29 ottobre 2008

Feste di Halloween a Verona? Dolcetto o goccetto!

Cosa facciamo per halloween? A quale festa partecipiamo? La festa di Halloween alla Teca forse?
Ma per cortesia. Certe cose, se non le dice Butel2 guarda... [ciao capo, come sto andando capo?]

Feste di Halloween a Verona? Meglio Maison Sentenziosi

Ad halloween i sentens si chiuderanno nella butcaverna e rispetteranno la tradizione. Sicchè a turno si uscirà dalla butcaverna e dopo aver bussato si interpellerà l'avventore: "dolcetto o goccetto?". Potete immaginare la scelta. Il gioco verrà reiterato fino a raggiungimento del nirvana e/o coma etilico.

feste di halloween: dolcetto o scherzetto?


Che dire, i cari giochi di una volta.

28 ottobre 2008

Le scarpe delle nuove pheeghe

Secondo una statistica che mi sono appena inventato, "l'81% delle pheeghe veronesi che comprano scarpe di merda" ha almeno una volta acquistato le proprie calzature in un certo negozio in via Pellicciai, di cui è meglio non fare il nome (ovviamente non lo so proprio), peraltro individuabile grazie a questa vetrina dall'alto valore simbolico, a metà strada tra Lipstick Jungle e Secs en de siddi:

un negozio di scarpe a Verona
"Shoes are my life, I want them, I need them,
I love them, the dog is on the window"



Una campagna certamente aggressiva, firmata dalla celebre società di comunicazione Fla Vento & Eli Canalis (di ritorno da il periodo americano durante il quale imparò a tradurre "Cosa stai facendo?" con "What da fuck u doin?" - metastoria basata su un'intervista di un anno e mezzo fa), che troppe vittime ha mietuto negli ultimi anni tra le mie pheeghette preferite.

Ne ho avuto la definitiva conferma questo sabato.
Ero al Mazzanti a bere un secchio di amaretto sour, quando mi affiancano tre ragazze con scarpe orribili (quanto erano brutte? Molto. Ma si può? No cazzo!). Lì per lì faccio finta di non stare telefonando all'ambasciata cambogiana per una richiesta di asilo e cerco di indagare il perchè di tanto senno perduto:
B1: "Ma che belle scarpe. Mi chiedo dove le abbiate mai trovate, modelli così....... particolari"
Pheeghetta1: "Uh ti piacciono? Eheh, comprate al negozio con la vetrina Sciùs ar mai laif"
B1: "Che?"
Pheeghetta2: "Sì dai, ui uant tem, ui ned tem..."
Pheeghetta1-2, stereo mode on: "... ui lov tem"
-- Sdong! --
Gesticolando confusamente direttamente dal livello del mare, dove cadde causa disturbo epilettico indotto, un B1 pesantemente tramortito dalla vita ordina un altro secchio di amaretto sour, corretto.

19 ottobre 2008

Daedelus e Daddy Kev - Interzona Verona

Piacevole sorpresa questa serata all'Interzona, doppio motivo:

- due buoni artisti
- due belle pheeghe (new entry assoluta per iZona, già ricordata come Terra Del Fuoco della pheega)

Sulla presenza di queste ultime vige il più stretto riserbo. La motivazione più plausibile è che fossero arrivate per caso, in principio dirette in Fiera. Si dubita infatti abbiano risposto al richiamo degli artisti: non li conosceva manco Frut1, li conoscevano le pheeghe? Ma per favore.

Deadelus per me e il Fruttone fino a ieri puliva tubi idraulici, lo sublimiamo col nuovo film di Woody Allen (ok).

Il nostro obiettivo è il suond hip-hop essenziale di Daddy Kev, nella seconda parte della serata. Un po' per sentirlo, un po' per illuminarmi circa un clichet recente del mondo rap: "Sei un ghengsta?".
Entriamo verso le 00.20, paghiamo tre euro e ci becchiamo un bel quarto d'ora di electro beat hip-hop basico (non mancano momenti bum bum cha - bum bum cha) di Daddy Kev. Ora electro ora scratch, decidiamo che il fratello ci piace subito. Daddy nell'ambiente è rispettatissimo, non solo perchè è un gangsta (non lo è): viene reputato un guru dell'hip-hop underground californiano, come affermano i suoi amici italiani su Myspace, Cristiano Malgioglio e Giorgio Mastrota.

