29 maggio 2007

Discoteche a Verona e non solo: a che pro?

Manco il tempo di dire che l'eco di Sentenziosi si allarga e si dipana, con nuove flotte di trashreporters dai quattro angoli nazionali, che da oggi abbiamo pure lo spazio dello scrittore. Che poi pensateci: ormai ogni pubblicazione che si rispetti (online, offline, below the line, above the line...), cerca sempre di riscattare una propria palese mancanza di creatività chiamando a se' giovani scrittore più o meno sottopagati e più o meno bravi. Alberto Fezzi è un prosatore a volte acuto. A questo punto immagino sia sottopagato.

La discoteca. A Verona e non solo: a che pro?

“ La discoteca: luogo mitico nella fantasia di ogni giovane veronese, ma direi quasi di ogni giovane italiano, se non europeo, se non addirittura mondiale, dove fare sfavillanti incontri e immaginarie copulazioni. O meglio: i ragazzi solitamente vanno in discoteca per provarci con le ragazze, le ragazze solitamente ci vanno invece solo per ballare e farsi guardare con avidità, anche se poi in alcune discoteche viene proposta una musica talmente inascoltabile e non ballabile che sorge il ragionevole dubbio (o, come direbbe Previti, il legittimo sospetto) che quelle ragazze non siano venute lì solo per ballare (allora però è probabile che siano lì solo per farsi guardare con avidità).
Credo che l’immagine della discoteca come crocevia di sesso, droga e rock and roll, sia un retaggio che ci si trascina dietro dal periodo delle scuole medie-inizio scuole superiori, dove la discoteca veniva considerato il luogo principe dove provare i primi approcci sessuali con annesso acne. E il glorioso divanetto della discoteca assurgeva a teatro di imprese erotico-sentimentali che al confronto l’appartamento di Ultimo Tango a Parigi era un convento di suore di clausura.
A Verona per esempio c’è stato il Queen (che ora non c’è più, cinicamente sostituito da un freddo Bingo), pietra miliare degli incontri fra piccoli giovani libidinosi pieni di sebo. In questo locale, sui suoi divanetti, sono nate leggende di lascivia e peccato che farebbero impallidire un regista di film porno: nugoli di pre-adolescenti avvinghiati a se stessi e a polpacci estranei, lingue di otto metri che partivano dalla moquette per arrivare fino alle labbra altrui, ecc.
Poi il giovane veronese è cresciuto ed è riuscito a dare una collocazione plausibile ai propri ormoni: né tutti in faccia, né tutti nei testicoli. Tuttavia ha conservato da allora la propria sindrome da divanetto, per cui, anche a 35 anni, va in discoteca perché, sotto sotto, spera di limonare con una ragazza. La cosa succede abbastanza raramente, però, anche qui, va apprezzato il tenace impegno. “

Così scriveva più di tre anni fa un ragazzo veronese [ndSentenziosi: non ci viene proprio in mente chi possa essere...], e non si può dire che la situazione ad oggi sia tanto cambiata. Questo blog lo dimostra: a distanza di più di tre anni da quel libro, è ancora possibile postare in modo quasi giornaliero degli scritti che prendono per il culo le discoteche di Verona e provincia. E così, credo, potrà essere tra altri tre, trenta, trecento anni.
La domanda è fondamentale ed assoluta: perché esiste ancora l’istituto della discoteca? Esiste veramente ancora gente che, sul serio, si diverte ad andare in discoteca?
Io credo che ad oggi, nel 2007, gli unici veri motivi che spingono una persona ad andare coscientemente a ballare in discoteca, proprio con la genuina voglia di andarci, siano fondamentalmente quattro: 1) Essere adolescenti; 2) Aver fatto una sbronza colossale, al limite del coma etilico, che, o annulla l’autocoscienza, o alimenta in modo smisurato la speranza di potersi fare una ragazza anche se si è attraenti come una scarica di cagotto; 3) Essere vagamente disadattati o lievemente maniaci sessuali; 4) Essere redattori di questo blog e dunque andarci con il pregevole scopo sociale di prendere per il culo tale luogo.
Solo per questi quattro motivi mi spiego ancora la presenza di gente in discoteca. Non credo possa essere per la presenza di un vocalist che urla: “Ssssuuu lllleee mmmmaniiiiii” (non è ancora diventato reato dare un microfono a certi squilibrati?); non credo sia per i prezzi dei cocktail, raddoppiati senza un ragionevole motivo rispetto ai normali locali, neanche ci si trovasse alle porte dell’Eden; non credo sia per la musica proposta, che molto spesso assomiglia a un set di pentole che cadono per terra; non credo sia per la presenza dei p.r., mestiere che a Verona, almeno una volta nella vita, hanno praticato tutti con il miraggio del guadagno facile, salvo trovarsi a 48 anni ancora a distribuire riduzioni davanti alle scuole medie con il rischio di finire come gli insegnanti dell’asilo di Rignano; non credo sia, e qui so di scontrarmi contro un tabù incrollabile, per la presenza di gnocca, semmai è il miraggio della gnocca, questo sì, perché la discoteca è ormai luogo prettamente maschile, e chi, negli ultimi due anni, si è fatto in discoteca una ragazza ivi conosciuta (attenzione, ho scritto “ragazza”, non ho scritto “nutria di fiume” né “baldracca alle svendite di fine stagione”), mi contatti che gli spedisco un fallo d’oro.
Immaginiamo che un’ordinanza del neo sindaco Flavio Tosi imponesse la chiusura di tutte le discoteche, chi sarebbe veramente scontento? Quali tipologie di persone protesterebbero sul serio?
1) Gli adolescenti; 2) Quelli che hanno fatto una sbronza colossale; 3) I vagamente disadattati e i lievemente maniaci sessuali; 4) I redattori di questo blog.


