa fa datarock


La ggente
Vabbè, le aspettative non sono disattese, è sempre un circolo ARCI in fondo: tante belle tute, tante belle felpe. E qualche bella pheega over 25 e under 35 senza felpa nè tuta, fidanzzzat con uno con la felpa o con la tuta. I clichè del caso.

Conclusione
Bella serata, gran concerto. Non m'ero mai messo la tuta per uscire con scopi diversi dallo jogging.

11 febbraio 2008

Butelfield - puntata 2

Butelfield - puntata 2 (qui la puntata uno)

SPOT

Diventa anche tu un cretino, da oggi è più facile! Nel numero di Time questo mese in edicola l'allegato Cretinol, la guida definitiva firmata Sentenziosi per specializzare le tue qualifiche verso l'opportuna direzione.

Cretinol by Sentenziosi
clicca per ingrandire


Ore 01.26
Mentre parlano con le loro vecchie care(?) conoscenze, i butei hanno uno dei succitati flash catatonici. E' come chiudere gli occhi e farsi un riposino, per poi svegliarsi più beoti di prima.

Ore 01.30
B2s conta le pecorelle con la bava alla bocca. B1 rinviene brevemente e ha come la sensazione di udire il rumore di un motore e di trovarsi nel retro di un qualche taxi che viaggia. Ma il flash seguente cancella ogni traccia e i butei tornano nel mondo dei sogni.

Ore 01.40
----wwwwooooopppp---- I butei rinvengono sul cubo del Berfi's. SI', SIAMO STATI RAPITI! Dai cretini di prima (a nostre spese). E portati al Berfi's, di sabato sera.
NUUUUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Una musica da domenica pomeriggio al Queen ci dona la certezza che qualcosa non ha funzionato. I butei - che ad ogni modo restano sul cubo offrendo lampanti esempi di stile Rossella Brescia vs. Alessandra Celentano - hanno una pseudo-conversazione:
B2s: "Ma dove stracazzo siamo finiti?!"
B1: "IO N-O-N SONO PAZZOOO"
E' sotto choc. Presto, una carica da 400!

berfis verona

---boooom--- B1 rinviene

B2s: "Siamo al Berfi's?"
B1: "Sì. E NOOON ABBIAMO NEAAAANCHE I BRUUUFOLIII!" e, ormai assuefatto dal nuovo giocattolo, si concede un'altra carica da 400. Rinvenendo, si convincerà di essere Rita Levi Montalcini, prima donna sulla luna.
Ad ogni modo, a quanto pare siamo stati portat... pardon deportati al Berfi's. Considerazioni: da dove saltano fuori tutti 'sti ragazzetti senza peli sulle braccia? Cos'è, la puberta ora si vive intorno ai 25? Ciò in effetti spiegherebbe perchè la topa playboy anni '70 sia scomparsa definitivamente.

esempio di figa pelosa playboy

Evidentemente, nel senso che non dubitiamo, parte la fuga alla velocità della luce. Non senza passare dal via: al bancone quei due cuba libre incustoditi ci strizzano lungamente l'occhio. E vabbè, ci sono due che non riceveranno mai gli agognati cocktail, che sarà mai. E' la vita ragazzi: oggi a te, domani a te. Slurp, e taxiii!

01.55
Si diceva, taxi e via. Arriva un altro flash catatonico. Chiudiamo gli occhi e...

Ore 02.05
...siamo tornati al Klub59. Gli sguardi generali di accorata delusione, mentre si ode il rumore di pistole automatiche che vengono caricate, ci fanno capire che queste due pigne nel culo sono mancate a tutti. Ritroviamo la nostra bionda preferita che, assurdo ma vero, non s'era accorta della nostra dipartita e ci invita a smetterla di scherzare: tsè... andati al Berfi's, ma per favore! Ma noi al Berfi's ci siamo stati davvero.
O FORSE NO?!

Il momento di dubbio è confermato da uno sguardo serpentino tra i butei.

sentenziosi all'ennesima festa a Verona

Sogno o son desto, di sicuro c'è che inciampiamo per la seconda volta nell'open bar, a ridaje.