Notare come l'artista richiami una parte di pubblico sinora inedita: i bro' di Verona, l'altra faccia di una medaglia che condividono con i fonzarelli della pearà, con la loro t-shirt larga, la camicia o la giacchetta sopra, quel cappellino con visiera portato rigorosamente in maniera non simmetrica che copre una crapa mai poco rasata. E tante idee eghens de sistem. I luoghi comuni ambulanti che il genere sembra esigere a priori.
A me - ah, sotto sotto sono una nonnina - inducono sempre tenerezza. Specie nei non rari momenti in cui si ergono a inconfutabili giudici assoluti del genere e/o dell'artista, secondo l'antico assioma alternativo "cccioè tu non puoi capire" (il che, quando poi cercano di spiegarsi, è verissimo). Ho avuto comunque un breve scambio molto interessante:

B1: "Non male Daddy Kev, che ne pensi?"
ButelGhengsta: "D.K.? Cioè dicchei spakka proprio amico"
B1: "Capisco"

Ma non giudicateli subito, vi prego. Hanno anche dei difetti.

Mentre Daddy sta quasi per finire, c'è un capellone in frak grigio e cravatta grigia che cerca di attaccare il suo mac ad alcuni strumenti pieni di led. Decidiamo che è il nuovo tecnico del suono, eccentrico e gay. Aria moderna per Interzona.

Comunque sia Daddy Kev finisce poco dopo il nostro arrivo. Sapere quando ha iniziato, ma avrà suonato su e giù 30-40 minuti in tutto.
Il rap e l'hip-hop, la musica da negri insomma, non hanno più nulla da dire, ma Daddy Respect Kev (che è bianco) è promosso e assolutamente non mainstream.

A quel punto il capellone, forse in un eccesso di improvvisazione, attacca la soundmachine.

Ma chi è? Come si permette?
Ma come chi è? Era l'artista principale: Daedelus.

Daedelus

E quel frak fa parte del suo celebre(?) look New Dada (sì, vabbè... è il solito eufemismo per eccentrico gay). Non si sa perchè, forse aveva avuto un ritardo, forse prima non c'era nessuno, forse stava suonando alla Teca. Ad ogni modo lui parte ed è sempre incluso nei tre euro, non sette come da cartellone (che a questo punto è saltato?). Il pubblico quasi ha le lacrime e può farsi due coche in più...

Giù la maschera, l'americano Deadelus è una bomba e ad un certo punto la gente era bella che impazzita per i suoi giochetti sonori.

Come funziona lo show?

Ha avuto un'idea, che di 'sti tempi è già tanto: "Perchè continuare a mixare come tutti i pirla del mondo?". Se ne sbate del mix, ha tracce pre-mixate sul mac che vanno in automatico, argomento chiuso. Lui cura solo i loop e le frequenze con uno strumento a noi sconosciuto. Parliamo di livelli maniacali, usa i loop e lo smorzamento delle frequenze sono le sue note, le tracce che finiscono sotto il suo machete vengono rivoltate come un guanto di gomma che ti levi quando hai le mani sudate. Il tutto in 1m quadrato e con tre-quattro aggeggi ("non utilizza solamente synth e drum machine, ma anche pianole giocattolo, stampanti e incredibili aggeggi sonori").

Ottima playlist tra l'altro, in apertura pezzo dei Daft Punk poi tanta elettronica (pure Stardust), ma ci butta dentro generi diversissimi (rap, brasil, grunge, anche suonate d'archi... tutto) che con i suoi giochetti si uniscono in un mix da applausi.

Il delirio sale verso la fine quando - dopo aver già perso la testa e infilato tracce tra il techno e la trance - sorprende tutti con un tocco di "quel magico suono grunge" che ricorda al pubblico di iZona chi sono, da dove vengono. Siamo agli sgoccioli, nel momento in cui io e il Fruttone vogliamo sparare ad una cazzo di nana alternativa alta 1,30 che si sballa davanti alla console e se agita un altro po' le braccia qua e là quasi la tira giù (sarebbe stato epico!).

Conclusione
Ottimo Daddy Kev, grande Daedelus. Frut1, recupera un suo cd per il nostro prossimo rave party in cantina, va'.
Nozione di merito a Interzona per la serata e per il nuovo allestimento: minimale, d'accordo, non senza privarsi di un po' di sana psichedelia con mega video wall (ormai lo standard anche per le feste di condominio) e con quattro torrette luminose mutuate direttamente dal cofano di K.I.T.T.

16 ottobre 2008

Cortez Verona: breve manuale di sopravvivenza

Missione trash: espugnare il Caffè Cortez (che è Cortes, ma a Verona la s finale non esiste)

Venerdì sera. Tra questo ammasso di gggente delle 19.30 in sosta al Cortez (ammasso comunemente noto come das Böse, trad. il Male),

Caffè Cortez Verona

si è introdotta una copia esterna ai giri: sono Butel1 e Butel2, in total look (mimetico) da Butel©. Questa breve guida, vi insegnerà a sopravvivere 30-40 minuti verso l'ora di aperitivo. Ovviamente non garantiamo niente.