Alberto Fezzi




Aggiungo io un paio di prime considerazioni, avv. (ci diamo del tu, ma teniamo quella formalità necessaria a mascherare questa bieca operazione di marketing, ok?).
Grazie anzitutto per aver scelto il mezzo sentenzioso, son cose. L'analisi da te condotta è in parte encomiabile, lucida e fredda come il ferro del medico chirurgo descritto da uno scrittore naturalista, con la vena comico-grottesque che chi ti conosce, sa' (sa-sa-prova). In particolare sarei concorde sui seguenti punti:
-certamente la discoteca è diventata il luogo dello squilibrio quantitativo dei sessi: 10 fighe (nel senso di donne con un taglio in mezzo alle gambe, la cui bellezza può arbitrariamente oscillare su di uno spettro che va da "bello" a "incubo") e 90 uomini (nel senso di cretini vestiti in maniera imbarazzante con annessa bava fluorescente);
-certamente è frequentata da gggiovani, anzi da gggiovanissimi: del resto sono oggi soprattutto questi a sbronzarsi manco vincessimo vinto la finale di coppa del mondo ogni weekend;
-tra i fenomeni da circo che si lasciano trovare in una discoteca a Verona, come in una qualsiasi discoteca di una qualsiasi altra città d'Italia, d'Europa, del mondo, vi è SEMPRE qualche schizzato - maniaco - arrapatone dell'ultima ora, persona in genere sgradevole che consiglierei solo a qualche stronza che in passato non me l'ha data;
-qualche tempo addietro, i redattori di questo blog avrebbero vissuto una ipotetica chiusura di tutte le discoteche veronesi come una notizia alla quale rispondere con revangismi e chauvinismi: altrimenti noi che cazzo facciamo nella vita?

Ma anche no.
Ed è qui che vorrei risponderti, avv. (continuiamo a darci del tu, ma facciamo finta che ora mi stia un po' sul cazzo, mossa necessaria per continuare a mascherare questa bieca operazione di marketing, ok?).
Nel senso:
1) Ok, la discoteca è generalmente morta.
2) Le tue come le nostre conclusioni derivano da metodi induttivi: tu e noi generalizziamo, come in tutte le cose, dai. Se dici che le discoteche sono demodè, se diciamo che le discoteche sono colme di apocalittica tamarragine, il 95% delle discoteche saranno demodè e piene di apocalittica tamarragine.
3) Occorre concentrarsi sull'ipotetico 5% di "cose buone", ammesso che esista quel 5% e non sia un 5 per mille e non sia già nelle mani della chiesa cattolica. A tal proposito i redattori Sentenziosi hanno spesso la voglia, la curiosità di farsi qualche giretto qua e la' (e notate che lo dico come lo canterebbe Pupo in "Su di noi": "fare l'amore qua e la'..."), giusto per vedere che aria tira fuori Verona. Anche perchè, come si sarà capito, non tutti qui siamo di Verona. Ad oggi, 29 maggio 2007, confermiamo il 95% di cui sopra, percentuale che è di fatti il genitore putativo di questo blog. MA...
4) Confermiamo anche l'esistenza del mitico 5%. Che non va visto nè come un miraggio, nè come un obbligo: sta lì, sai che c'è, sai che si nasconde nel sottobosco milanese, trevigiano e di qualche altra città del nord (non sono leghista, preciso), forse romano, sicuramente londinese, berlinese, parigino. Sai che non sta solo fuori ma anche dentro di te, perché corrisponde ad un mix meditato di: a) location; b) compagnia; c) fighe già a tuo seguito senza sperare di fartele in loco perchè ciò non accadrà mai; d) selezione musicale (non sottovaluterei la componente dell'offerta artistica, in effetti). Aggiungo che, personalmente, sono quasi sempre contrario alla sopravvalutazione del "mondo oltro", dello straniero, dell' "altrove si sta meglio" e via dicendo, ma sono altesì sempre più convinto che l'inculata colossale per noi, intendo noi scaligeri, sia la mancanza del nostro 5% perchè nel punto d), al quale hai riconosciuto poca importanza, siamo fermi agli anni '80. Macchè anni '80, al dopoguerra. E allora sempre più "Suu lee maniiii!", peggio che in Sardegna, peggio che in Riviera, peggio che Jerry Calà e/o Smaila vocalists.
5) La radice del tutto forse sta nel considerare arte un certo tipo di musica che puoi ascoltare in certe discoteche (notare la vaghezza del tutto...). Per noi un quel tipo di musica è arte e ci piace frequentare le rare discoteche che passano tale selezione.
6) Comunque non disperate, fallite le discoteche, ci sono sempre i concerti e le feste private! Rock'n'roll baby, fuckin' rock'n'roll.