Ore 02.25
Fermi tutti, ci siamo dimenticati dell'Interzona! Taxxiiiiii!

Ore 02.26 Situazione taxi
Nel frattanto tra i tassisti di Verona si è sparsa la leggenda di due idioti ubriachi che prendono il taxi anche per andare a pisciare. Da questo momento in poi avremo un esercito di taxi ai nostri ordini, chiamiamo un taxi e ne arrivano almeno 4-5. E noi li prendiamo, firmando apposite cambiali col sangue che daranno al tassista il diritto sulla nostra casa, forse pure sul nostro culo (clausoline millimetriche del cazzo...), nonchè lo ius primae noctis su nostra sorella.
Reminescenze fantozziane. E' la puntata in cui il rag. vince una presunta lotteria e gira con una scorta di taxi a seguito.
Considerazione sui taxi veronesi, ex post: un taxi a Verona costa quanto tre taxi a Londra negli orari di massima tariffazione. C'è qualcosa che non va in questa cazzo di città.
Ad ogni modo a questo punto abbiamo capito come opera il meccanismo del flash catatonico: arriva il taxi, parte il solito flash, ci risvegliamo nella sala da ballo dell'Interzona.

Ore 02.30 Magggiccci butei
Riproviamo: ci concentriamo, chiudiamo gli occhi e... puuffff! siamo al Klub 59. Ancora, ancora: concentrazione, occhi chiusi e... puufff! siamo in Piazza. E' normale, è un potere nuovo, va imparato. Puuufff, ci riprendiamo all'Interzona.
Da un grande potere derivano grandi responsabilità. E' per questo che i 90 minuti seguenti non fanno parte della nostra ricostruzione, non ne abbiamo traccia: OLFI. Di sicuro ribecchiamo la tedesca di prima e Dossobuono non è mai stata così vicina: puuuffff, B1 è a Dossobuono. Solo che B2s è finito nuovamente sul cubo del Berfi's. Mh.
Puuufff... di nuovo al bancone dell'Interzona. Beviamo l'ultimo. Della nostra vita forse: gli essere umani sono sacche d'acqua, i liquidi costituiscono oltre il 70% del nostro contenuto. Nel caso dei butei, 70% di alcol.

Ore 04.00
I 240 taxi veronesi ci riportano alla butcaverna. Non senza toglierci uno sfizio a testa: parte il primo, parte il secondo, parte il terzo, ci infialimo nel quarto:
B1: "Presto, insegua quell'auto!" sì, ha sognato tutta la vita di farlo
Anche B2s lo sognava tutta la vita: "E vada di corsa, MERDACCIA!"
Comunque è nel tragitto di ritorno che scatta l'ultima grande genialata. Perchè, dopo aver accompagnato a casa la bionda - che ovviamente non vede l'ora di uscire ancora coi nostri... - i butei non si fanno portare nelle rispettive dimore preferendo invece tornare alla batcaverna? A questa domanda risponderemo dopo.

Ore 04.05
Situazione butcaverna: un butel russa sul divano, inabitato, mentre sulla tv scorre un porno di metà nottata, sul fido Telenuovo; un altro butel, anch'egli molto elegante, dorme in cesso con la testa appoggiata sul water.

Ore 04.20
Si sveglia, va in salotto e tira un calcio al suo amico il quale felicemente si sveglia e realizza che deve portarlo a casa (come fare, non è dato sapere) mentre entrambi si interrogano sul perchè egli non sia tornato prima con il taxi. La risposta in effetti è molto semplice. Per vomitare nel suo water, no?

il vomito è servito
da una storia spesso vera

E' un duro mondo, Buteilandia.

07 febbraio 2008

Butelfield - puntata 1

Il governo ha rinvenuto questo post circa dieci giorni fa, nei pressi di Basso Acquar. Dopo averlo visionato, è caduto. Lo stato maggiore ha dichiarato la quarantena alcolica.

Butelfield: Cloverfield ce fa na pippa


Welcome to Buteilandia, confessions of two dangerous minds
ovvero la surrealtà dei butei: Interzona, festa di Grifoni, Berfi's. And maybe more (ma chi'so ricorda?)