Quando?
E' risaputo che il Cortez (pron. Cortets, dal greco "deficiente") non ha ragione di funzionare in orario precedente alle 19.30. E' quella l'ora X che vede scattare quotidianamente uno dei più grandi raduni di pirla del nord-est: il blasonato aperitivo dei commessi del centro città, evento che richiama l'Uomo Medio venti-trentenne per eccellenza.
Biglietti in vendita esclusiva sul circuito Cortez.it!

E come si comporteranno i nostri?
Come fare propri gerghi, espressioni e riti in luogo dell'unica posa che sanno esibire (gomito fisso al bancone mentre lo sguardo si rincorre allo specchio) e che farebbe saltare la copertura in meno di trenta secondi?
I più rigorosi studi di Tattica Militare e Arte della Mimesi nonchè di Cultura del Vuoto Pneumatico e Semiologia Dialettale del Nulla, ci portano al perfezionamento di un piano pentagonale:

1-Linguaggio
I cortezzari sono persone umili, si accontentano di poco e si esprimono con poco. In cerca di una prima conversazione con l'utente cortezzaro, Butel2 non si lascia sfuggire l'occasione di stringere nuove superficiali relazioni: "COM'ELA?!?" esclama avvicinandosi ad un pelato con pizzo qualsiasi (del resto c'è qualcuno non rasato e/o senza pizzo? E' la moda di partito o cosa?) e prima che questi possa rispondergli "Da fogo vecio", si gira verso Butel1 in cerca di approvazione: "[Come sono andato?]" sussurra. Una mascella che sale e scende sembra confermargli la riuscita di questa prima azione socializzante.

2-Usanze
Persone semplici, dicevamo. Niente sofisticherie al bancone.
B2: "Sa bevem?"
B1: "Birretta vecio!", cui deve ovviamente seguire - presto o tardi - uno spritz qualsiasi. Birra a due euro, costa di più la Fanta.

3-Scelte politiche
Passa uno skater boy. Butel2 non ha dubbi sull'unità d'intenti che una simile situazione richiede: "Adesso ghe do a chel merda co el scheit!", seguito da un coro di gente improvvisamente entusista (e sicuramente beota) come bambini in vista dei regali alla vigilia di natale.

4-Riti
Queste pareti e questi sanpietrini nascondono segrete assonanze, misteriose regole di convivio. Esserci per vedere chi c'è, guardare per essere guardati, sparlare le persone. Inventate, inventate storie mediocri su chicchessia, sarete rispettati e imitati. Magari gettate appena l'amo, il gossip virale farà il resto (in caso pescate una trama random da quella specie di soap dove i commessi di un centro commerciale sono protagonisti di trame che manco James Bond, chiamata Centovetrine). Brevi esempi:

B2: "Quella lì quella lì... una volta ad un mio amico... non ti dico cosa gli ha fatto guarda..."
B1: "Maaaamma mia che super figa allora..."
Cortezzaro1: "...e ziokan!"

B1: "Oh quel tipo quel tipo lì... praticamante cioè una volta non stava con la Vale? (ci sarà una Vale qui, no?)"
B2: "(Tzè, figurati se non c'è: la Vale, anzi la LaVale c'è sempre) Sì ma dopo i a cioccado e..."
Cortezzaro2: "... ziokan tutte stesse le fighe!"

5-Abbigliamento
La parola chiave è: uniformità. Un'estetica vestiaria che miri all'armonia totale. E laddove ora non c'è armonia, occorre anticipare le prossime svolte modaiole tese a raggiungerla.
B1: "Ghe sboro?"
B2: "Giubbo in pelle vecchio"
Cortezzaro3: "Ziokan!".

Ore 20.30: i risultati
Al momento dei saluti, i nostri nuovi amici, ci aspettano l'indomani per l'ape-vecio alla stessa ora.

Fine



p.s.
Ma i commessi, che fine avevano fatto?
Dai Dolce e Gabbana boys ai Grifoni cowboys, dai Guccis ai Carnabys, e via via lungo l'ottovolante dell'abbigliamento low profile, c'è un po' di tutto. Per il commesso medio del centro - che vi ricordo è quel professionista dell'Inutile con licenza di quinta elementare che si limita a reiterare clichè quali "Guarda, ti sta da dio, è il tuo" o, nei momenti di difficoltà, "Guarda, se lo lavi, diventa il tuo" - l'appuntamento al Cortez delle 19.30 è cosa talmente saggia e giusta che il solo arrivare in ritardo significa essere fuori dai giri. Finisci fuori dai giri, perdi il lavoro.

