Moto Arte Design - Milano
Rifuggiamo la massa e torniamo a parlare di mostre, che nessuno s'incula a parte noi.
Secondo una statistica che mi sono appena inventato, circa il 70% dei lettori ovvero 3 di questo sito guida una moto (fonte ufficiale: Il mio deretano in sella).
E quale miglior modo per omaggiarvi, cari, carissimi - gente, gentaglia - motonauti, se non recensendo una mostra che inscena il sofisticato(?) connubio tra la moto, l'arte e il design?
Secondo un'altra statistica preconizzata nell'aria in questo istante, il 99% dei lettori di questo blog ci ha appena mandati a fare in culo. L'1% "non sa, non dice".
Ah, la moto e l'arte, un connubio del quale si sentiva certamente la mancanza... Non si sentiva per niente, dite? A questo punto Butel-M* ci deve convincere del contrario.
Secondo una statistica che mi sono appena inventato, circa il 70% dei lettori ovvero 3 di questo sito guida una moto (fonte ufficiale: Il mio deretano in sella).
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Secondo un'altra statistica preconizzata nell'aria in questo istante, il 99% dei lettori di questo blog ci ha appena mandati a fare in culo. L'1% "non sa, non dice".
Ah, la moto e l'arte, un connubio del quale si sentiva certamente la mancanza... Non si sentiva per niente, dite? A questo punto Butel-M* ci deve convincere del contrario.
Moto Arte Design - Milano
Si è conclusa il 18 novembre, la mostra tenutasi presso il Palazzo del Ghiaccio di Milano dal titolo Moto Arte Design. L’esposizione ha costituito l’inserto “culturale” dell’EICMA, salone del ciclo e del motociclo che a sua volta si tiene annualmente nel capoluogo lumbard.
Ebbene si: Sentenziosi c’era.
Che cazzo c'entrano le moto con Sentenziosi? Niente ovviamente.
La mostra
Sulla carta la mostra si presenta come una fantastica rassegna di quanto di meglio il settore moto sia riuscito a produrre a livello stilistico/tecnico praticamente dalla nascita della motocicletta come mezzo di trasporto industrialmente prodotto ad oggi. Esposte sono “75 motociclette fantastiche che hanno segnato la storia del design negli ultimi sessant’anni.” (così come recita il sito ufficiale della manifestazione).
Palazzo del Ghiaccio si presenta come uno splendido edificio in stile Liberty, che in maniera decisamente ottimale pare sposarsi alla destinazione cui è giunto. Fatto costruire dal Conte Alberto Bonacossa negli anni '20 è stato la più grande pista di pattinaggio coperta in Europa e una delle più grandi al mondo. Terminata la ristrutturazione nel 2007, la struttura ha conservato le sue funzioni di sempre: ha infatti ospitato, oltre agli eventi prettamente sportivi, sfilate, mostre e concerti [ndButel-M*: Ehi, perché perdere tempo a scrivere qualcosa se qualcuno l’ha già fatto per te?] [ndFrut1: ben detto, hai il mio placet ragazzo] [ndDuchamp: this is ready made!] [ndB2s: vendo vespa gialla '78, usata ma tenuta bene] [ndButel1: finito di fare i ricchioni compiaciuti?]
Varcata la soglia d’ingresso si ha subito la netta sensazione di avere a che fare con un esposizione molto curata, decisamente in contrasto con l’ambiente tipicamente nazional-popolare che solitamente caratterizza le kermesse moto-tematiche. Superata la hall si ha accesso alla vasta struttura (l’intera superficie una volta adibita a pista); questa funge per intero da zona espositiva. Le moto, disposte su strutture composte di tubi d’acciaio, poco rialzate da terra, molto vicine e facilmente osservabili, si presentano subito tutte insieme. Così! Pronti via! L’effetto, sicuramente coreografico ed affascinante, trasmette allo stesso tempo una certa sensazione di ansia. Immaginate di entrare in un museo in cui tutte le opere siano esposte nello stesso luogo. Quale guardare per prima? E come non lasciarsi incantare in lontananza da quel quadro, si-quel-quadro-proprio-quello-che-volevo-vedere? Si è continuamente distratti da ciò che verrà dopo, e da ciò che verrà dopo ancora. Un percorso in qualche modo maggiormente obbligato, avrebbe avuto l’effetto di permettere al visitatore di concentrarsi maggiormente su ciò che di volta in volta questi avesse di fronte. Sarò la solita checca isterica ipocondriaca ma forse vale la pena di studiare qualche soluzione che limiti i casi di agorafobia cui io stesso sono stato soggetto.
Ebbene si: Sentenziosi c’era.
