Discoteche a Verona e non solo: a che pro?
La discoteca. A Verona e non solo: a che pro?
Credo che l’immagine della discoteca come crocevia di sesso, droga e rock and roll, sia un retaggio che ci si trascina dietro dal periodo delle scuole medie-inizio scuole superiori, dove la discoteca veniva considerato il luogo principe dove provare i primi approcci sessuali con annesso acne. E il glorioso divanetto della discoteca assurgeva a teatro di imprese erotico-sentimentali che al confronto l’appartamento di Ultimo Tango a Parigi era un convento di suore di clausura.
A Verona per esempio c’è stato il Queen (che ora non c’è più, cinicamente sostituito da un freddo Bingo), pietra miliare degli incontri fra piccoli giovani libidinosi pieni di sebo. In questo locale, sui suoi divanetti, sono nate leggende di lascivia e peccato che farebbero impallidire un regista di film porno: nugoli di pre-adolescenti avvinghiati a se stessi e a polpacci estranei, lingue di otto metri che partivano dalla moquette per arrivare fino alle labbra altrui, ecc.
Poi il giovane veronese è cresciuto ed è riuscito a dare una collocazione plausibile ai propri ormoni: né tutti in faccia, né tutti nei testicoli. Tuttavia ha conservato da allora la propria sindrome da divanetto, per cui, anche a 35 anni, va in discoteca perché, sotto sotto, spera di limonare con una ragazza. La cosa succede abbastanza raramente, però, anche qui, va apprezzato il tenace impegno. “
Così scriveva più di tre anni fa un ragazzo veronese [ndSentenziosi: non ci viene proprio in mente chi possa essere...], e non si può dire che la situazione ad oggi sia tanto cambiata. Questo blog lo dimostra: a distanza di più di tre anni da quel libro, è ancora possibile postare in modo quasi giornaliero degli scritti che prendono per il culo le discoteche di Verona e provincia. E così, credo, potrà essere tra altri tre, trenta, trecento anni.
La domanda è fondamentale ed assoluta: perché esiste ancora l’istituto della discoteca? Esiste veramente ancora gente che, sul serio, si diverte ad andare in discoteca?
Io credo che ad oggi, nel 2007, gli unici veri motivi che spingono una persona ad andare coscientemente a ballare in discoteca, proprio con la genuina voglia di andarci, siano fondamentalmente quattro: 1) Essere adolescenti; 2) Aver fatto una sbronza colossale, al limite del coma etilico, che, o annulla l’autocoscienza, o alimenta in modo smisurato la speranza di potersi fare una ragazza anche se si è attraenti come una scarica di cagotto; 3) Essere vagamente disadattati o lievemente maniaci sessuali; 4) Essere redattori di questo blog e dunque andarci con il pregevole scopo sociale di prendere per il culo tale luogo.
Solo per questi quattro motivi mi spiego ancora la presenza di gente in discoteca. Non credo possa essere per la presenza di un vocalist che urla: “Ssssuuu lllleee mmmmaniiiiii” (non è ancora diventato reato dare un microfono a certi squilibrati?); non credo sia per i prezzi dei cocktail, raddoppiati senza un ragionevole motivo rispetto ai normali locali, neanche ci si trovasse alle porte dell’Eden; non credo sia per la musica proposta, che molto spesso assomiglia a un set di pentole che cadono per terra; non credo sia per la presenza dei p.r., mestiere che a Verona, almeno una volta nella vita, hanno praticato tutti con il miraggio del guadagno facile, salvo trovarsi a 48 anni ancora a distribuire riduzioni davanti alle scuole medie con il rischio di finire come gli insegnanti dell’asilo di Rignano; non credo sia, e qui so di scontrarmi contro un tabù incrollabile, per la presenza di gnocca, semmai è il miraggio della gnocca, questo sì, perché la discoteca è ormai luogo prettamente maschile, e chi, negli ultimi due anni, si è fatto in discoteca una ragazza ivi conosciuta (attenzione, ho scritto “ragazza”, non ho scritto “nutria di fiume” né “baldracca alle svendite di fine stagione”), mi contatti che gli spedisco un fallo d’oro.
Immaginiamo che un’ordinanza del neo sindaco Flavio Tosi imponesse la chiusura di tutte le discoteche, chi sarebbe veramente scontento? Quali tipologie di persone protesterebbero sul serio?
1) Gli adolescenti; 2) Quelli che hanno fatto una sbronza colossale; 3) I vagamente disadattati e i lievemente maniaci sessuali; 4) I redattori di questo blog.