E' una lotta per la soppravvivenza fondamentale per gestire il proprio network di conoscenze nell'ambiente: un ex-commesso di Diesel con importanti problemi di alitosi (ribattezzato Dott. Arfio), un giorno ci spiegò che loro lavorano in genere nelle solite dieci-dodici boutique, con turnover matematici decisi dall'ascendente di Ariete che si scorna con Leone. Ecco perchè, in barba ad ogni topografia, è assolutamente normale vedere i commessi di Dolce e Gabbana chiudere alle 19.30, uscire alle 19.35, attraversare la strada e trovare i colleghi di Gucci già lì a spritzare da almeno 5 minuti.

"Ma come avete fatto ad arrivare prima di noi?" stizza
"Apriamo alle 9.25, chiudiamo 5 minuti prima" ghigno
"Capisco... [Memorandum: i commessi di Gucci sanno troppe cose. Eliminarli]" contro-ghigno

L'amisci sua
Il commesso - ovvero il lacchè di primo livello - del Cortez ha al proprio seguito un entourage di lacchè di secondo livello (i lacchè dei lacchè), vivono nell'attesa di un aperitivo ristoratore in compagnia dei loro cari amici griffosi a cui mostrare tante belle foto su Facebook. La restante parte del tempo viene da questi impiegata a pavoneggiarsi del proprio status di fuori corso (se universitario) o di commerciale/rappresentante (se i genitori intorno ai trenta gli avessero dato un calcio in quel posto), ma con tanti progetti da perseguire (il capodanno a Barcellona, le ferie a Ibiza, ecc.).

Basato su storie vere.

Poseur: ode al bancone

In preziose fogge trovo riparo
mentre alcol medicinale mi inietto
dal bancone non mi separo
chè il birdwatching è diletto.

Che io vada o che rimanga
il bicchiere mai non pianga,
sulla mio desco preparato
e dalla destra tanto amato,
aspro o forte d'una nota impazzita
rum, mojito e margarita(s).

Posta dei lettori: "Ci state andando ancora al nuovo Mazzanti?"
Sentenziosi: "Chi, noi?"


Butel1 e Butel2 hanno il posto prenotato sul bancone del Mazzanti bar in Piazza Erbe

13 ottobre 2008

Diesel Party XXX Milano (= Festa a Milano della Diesel chiamata traipol ics). Recensione, senza foto.

Viva la Diesel, abbasso la Diesel. Era il party più atteso, è il party più tamarro.
Il party più atteso del... Gli inviti più ricercati di... Un parterre più vip dai tempi di... Una line up più cool da quella volta che... prrroooooottt. Scusate, deretano rebelling.

Chiamato Diesel XXX (ma senza Vin) o Triple X pardon traipol ics (che fa molto 'ntennesciunà), è il party del trentennale di Diesel. Il party di Milano si porta a casa un filotto di pro di tutto rispetto:
- pheeghe, copiose
- alcol, gratis (che ce frega de pagà, noi c'abbiamo l'open bà)
- affluenza in pompa magna (hanno aperto le gabbie?)

Apparentemente il party perfetto
Allora perchè festa per il trentenntale di Diesel (nostra signora del jeans tutt'su'pè'u'culu) è stata tutto sommato una tamarra noia?
Venite amici, scopriamolo insieme dopo lo stacco pubblicitario
(n.b. per la direzione marketing: sorry guys, dopo questa recensione Diesel Italia ritira gli investimenti pubblicitari su Sentenziosi. Riusciamo mica a trovare un nuovo inserzionista di pari profilo... chessò Datch, non ci vuole?)






- Il Marketing di Diesel batte i pugni e parla chiaro: "Deve essere una festa molto cool, un party molto Diesel!" "Abbiamo pronta la festa più cool!" "Nooo, dev'essere ALMENO 17 volte più cool!" "Cazzo... facciamo 17 party no?" "Dio mio... ma è geniale...!".
Benissimo. Ora, sarà che il mercato rincorre soprattutto merci simboliche, ma a casa nostra se una cosa cool è Diesel, qualcosa non va.

party Diesel Milano - XXX trentennale Diesel
by francesglass

Il primo sintomo della patologia Delirium Spakkonis, precede la festa ("divertentissimo" finto porno a parte). Definito dalla stessa Diesel (per la serie Vi stiamo già credendo) sia "The biggest party ever" (il copywriter è Puff Daddy?) che "Il party che cambierà il concetto di part...zzzzzz" perchè in contemporanea, con tanto di streaming video, si festeggiava in 17 città del mondo e perchè gli artisti chiamati erano quotatissimi e perchè si sarebbe andato avanti fino alle 4, ecc.
Ergo è stato molto disol e poco cuul: che dire, ad esempio, dei mangiafuoco direttamente mutuati da (il circo di) Ibiza? E degli acrobati danzerini arrampicatori di funi? E dell'area vip con le telecamere di ClassLife? Trash 1, cool 0.