Premessa minor
Cosa ne pensate di un butel disteso a peso morto sul divano mentre piazza la russata d'antologia post ebbrezza ore 4.00, laddove l'altro si è addormentato sul water tra un conato di vomito e l'altro?

Cos'è Buteilandia?
Un mondo che apparentemente (effettivamente) non segue logiche. Alcuna logica. O meglio segue logiche non logiche tutte proprie: una realtà mista a onirici fuori strada, chiaroscuri di indefinibili idiozia, deflagrazione dei rapporti causa-effetti, derive daliniane, lynchiane, landolfiane, insomma, fantozziane, discorsi affrancati da ogni preoccupazione intellettuale e nesso qualsivoglia, effetti speciali a go go, rutti, vomito e tanti taxi.
Insomma, quelle cose lì, che ti svegli il giorno dopo - probabilmente con un "leggero" mal di testa - e ad ogni ora che il triste album dei ricordi tende a ricomporsi, piano piano, ma letale, tu pensi: non l'ho fatto. Sai benissimo, che l'hai fatto. L'ingresso al Klub59 - il punto di non ritorno - ha un retrogusto dantesco: il girone degli alcolizzati, coloro ai quali la legge del contrappasso riserva la punizione del flash catatonico. Memento audere MAI.


Day after, ore 12.26, un certo sms
B2s: "Album dei ricordi perduti, ciak - prima! Hai una bottiglia di vodka sul tavolo in salotto, la panna spray sul tavolo in cucina, il mio vomito in bagno. Addio"
Ore 12.27, un certo sms di risposta
B1: "... capisco" No, non capisce, ma tal'è: parte un certo flashback, in cerca di tracce delle ore precedenti.
..
....
.....
.......
.........
festa grifoni a Verona

Sabato 26 gennaio. Butcaverna. Ore 21.30
B1 e B2s, che vantano all'attivo una nutrita serie di ferie mai sfruttate, questa sera aggiornano il proprio repertorio musicale con le ultime tendenze - che poi da qualche anno sono SEMPRE le stesse - da Londra e Parigi. La concentrazione è alle stelle, il beat è quello giusto, la critica musicale è a livelli serrati. Nulla potrebbe porre termine all'ascetica esperienza d'ascolto. Nulla.

Ore 21.40
Giungono news su una ipotetica serata a Wonderland, Verona per i più illusi. Che comunque non c'avrebbe mai visti partecipi. Alla festa di Grifoni, si aggiunge l'inaugurazione dell'Interzona, più una festa privata in centro. Mai, capito?

eventi a Verona di sabato
(qui Butel V mentre stigmatizza la serietà della Maison)

Ore 21.41.01
B1 volta il capo a sinistra.
Ore 21.41.02
B1 ri-adagia il capo a destra.
B2s ha in mano due white russian perfettamente confezionati.
B1: "E quelli DA DOVE CAZZO saltano fuori!?"
Contestualmente al cambio di sound (da non si sa dove, parte "Braaasiiiil"), B2s si dimostra particolarmente sorpreso, e accavallando le gambe, fissando il soffitto, fumando un'immaginaria sigaretta: "Cioèèè adesso non si può neanche più avere un'innocua scorta d'ordinanza? Dove andremo a finire?".
Kalua, vodka, panna spray. Il triplo bottino di B2s per le innocue ordinanze. Per le situazioni delikate, c'è direttamente il Nitroglicerinova, dai peggiori bar di Stalingrado.

Ore 23.30
Al quinto giro di white russian dai laboraduar della Maison - "Perchè noi valiamo" - cresce il sospetto che questa balla in nuce sia sprecata, un po' come questa stanza che gira modello Icarus (Gardaland), un'attrazione che andò in pensione troppo presto: di sotto non c'era più nessuno che vendeva ombrelli anti vomito. Via con gli effetti speciali: alla domanda di B2s "Sarà una serata da butei?" il ghigno ebbro di B1 mentre pronuncia "Chiediamolo ai Numi" ed incendia un capretto umilierebbe le previsioni della Pizia.