Che cazzo c'entrano le moto con Sentenziosi? Niente ovviamente.
La mostra
Sulla carta la mostra si presenta come una fantastica rassegna di quanto di meglio il settore moto sia riuscito a produrre a livello stilistico/tecnico praticamente dalla nascita della motocicletta come mezzo di trasporto industrialmente prodotto ad oggi. Esposte sono “75 motociclette fantastiche che hanno segnato la storia del design negli ultimi sessant’anni.” (così come recita il sito ufficiale della manifestazione).
Palazzo del Ghiaccio si presenta come uno splendido edificio in stile Liberty, che in maniera decisamente ottimale pare sposarsi alla destinazione cui è giunto. Fatto costruire dal Conte Alberto Bonacossa negli anni '20 è stato la più grande pista di pattinaggio coperta in Europa e una delle più grandi al mondo. Terminata la ristrutturazione nel 2007, la struttura ha conservato le sue funzioni di sempre: ha infatti ospitato, oltre agli eventi prettamente sportivi, sfilate, mostre e concerti [ndButel-M*: Ehi, perché perdere tempo a scrivere qualcosa se qualcuno l’ha già fatto per te?] [ndFrut1: ben detto, hai il mio placet ragazzo] [ndDuchamp: this is ready made!] [ndB2s: vendo vespa gialla '78, usata ma tenuta bene] [ndButel1: finito di fare i ricchioni compiaciuti?]
Varcata la soglia d’ingresso si ha subito la netta sensazione di avere a che fare con un esposizione molto curata, decisamente in contrasto con l’ambiente tipicamente nazional-popolare che solitamente caratterizza le kermesse moto-tematiche. Superata la hall si ha accesso alla vasta struttura (l’intera superficie una volta adibita a pista); questa funge per intero da zona espositiva. Le moto, disposte su strutture composte di tubi d’acciaio, poco rialzate da terra, molto vicine e facilmente osservabili, si presentano subito tutte insieme. Così! Pronti via! L’effetto, sicuramente coreografico ed affascinante, trasmette allo stesso tempo una certa sensazione di ansia. Immaginate di entrare in un museo in cui tutte le opere siano esposte nello stesso luogo. Quale guardare per prima? E come non lasciarsi incantare in lontananza da quel quadro, si-quel-quadro-proprio-quello-che-volevo-vedere? Si è continuamente distratti da ciò che verrà dopo, e da ciò che verrà dopo ancora. Un percorso in qualche modo maggiormente obbligato, avrebbe avuto l’effetto di permettere al visitatore di concentrarsi maggiormente su ciò che di volta in volta questi avesse di fronte. Sarò la solita checca isterica ipocondriaca ma forse vale la pena di studiare qualche soluzione che limiti i casi di agorafobia cui io stesso sono stato soggetto.
A livello di contenuti la fiera sicuramente colpisce l’osservatore appassionato. D’altro canto chi si rechi a visionare una tale esposizione non può non esserlo. Ovvero, può non esserlo purché sia donna e/o di età inferiore agli anni 10.
A tal proposito apro una breve parentesi sull’utenza media della manifestazione
L’osservatore tipo è ovviamente uomo, sedicente esperto (con qualche effettivo caso). Percentuale non indifferente porta al seguito prole rigorosamente di sesso maschile. I pargoli, sottoposti ad indottrinamenti degni di un regime teocratico, possono dare libero sfogo alla pratica dei “perché” tipica della loro tenera età. Parte ancora dell’utenza decide di presentarsi con compagna/consorte al seguito; l’esperimento è rischioso: in seguito ad un attento studio basato su metodi empirici ho potuto osservare come mediamente la donna cerchi di interessarsi, finendo tuttavia inesorabilmente per fracassarsi i coglioni. Gli sbuffi e le braccia incrociate sono un segnale inequivocabile per il maschio, il quale si trova così a procedere tra gli esemplari esposti con la stessa velocità con cui un militare in congedo approccia per poi venire respinto ogni possibile forma di essere umano di sesso femminile presente alla Baia Imperiale il 15 di agosto. Risultato: lei stufa e incazzata, lui nervoso e frustrato. Robe di coppie in crisi insomma.