- La ggente. Troppa. Un successone questo party gratuito ('anvedi). In particolare ci incuriosce l'appellativo frequente di fan in luogo di ospiti. "Presenti centinaia di fan". Cioè una ditta fa dei jeans e anzichè avere acquirenti, ha dei fan. Fan della Diesel: mettetelo nel vostro profilo duepppuntozzzero, mi raccomando. Ah, il fan della Diesel è un tamarro. Non ce n'è. C'è scritto anche nei commenti al profilo duepppuntozzzero.

- Selecta. Un party così cool, così esclusivo, così Diesel, ovviamente non è per tutti. Inviti, amico mio, inviti. E procuriamoci sti inviti, thanks Upstream.
Bene. A cosa servissero, ci si chiede. Al massimo hai la priorità. Per il resto, salvo due scrofe - ma c'è il dubbio pure su quelle - nessuno è rimasto fuori. Pian piano, poco a poco, si entra tutti. Al massimo "se non hai un caro amico autista di ambulanza non esci".

- Le pheeghe e la legge dei grandi numeri, che ricordiamo recitare "I cessi, colpiscono i piccoli numeri, non i grandi", questa volta non sbaglia: su 4 ragazze, 2 sono carine; su 1000, 600 erano carine. E' tra queste 600 che troviamo esemplari che non dobbiamo avere paura di definire: Pheegha Atomica, Pheega Imperiale, Pheega da Coltelli, Pheega della Madonna, figa. Insomma, sarà il contesto capannonico, ma la pheega c'è e a dosi imperiali. Inoltre sono quasi - quasi - riusciti a escludere il target teenager. Il problema, semmai, sono les hommes (beh, anche les culatonnes, ad essere onesti): quanti tarri raduna Milano? Un fenomeno di proporzione endemiche che prima o poi dovrà portare alla costituzione di una Commissione Parlamentare seria: le scuse sulla congiuntura economica sfavorevole non reggono più.

- Il locale. Un capannone, in verità. Studio2000. Il numero indica i gradi celsius. Probabilmente un'ex industria di forni inox, che qualcuno si è dimenticato di spegnere. Ve l'ho detto che la scenografia prevedeva contorsionisti e mangiafuoco? (Sì). All'aria stantia, per cortesia, aggiungiamo pure una perenne cappa di fumo che esalta l'impianto luci, nonchè il rossore degli occhi.
Comunque sia, tolti gli arrampicatori spastici, non succede un cazzo. Tutti si scelgono una posizione e se ne stanno lì in attesa di uno show, che a noi non pare mai un granchè. Gli altri non si rassegnano e iniziano un tour de force di 20-30 km a piedi. E gira il mondo e gira il mondo.
Qualcosa accade: il dj set iniziale. Terribile. Ricordo solo che ad un certo punto qualcuno pompa della techno. La gente salta mentre dall'alto irrompono le meduse meccaniche: ZION NON CADRA'!

- Alcol. Sì. Per tutti. Open bar. Colossalmente sbronzi/e. Il quieto vivere. Le suddette pheeghe (voi pensate) ci stavano pure. Sarà la provenienza dei dj, ma si respirare un'adorabile atmosfera nordica vieni qui bella bionda lingua in bocca vogliamoci bene.
Effetti collaterali: impegnatissima l'ambulanza. Ah, dio mio, certa gente non sa proprio bere. State a casa, incapaci.

- Moda. Premesso che in generale questo è catalogabile come evento dove la gente non E' alla moda bensì pretende di FARE la moda (sì vabbè, sposatevi e aprite un bar, va'), ovviamente le cose non stanno così. C'è tutto il solito repertorio massista degli ultimi cinque e passa anni: indiroghesse, a gogo; boho chic, ma va?; vari esemplari di quelli che il già noto(?) scrittore veronese Alberto Fezzi codificò come straccione modaiolo; il sedicente copywriter milanese con barbetta accennata e occhiale da architetto (tzè), che chissà perchè - perchè è vero - mi immagino sempre come stagista trimestrale (rigorosamente non riconfermato) in qualche società di comunicazione e/o pr; l'alternativo (di che? A cosa? Non sa, non dice); diversi Giovane Universitario Vissuto, con quel look che è una crasi tra il clochard e il disfatto-chic, ancora visibilmente in lutto per la scomparsa di Wallace (ma fatela finita!) e che ora come fa a trovare ancora l'ispirazione per fare lo scrittore maledetto?

GUV1: "Non ce la faccio a continuare a trovare l'ispirazione, è morto Wallace, che si fa ora?"
GUV2: "Party della Diesel con pheega?"
GUV1: "Andata!"
GUV2: "[e comunque chi era Wallace?]"