26 maggio 2007

Festival Futuro Presente: Effetto Bertolucci al Mart

L'eco di Sentenziosi si va allargando. Norma in questi casi vuole che fra i lettori a seguito di un blog vi sia qualcuno che partecipi attivamente. Nico ('a romanaccia per i più intimi) è una delle nostre trashreporters più apprezzate e si è recata al Mart di Rovereto per Effetto Bertolucci, parte del Festival Futuro Presente.

Antefatto
Era una notte di Gennaio, la vigilia di un esame orripilante, quando uscendo sconfortata dalla mia cameretta romana, mia affaccio in sala e la mia coinquilina mi comunica che stavano dando un film “un po’ strano” su rete 4… dopo la pubblicità scorre la scritta in sovrimpressione The Dreamers – I sognatori.

festival futuro presente

“minchia figata! – pensai - è uscito tipo 3 anni fa e io ancora non l’ho visto”... ho fanculato rapidamente il manuale oggetto di studio e mi sono incollata allo schermo.

Non starò qui a sbrodolare sulla bellezza del film, peraltro sufficientemente discusso a suo tempo, né sulla comunque indiscutibile bravura di Bernardo Bertolucci… ma vogliamo piuttosto parlare del cast? Nessun butel sano di mente avrà da obiettare circa l’incomparabile atomica pheegaggine di Eva Green alias Isabelle, probabilmente nota ai più per essere stata la bond girl del recente 007 Casinò Royale. [ndSentenziosi: un vero butel ha visionato ogni cm quadrato di Eva Green e seppe apprezzare cum magno gaudio]

festival futuro presente mart
Sempre una grandissima topa

Possiamo invece, care butele, aprire un dibattito in merito ai suoi due coprotagonisti: Michael Pitt alias Matthew, che se non sbaglio deve aver fatto in tempi non sospetti qualcosa in Dawson’s Creek, e Louis Garrel alias Theo, che il pubblico italiano non si è filato né ante ne post Bertolucci, nonostante sia figlio di Philippe Garrel, da molti considerato l’ultimo regista della Nouvelle Vague. Che dire: personalmente il primo, che interpreta nel film il personaggio la cui posizione maggiormente condivido (e invidio!), non mi suscita niente di particolare, il secondo, invece… lascio parlare le immagini:

effetto bernardo bertolucci mart effetto bernardo bertolucci

Ma torniamo a noi: l’esame andò così bene che m’è toccato ridarlo la settimana successiva, ma da quel giorno, come una fan adolescente delle Spice Girls, cercai informazioni su film e apparizioni, successi e amori del mio beniamino (nonché del regista nostrano, del quale, a onor del vero, ad oggi ho visto solo due film e mezzo!) Niente nulla nada fino alla metà di Marzo, quando grazie a Google scopro che “…Louis will be in Rovereto..in honour to Bernardo Bertolucci…” Co – co – cooosa? Insomma per farla breve dal 3 al 12 Maggio il geniale team del Mart (Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto) ha pensato bene di dedicare la terza edizione del Festival FuturoPresente a Bernardo Bertolucci creando la rassegna Effetto Bertolucci, e dal canto suo quel ggran ggiusto di Bernardo ci ha voluto regalare una serata (che dovevano essere due) con 2/3 degli attori protagonisti del suo ultimo film: Eva Green e Louis Garrel, appunto.