Le moto
Quanto alle moto esposte (sì insomma alla mostra vera e propria), sicuramente c’è della sostanza. Scelte discutibili in alcuni casi ma due o tre modelli davvero eccezionali. Personalmente ho avuto l’impressione che le peculiarità delle moto esposte fossero maggiormente di carattere tecnico piuttosto che stilistico. Sorvolando su aspetti non appropriati a questa sede, sottolineo il piacevole contatto che la mostra è in grado di creare con un aspetto del motociclismo ai più, ad oggi, sconosciuto. La sovraesposizione mediatica cui da qualche anno il mondo delle motociclette è sottoposto ha fatto perdere di vista l’aspetto più tradizionale e genuino dell’ambiente. Moto Arte Design ha il pregio di porgere una testimonianza di questo lato più romantico. Incredibile ad esempio leggere le gesta di gente come il neozelandese Kim Newcombe, il quale dopo aver visitato all’inizio degli anni ’70 la fabbrica della Konig, all’epoca piccola azienda produttrice di motori 2 tempi fuoribordo per motoscafi, decide di poterli utilizzare pure per costruire una motocicletta con cui partecipare alla classe 500 c.c. del Campionato del Mondo. Nasce così la Konig 500-GP.
Follia, follia allo stato puro
Non solo Newcombie costruisce la moto, facendola debuttare nel ’71, ma nel ’72 costruisce pure un team che farà correre la Konig per diverse stagioni. Della squadra Newcombie era pilota, direttore sportivo e capomeccanico; il resto del team era composto dalla moglie Janeen, dal secondo pilota nonché aiuto meccanico Eickelberg e dal capoproggetista. La moto corre fino al 1975, piazzando una vittoria nel ’73 e concludendo nello stesso anno il campionato al secondo posto assoluto dietro tale Giacomo Agostini (detentore del record assoluto di titoli mondiali brutti pezzi di ignoranti). Follie!
Segnalo ancora la presenza, all’interno dell’edificio, pure di una piccola esposizione di moto e fotografie dedicate a Carlo Talamo, compianto titolare di Numero Uno e Numero Tre di Milano, importatore Harley Davisdon e Triumph per l’Italia. A distanza di qualche anno dalla scomparsa, si è voluto omaggiarlo con questa piccola sezione dedicata a lui e alle idee, spesso anticipatorie di tendenze future, con le quali ha saputo mettersi in evidenza nel corso della sua carriera.
Ottimo esperimento insomma in quel di Milano-Palazzo del Ghiaccio. A quanto ne so è il primo anno che viene allestito un tale corollario al meno culturale Salone del Ciclo e del Motociclo. Speriamo non sia l’ultimo. Che dire, appunto, se non che nel caso in cui nuove manifestazioni del genere vengano ripetute, varrà probabilmente la pena farvi un salto. Suggerisco per il momento di tenere d’occhio la location: probabile riservi altre interessanti iniziative non necessariamente di stampo motociclistico.
Butel-M*
18 commenti:
Butei siamo alla frutta.
Visto l'andazzo domani scriverò un post che illustrerà il funzionamento dei motori a 2 e 4 tempi.
Fanno una mostra di dipinti a tema "natura morta" nella mia parrocchia...che dite?
La dicitura Arte e Design legittima la presenza di Sentenziosi a qualsiasi evento esistente, non lo sapevate?
Butel4:ci sto vecchio,espone anche la mia vicina di casa a quella mostra.
Ci pensi te con la recensione?
"La dicitura Arte e Design legittima la presenza di Sentenziosi a qualsiasi evento esistente"
Sì, ben detto. E la dicitura pheega?
Questi butei, quante ne sanno, ma quante..............?
Allestiamo una mostra Pheega Arte e Design?
Credo che possiamo fare ancora di meglio:
Pheega, Alcol e design. Novanta minuti di applausi.
B2s
Pheega, Alcol, Design
Ci vorrebbe una lista di Ospiti sbronzi d'onore, tipo Mel Gibson, Charlie Sheen, Mikey Rourke...
si si..belle le moto, ma io preferisco il mio scarabeo nero, con la proma cromata....wrooom wrooom...
Ah, rigorosamente con il casco cromato, per fare pan dan con la marmitta e per fare colpo con le pheeeghe quattordicenni del pizza cafè.
L'identità degli autori dei commenti di questo post dimostrano l'assoluto livello di autoreferenzialità cui sta giungendo questo sito.
jawohl!
Questo Butel-m inizia a sapere troppe cose.
Ingenuo, ciò che tu denoti sarcasticamente, è un piano ben definito e previsto ancora un anno fa, alla genesi di sentenziosi da B1 e B2 e nominato come:" Die Endlösung".
B2s
"Die Endlösung"
Anche questo B2s comincia a sapere troppe cose, se è per questo.
Ma poi, il progetto non era già noto come "Die Mündigkeit"?
Sie noch an 18 Jahrhundert erinnern Sie sich viagra preis viagra generika gef?hrlich [url=http//t7-isis.org]levitra preis[/url]
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