- Area Vip. Chi? Cosa? Quando? Ah sì... il fantastico mondo dei media milanesi. Below the line magari.

- Butei look. E' pur sempre il trentennale di una marca di jeans, quindi... niente, Ferragamo marrone per B1, Margiela sui toni del verde per B2. Non senza una certa vergogna, sia chiaro, ma è il vestiario ideale per fingersi, a seconda delle occasioni, importanti giornalisti, importanti pubblicitari, importanti e basta. Caso open bar: vigeva, mi chiedo per quanto, la ferrea regola del 1 persona:1 bevanda. Con la scusa dei "Colleghi che..." non siamo mai venuti via con meno di tre consumazioni a testa.
La cosa non è sconvolgente, siamo d'accordo. E' sconvolgente, consumare tre drink a testa, senza avere sedie o tavolini o altri appoggi intorno. Dopo anni di open bar, impari dei trucchetti: avete mai provato a sedurre una alta 1.60, con capello rasato e orecchie a sventola? Un vassoio con manubrio, che te lo dico a fa'.

- De frosciaroli. Sentenziosi difende da sempre il diritto a essere gay, checche, ignoranti, neri, e via dicendo. La stessa Sentenziosi Inc., in virtù di una stronza non-ipocrisia, difende altrettanto il diritto di chiunque a sparlare le persone, ad esempio le suddette categorie se vi va, ad esempio le checche. Ecco: w i gay, w i trans, w le drag queen e avanti con tutto il cucuzzaro. Ma le checche, le checche isteriche, le checche molestatrici, no. Giusto per assolutizzare in maniera sbrigativa e certamente scema: se a Londra vai in un locale 100% gay/checche oriented, quasi invisibile diventi, bell'eterone mio. Se vai a Milano, in un capannone a 90.000 gradi fahrenheit per un party di una ditta che fa jeans e ti lasciano 5 minuti da solo e sei Butel1, preparati per abbordaggi di natura selvaggia. Quello con il giubbo in volpe che mi utilizzò come suo mannequin per uno spinto servizio fotografico - con la compiacenza iniziale del sottoscritto, hey sono un poseur! - ad esempio.

Frosciarolo: "Uuuhh ciao posso fare delle foto con te?"
B1: "Cosa ti porta ad averne bisogno?"
Frosciarolo: "Beh, ma come ricordo no?"
B1: "Di che natura?"
Frosciarolo: "Beh..."
B1: "... ah. Ok" [partono diversi fumetti spazio-temporali tutti terminanti con un real augello che scarica la propria libido su di una certa foto]

- Musica. Trentennale, trent'anni, partiamo col sound 70' e avanziamo.
Capiamo e in un certo senso approviamo la scelta, di una line up meno "mainstream" di quella degli altri party in contemporanea (Mr Oizo a Tokyo, Justice da un'altra parte, ecc.) anche se c'è la netta sensazione che qua a Milano più che una scelta strategica, ci siamo beccati le ruote di riserva: le scamorze, i sosia poveri. Del resto nella maison Sentenziosi serpeggia da sempre il dubbio che Diesel sia la copia trash di Levi's (però, obiettivamente, i party Levi's, ad esempio quello al Circuito Off dell'anno scorso, sono una cagata micidiale in confronto a questo).

Arriva Albertino. "Hey hey ragazzi, io sono vestito Diesel". E si vede, dj Angelo - nella sua assoluta noncuranza del cool - è più apprezzabile. Annuncerà gli artisti uno ad uno, anche se pare buttato dentro a spinta.

Sosia poveri, a parte gli EWF (Earth Wind & Fire), la mitica band anni '70 di neri che tanto avrebbero apprezzato i pactri nosctri. All'apparenza i sosia poveri di MFSB (The sound of Philadelphia?) con tre cantanti sosia poveri ora di James Brown ora di Stevie Wonder. Ma col cazzo: hey, sono gli EWF, quelli in circolazione da quarant'anni, con alcuni pezzi mitici, dall'R&B al funky sono degli animali da palcoscenico. Vabbè, a noi non entusiasmano, ma cazzo se sanno suonare. "You're-my-only-desire".
Nel cachè sono compresi i momenti di team building tipici del settore: "Hands up in the air!" che alcuni come sempre non capiscono e si infilano le mani nei capelli ("Ha detto proprio hands in the hair?" "Certo, puoi pure grattarti la forfora ora!") e l'immancabile brief focalizzato sugli elementi chiave della serata (della quale loro, figuriamoci, niente sanno): "Hey Milano... Diesel party here, yes... Big night...". Ma basta!
Che complesso, che sound, che carisma. Peccato che dopo venti minuti, ci si scrutasse in cerca dell'uscita. Ed è solo il preludio. Avranno suonato tre interminabili quarti d'ora. Eccheppalle. Cos'è, un festival? Si chiude con "Do you remember na na na na du iu rimemba?" ed eravamo finiti tutti in qualche spot televisivo di bevande conviviali da aperitivo.