Ore 23.31
Armadio uno: dress up, abiti sentenziosi. Dopo appena sette abbinamenti, i nostri decidono per un'elegante mise da cartellone pubblicitario Sentenziosi.com sulla 5th avenue.

grifoni Verona

Armadio due, l'armadio pheeghetta: questa sera prendiamo la bionda. La bionda ci piace sempre, è forte:

pheega, grazie
"No no guarda..."

una figa di un certo livello, piuttosto scema, non fa domande, non capirebbe le risposte, piace ai marpioni di ogni età, ottima nel ruolo della racatta drink offerti, basta tirare il bastone, lei torna col drink in bocca, un buffetto affettuoso ed è tuo.

Passo successivo: taxiii!


Ore 23.55 Interzona
Dopo la festa di capodanno (ne ha parlato addirittura Vaduz Time, successon insomma), l'Interzona oggi riapre. Nel senso che c'è una porta chiusa e qualcuno stasera porta le chiavi. Fine. Il programma è 'na tronzata, ma dovrebbero suonare Jennifer Manzo e John Marangoni. Chi? Il duo lesbo chic sentito una volta alla Sagra della Vigna. Ci sono piaciuti, si possono anche riascoltare.
All'ingresso c'è la fila per la tessera. I butei iniziano a fare boriose cose da butei: esibiscono la tessera dell'anno scorso. La logica impone che la tessera nuova debba essere diversa da quella vecchia. Buteilandia? Logica? Entriamo senza problemi, a sbaffo come delle merdacce.
I dj non ci sono. Forse arriveranno dopo. Forse no. Nessuno sa nè dice.
Chi è il genio che gestisce 'sta baracca, un criceto down?

No, no: non ci resta che perseverare nell'escalation alcolica, che sta ormai offuscando ogni cognizione. E parlare con una cazzo di tedesca che fa le vacanza a Dossobuono. Una tedesca in vacanza a Dossobuono, normale no?
B1 entra in modalità fumetto a cielo aperto e lavora ad un piano di fuga che nel suo immaginario dovrebbe terminare dalle parti di Dossobuono, col cazzo in bocca di Tina mentre B2s scatta delle foto incitando l'affiatato duo: "Ok ora mettiti così" "Ora infilaglielo nell'orecchio" "Spank, ora spank sul culo!".
B2s non è altrettanto convinto, il suo occhio forse è ancora credibile, la sua visione è di altra natura: un pachiderma che schiaccia il cazzo di B1 mentre questi afferma "che naso grosso che hai!".
In sala comunque nessuno balla. Strano, ci sono ben tre persone. E sono tutte alla consolle. Sembra una multinazione, vuoi che non saltino fuori tre Music Manager? Intanto la nostra bionda da compagnia torna con un altro cocktail offerto dall'allupato di giro, i butei sono commossi. Ma Interzona non decolla. Belle facce del resto, gente che si diverte...
B2s: "E' già partito il requiem di Mozart?"
B1: "Non so, comunque è appena entrato Undertaker"

interzona verona sabato sera
Basciamo le mmanni

Taxiii!

Ore 24.45 Klub 59, Festa di Grifoni
Tesserati dall'alba dei tempi, sfruttiamo circa una volta all'anno la tessera del PFF - Partito dei Fighetti Falliti (ma secondo altri Partito dei Fascisti Froci, al Klub 59 c'è aria sì imprenditoriale ma "moderna", mica...). Entriamo. Il Klub 59 è non pieno, ultra pieno, mai visto tanto carico. Buona parte sono pheeghe, che Frut1 non esiterebbe a definire "fighe imperiali". O pheeghe da coltelli, vedete voi, cambiando le pheeghe il risultato non cambia: DA SFONDARE senza esitazione. E scusate se abbiamo detto "Da".
L'effetto crowded rilascia nell'aria il feromone della sboronaggine: per combattere l'aria del commesso vissuto, della shampista vissuta, dell'imprenditore vissuto, dell'XXX vissuto, i butei cominciano ad atteggiarsi, poseurs tra i poseurs. Salutiamo Tizio e Tizio ci offre da bere. Salutiamo Caio e Caio ci offre da bere. Salutiamo Sempronio e pure 'sto coglione ci offre da bere. La bionda invece fa direttamente la spesa settimanale. Ancora cogliamo la differenza tra il bianco e il nero, la figa e la minchia, tra Bruno Giordano e James Bond, ma manca poco all'ora del black out definitivo.