Alberto Fezzi
Grazie anzitutto per aver scelto il mezzo sentenzioso, son cose. L'analisi da te condotta è in parte encomiabile, lucida e fredda come il ferro del medico chirurgo descritto da uno scrittore naturalista, con la vena comico-grottesque che chi ti conosce, sa' (sa-sa-prova). In particolare sarei concorde sui seguenti punti:
-certamente la discoteca è diventata il luogo dello squilibrio quantitativo dei sessi: 10 fighe (nel senso di donne con un taglio in mezzo alle gambe, la cui bellezza può arbitrariamente oscillare su di uno spettro che va da "bello" a "incubo") e 90 uomini (nel senso di cretini vestiti in maniera imbarazzante con annessa bava fluorescente);
-certamente è frequentata da gggiovani, anzi da gggiovanissimi: del resto sono oggi soprattutto questi a sbronzarsi manco vincessimo vinto la finale di coppa del mondo ogni weekend;
-tra i fenomeni da circo che si lasciano trovare in una discoteca a Verona, come in una qualsiasi discoteca di una qualsiasi altra città d'Italia, d'Europa, del mondo, vi è SEMPRE qualche schizzato - maniaco - arrapatone dell'ultima ora, persona in genere sgradevole che consiglierei solo a qualche stronza che in passato non me l'ha data;
-qualche tempo addietro, i redattori di questo blog avrebbero vissuto una ipotetica chiusura di tutte le discoteche veronesi come una notizia alla quale rispondere con revangismi e chauvinismi: altrimenti noi che cazzo facciamo nella vita?
Ma anche no.
Ed è qui che vorrei risponderti, avv. (continuiamo a darci del tu, ma facciamo finta che ora mi stia un po' sul cazzo, mossa necessaria per continuare a mascherare questa bieca operazione di marketing, ok?).
Nel senso:
1) Ok, la discoteca è generalmente morta.
2) Le tue come le nostre conclusioni derivano da metodi induttivi: tu e noi generalizziamo, come in tutte le cose, dai. Se dici che le discoteche sono demodè, se diciamo che le discoteche sono colme di apocalittica tamarragine, il 95% delle discoteche saranno demodè e piene di apocalittica tamarragine.
3) Occorre concentrarsi sull'ipotetico 5% di "cose buone", ammesso che esista quel 5% e non sia un 5 per mille e non sia già nelle mani della chiesa cattolica. A tal proposito i redattori Sentenziosi hanno spesso la voglia, la curiosità di farsi qualche giretto qua e la' (e notate che lo dico come lo canterebbe Pupo in "Su di noi": "fare l'amore qua e la'..."), giusto per vedere che aria tira fuori Verona. Anche perchè, come si sarà capito, non tutti qui siamo di Verona. Ad oggi, 29 maggio 2007, confermiamo il 95% di cui sopra, percentuale che è di fatti il genitore putativo di questo blog. MA...
4) Confermiamo anche l'esistenza del mitico 5%. Che non va visto nè come un miraggio, nè come un obbligo: sta lì, sai che c'è, sai che si nasconde nel sottobosco milanese, trevigiano e di qualche altra città del nord (non sono leghista, preciso), forse romano, sicuramente londinese, berlinese, parigino. Sai che non sta solo fuori ma anche dentro di te, perché corrisponde ad un mix meditato di: a) location; b) compagnia; c) fighe già a tuo seguito senza sperare di fartele in loco perchè ciò non accadrà mai; d) selezione musicale (non sottovaluterei la componente dell'offerta artistica, in effetti). Aggiungo che, personalmente, sono quasi sempre contrario alla sopravvalutazione del "mondo oltro", dello straniero, dell' "altrove si sta meglio" e via dicendo, ma sono altesì sempre più convinto che l'inculata colossale per noi, intendo noi scaligeri, sia la mancanza del nostro 5% perchè nel punto d), al quale hai riconosciuto poca importanza, siamo fermi agli anni '80. Macchè anni '80, al dopoguerra. E allora sempre più "Suu lee maniiii!", peggio che in Sardegna, peggio che in Riviera, peggio che Jerry Calà e/o Smaila vocalists.
5) La radice del tutto forse sta nel considerare arte un certo tipo di musica che puoi ascoltare in certe discoteche (notare la vaghezza del tutto...). Per noi un quel tipo di musica è arte e ci piace frequentare le rare discoteche che passano tale selezione.
6) Comunque non disperate, fallite le discoteche, ci sono sempre i concerti e le feste private! Rock'n'roll baby, fuckin' rock'n'roll.