La durata si farà un problema pure per il secondo artista: il dj Disk Jokke (che gioco di parole geniale...). Dalla Norvegia, con la electro-space-minkia è il sosia povero dei Tangerine Dream feat. Jean Michel Jarre (o di lavatrice feat. bicchieri di cristallo). Dopo 5 minuti tutti comprendono che i successivi 40 saranno identici. E ballano. Boh. Eh, non fossero venuti i norvegesi a rinvigorire il genere...

Seguono le Chicks on Speed. Nulla di che. Etichettate come electro-funk, sono in verità le sosia molto incazzate delle Pipettes. Brave, casinare, si balla. Anche perchè...

"Toc-toc"
"Hey, chi è?"
"Come chi è? Sono io: Quella Magica Voglia di Anni '80, vi sono mancato ragazzi?"
"Mah, a me manco per il cazzo (non te l'hanno detto che i '90 sono in ascesa?), comunque entra va' e fatti la sauna"

Ah, grandi artiste, con quelle basi in esecuzione senza strumenisti... Buone performer allora, questo sì. Fanno ballare tutti, belli e brutti. Minutaggio ideale, 20 minuti scarsi.

E' il momento dei Who made who?, Danimarca. Vestiti con tutine b/w che infondono gioia nei cuori della parte meno etero del pubblico, sono i sosia poveri di... non so, ditemi una band electro-funky qualsiasi, la prendiamo per valida. Questa band l'abbiamo scoperta un paio di anni fa con Space for Rent, loro unico vero successo. Certo che poi, qualcuno forse li avrà notati a questo punto, ti fanno la cover di Satisfaction (Benassi, non Jagger). Poi non saprei, qualche pezzo più danzereccio. Chi si ricorda.
Comunque, partono: 1) Space for rent (grande sul cd, live così così) 2) cover di Satisfaction 3) Non saprei, qualche pezzo più danzereccio, chi si ricorda. In parte "spakkano vekkio", in parte no. Fanno un po' pena perchè sul palco restano le Chicks on qualcosa, a prestare vocaleggi e - soprattutto - a troieggiare come delle pazzerelle.

Per animare finalmente la baracca, seguono i dj ggiusti Sister Bliss (che dai commenti ci dicono "spaccasse il culo") e soprattutto Lindstrom, che immagino sia l'artista che abbia catalizzato l'attenzione dei più (noi ad esempio). Anche lui norvegese? Sì, l'ambasciata della Lega Anseatica ha sborsato mazzette alla Diesel.
Saranno stati bravissimi. Lindstrom probabilmente è l'unico per il quale varrebbe una trasferta in concerto. Ma ci stiamo annoiando. Molto. Ciao Diesel Party in Milano, ciao. Yaaaawwwnnn.

Conclusione
- topa a livelli altissimi
- alcol gratis
- ovvero topa sbronza e abbordabilissima, grazie bambole, un saluto alle nostre due nuove amiche lesbiche
- artisti così così
- tutto il resto no: Triple Tamarreit
- viva la Diesel, abbasso la Diesel

11 ottobre 2008

Noze - Maffia Club, Reggio Emilia

Noze live al Maffia Club il 18 ottobre.

Sound leggero e ok per questo duo parigino che - diciamolo - chi conosceva prima della mail del fruttone? Parlando di cose serie: ci hanno detto, che ci sarà della pheega.


10 ottobre 2008

Etienne De Crecy - New Age Club, Treviso

Etienne De Crecy live al New Age di Treviso il 17 ottobre.
Già, ha iniziato negli '80 e l'ha fatto, il tempo.

Tuttavia - chi dice di no è più gay di Signorini - come altro definire l'arte visiva del suo attuale show se non... trip assurdo!
Per ben cinque minuti.



09 ottobre 2008

Casa Halliwell - Verona. "I nomi dei piatti sono quelli dei demoni, ovviamente".

Mi attira questa notizia letta su La Guida alla notte ggiovane:
"Casa Halliwell... bla bla... un fusion bistrot cosmopolita... bla bla... nel cuore storico di Verona... bla bla... All'interno di una chiesa sconsacrata...".

bar Casa Halliwell - Verona

Alt. Tutto chiaro. Epitome di una profonda crisi della cultura cattolica, per l'ennesima ha chiuso e riaperto - cambiato gestione vecchio - l'Opus (Dei?) Bar. Un bar che entri e si chiama Frate Tuc, ordini da bere e si chiama Opus, stai bevendo seduto e ti ricordano che Casa Halliwell - il fusion bistro cosmopolita (cheee?) - chiude alle 2.