In un unico - e ultimo - momento di folgorante lucidità, B1 comprende che si è al bivio e che se i butei vogliono salvarsi dalla surrealtà definitiva (che sta arrivando, la fiutiamo, è dietro l'angolo, è un passeggero oscuro che ci raggiunge nella notte, tra un po' ogni cosa perderà senso) devono mollare ORA. Rapido check delle vie di fuga.
B1: "Là, verso il balcone, presto!"
B2s: "Sì McGuyver"
Oh fuori! Tse, McGuyver... senti che aria fresca. E guarda quell'open bar di prosecchi!

NUUUUUUUUUUUUUUUUUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!

Ore 01.15
B1 è così sbronzo che è andato da uno sbronzo e l'ha portato al suicidio per quanto è inetto. B2s è così sbronzo che non ha capito che B1 è sbronzo. Il feedback sulla qualità dei nostri discorsi è immediato.

Pheeghetta 1: "Heh, bella giacca sai?"
B2s: "Triossido di molibdeno"
Pheeghetta 1: "N-non capisco"
B2s: "Comune denuclearizzato in provincia di Varese"

B1 invece serra la situazione in maniera esemplare.
Pheeghetta 2: "Ciao come va?"
B1: "Sperma di balena"
Pheeghetta 2: "C-come?"
B1: "SPERMA DI BALENA!"

Mentre metà dei commensali si gira pensando di aver sentito qualcuno sostenere "Sperma di balena" a voce alta (chi sarà mai stato così sfrontato?), B2s coordina tempestivamente mascella, labbro inferiore, mano destra, cenni affermativi del capo ed esibisce la più riuscita delle pose "relax, è tutto sotto control" di un buttafuori negro. Molto negro.

festa klub 59 verona

Ore 01.20
Ci stiamo mimetizzando "proprio" alla grande: i butei a questo punto hanno molestato circa metà degli invitati. L'altra metà, voleva comunque prenderli a calci nel culo a priori. Fatti due conti, siamo 2 contro 200. Le tette della bionda ci potrebbero salvare nelle situazioni più delicate, ma non le troviamo più.
B1: "Dove sono le tette?"
B2s: "Sotto la maglietta"
B1: "Fai vedere!" e lo abbona al club de La Tetta Nera, componente la mitica triade del dolore insieme al Lopez e al Paletto. Brrr.

Ore 01.25
L'alcol gioca un nuovo scherzo: i flash catatonici. Da un momento all'altro, ti riprendi e sai che hai smarrito i recenti 5-10 minuti della tua vita. Cosa accade in mezzo? Documenti inceneriti consegnati al vento. E a 200 persone che ti sputeranno addosso. E' il momento "migliore" per beccare alcune vecchie conoscenze.

Butel X: "Veeeecccio quanto tempo gggrranndee com'hellas?"
B1: "Hasfidanken?" o Augentaler anche. E comunque sì, c'è ancora gente che saluta com'hellas. Se non è una città di cretini questa...
Butel x: "Veeecccio ma che casso disito?". Ma non dovremmo dirlo noi?
B2s: "[Pezzo di cretino] Le seguenti persone sono gay: tu tu tu tu tu tu tu"
Butel X: "Ci elo Tutututututu?"
B2s: "Un egiziano amico mio, tranqui", sì, B1 disse proprio tranqui.

Ciò che accade ora è consegnato agli archivi di stato e non è adatto ad un pubblico impressionabile, cui sarà comunque rivelato al decorso di anni cinquanta.
O al prossimo post.

04 febbraio 2008

Interruzione delle trasmissioni

Le trasmissioni sono momentaneamente interrotte causa divanite acuta. Riprenderanno il più presto. Nel frattempo potete godervi i programmi del consorzio NETTUNO o Tg2 dossier.






zum-zum-zum

Il simpatico e divertente staff (quale?) di Sentenziosi. Stiamo lavorando per noi. A presto.