: Casa Halliwell. Dal sacro al profano. E i "I nomi dei piatti sono quelli dei demoni, ovviamente". Ovviamente.

Se qualcuno conosce voodoo e macumbe varie, potrebbe dedicare qualche minuto alla progenie idiota che s'è inventata il nome? Guai però a chi ci tocca l'autorevole copywriter etilico, quello ci serve vivo!

05 ottobre 2008

Alter Ego - Epitaffio

Ciao ragazzi. Sono tornato. Chissene.

In questo tripudio di Far Cagare non potevo mancare. Grazie al branco di subumani che ha commentato il post sulla chiusura dell'Alter. Mi ha ispirato questo lavoro, che oscilla pericolosamente tra un'opera neorealista, dai chiari echi viscontiani, e la porcata immonda. Per questo ho voluto condividerlo con voi.


discoteca alter ego verona: chiusura - opera d'arte
(clicca sopra per ingrandire)
(la sagoma é vera e si puó visitare/provare dal lunedi alla domenica in via casati 24, di fronte all'ingresso dell'Atomic Bar)

Caffe Rialto - Verona

Sarà pure il trait d'union ideale per l'aperitivo dei pirla che parcheggiano l'auto da +60.000 € di fronte a Porta Borsari, ma dopo una sosta al buffet le quotazioni del Rialto sono in rialzo.
Ambiente stucchevole, un drink e via.

Per cortesia, però, smettetela di cenare fuori. Anzi, di cenare qui in generale (sono scusati i turisti).

04 ottobre 2008

Alter Ego, la discoteca di Verona che inaugura e viene chiusa con sequestro preventivo (droga e vekkie storie vekkio)

Aggiornamento
Qui l'epitaffio ufficiale dell'Alter Ego. Opera neo-...

Inaugurazione col botto per l'Alter Ego: sequestro preventivo della discoteca e arresto dei titolari. Inspiegabili le cause: c'è addirittura chi parla di droga e violenza sessuale su minorenni (vekkie storie vekkio). Ah, cosa non scriverebbero i giornali...

Ovviamente soddisfatto il sindaco prefetto ad interim: "'Era noto che da tutto il Nord Italia c'erano giovani che andavano all'Alter Ego per un determinato motivo" ha detto Flavio Tosi "ci vuole il pugno di ferro: Alter-Ego-Non-Mi-Piego!".

sul sequestro della discoteca Alter Ego di Verona per spaccio di droga si esprime Flavio Tosi

Quarta giornata del Contemporaneo

Oggi, sabato 4 ottobre, Quarta Giornata del Contemporaneo.
Qui le gallerie di arte contemporanea di Verona coinvolte nell'iniziativa.

Alla Galleria Dello Scudo in via Scudo di Francia, Gianni Dessì e La Nuova Scuola Romana (sì e chi siete, Achille Bonito Oliva?).

02 ottobre 2008

Live from Attimo Bar - Università di Verona

Estratto di conversazione tipo all'Attimo Bar, naturale protesi intellettuale dell'Università di Verona (già UniVierre):

Siamo i giovani italiani che hanno capito l'Europa
"Eccoci, all'Attimo bar, in università o in Frinzi, a parlare di massimi sistemi, noi, i giovani italiani che hanno capito l'Europa: ti spieghiamo come siamo noi Tutti (=la ggente) e come sono Tutti i popoli europei (=l'altra ggente) e perchè loro sono meglio e noi peggio. Pensate, una volta siamo stati anche due giorni a Valencia. A capodanno. E l'anno prossimo... Erasmus in Spagna... che non ti dico guarda!"

Non fatemi parlare degli italdioti che sboroneggiano tra loro ragionando secondo lo schema di pensiero
Visto città X 2 giorni --> allora --> popolo X e nazione X sono così, meglio in questo, peggio in quello* (senza nemmeno avere un account su Sentenziosi!)
chè mi trasformo in Butel Unno e rivaluto tosto la mazza da beiseboll. Perchè vuò fà l'ammerigano? No, per gonfiarli come zampogne e consegnarli comodamente alle agitate acque autunnali dell'Adige.

Ma meglio chi? Cosa?
Ricordiamo Kant quando cita Sentenziosi: "Come già affermò Butel2, detto Das Kritizismus, solo la pheega è meglio o è peggio*". Meditate gente, meditate.


[* ragionamento eccezionalmente valido per popolo spagnolo; aut.min.rich.; fino esaurimento scorte; scorte infinite]