(…) Dopo Merce Cunningham e Philip Glass, al centro dell’edizione di quest’anno è Bernardo Bertolucci, protagonista di una delle esperienze artistiche più significative della storia del cinema degli ultimi quarant’anni. Giovanissimo esordiente influenzato dalla poetica pasoliniana, Bertolucci ha rapidamente raggiunto una cifra stilistica pienamente autonoma, che si è definita proprio a partire dalle intense relazioni stabilite con le arti figurative, la tradizione musicale e la cultura letteraria. Il suo cinema è infatti profondamente segnato dalle collaborazioni con musicisti come Ennio Morricone, Ryuichi Sakamoto [ndSentenziosi: immenso!], Gato Barbieri e David Byrne, dal confronto con matrici letterarie che rimandano ad Alberto Moravia, Stendhal, Jorge Louis Borges, Paul Bowles, James Lasdun e dal dialogo con tradizioni figurative di grande intensità (si ricordino solo i tributi a Francis Bacon, Ligabue, René Magritte, Pellizza da Volpedo). Maggiori info su quanto vi siete persi su www.festivalfuturopresente.it.

Effetto Bernardo Bertolucci - Mart Rovereto

Il giorno 22 Aprile parto da Roma, tappa a Verona, per arrivare a Rovereto city alle ore 8.30 del 23 Aprile e attendere l’apertura della biglietteria del festival che sarebbe avvenuta… alle 10. Volevo scongiurare il rischio che una folla di trentini si accampasse nottetempo nella hall del Mart per poi accodarsi dall’alba di un lunedì mattina e fregarmi tutti i biglietti: non c’era un anima. Fortunatamente mi son portata appresso un’amica aspirante ingegnere edile che ha passato un’ora abbondante a disegnare la struttura architettonica del Mart. Alle ore 10.20 o’clock acquisto due biglietti in quarta fila centralissima: missione compiuta.

L’attesa febbrile dell’evento mi logora, mi faccio mille …, ehm, storie: nella folla i nostri sguardi si incontrano, lui mi sorride, le mie gote arrossiscono, il cuore batte forte, si avvicina splendido fra i flash dei fotografi, il chiassoso mondo attorno a noi si annulla, i contorni sfumano, mi cinge la vita e mi bacia appassionatamente… e nella scena successiva mi accascio sfinita accanto a lui, che si accende una sigaretta nella sua camera d’albergo.

Il giorno 11 Maggio parto da Roma all’alba, tappa a Verona, (ceretta, manicure, pedicure, peeling, shampoo, doccia, dress, trucco) e, poiché la persona deputata ad accompagnarmi mi tira il pacco più pacco della storia e non trovo un sostituto/a a pagarlo oro, prendo il treno delle 18.30, che però all’altezza di Avio si ferma nel bel mezzo della valle dell’Adige. Anche le macchine sull’autostrada sono in coda. Panico. Una nuvola di fumo nero davanti a noi. In quel momento ho pensato quanto Murphy fosse ottimista e Kafka fiducioso. Manco si riesce a telefonare che la linea è intasata. Rido istericamente con le lacrime agli occhi. Il treno riparte: scorre sul finestrino l’immagine di un camion in fiamme a un palmo dal guard-rail. Grazie Signore, grazie (cinismo q. b., del camionista non c’era traccia): pochi minuti prima delle 8 atterro a Rovereto city.

I miei attori(/The Dreamers)
Ipereccitata e turbata arrivo al Mart: varia ggente ggiòvane, ma anche no, perlopiù trentini. Entro all’Auditorium Fausto Melotti e vendo il biglietto che ho in più (al manco quela). Apre la sala. Come una cogliona mi fiondo dentro: infatti Eva e Louis a quanto pare sono arrivati dopo pochi minuti, hanno salutato le folle e la serata, come di norma accade, è iniziata con una mezz’oretta di ritardo. Lo so, voi Butei mai avreste fatto un tale errore strategico.
Le luci finalmente si abbassano, il presentatore presenta l’ospite, l’ospite entra sorretto da “una sorta di girello” causa “una specie di super ernia” (come dirà lui stesso l’indomani, n.d.n.), saluta, ringrazia dei copiosi applausi e invita gli invitati a entrare. Tu-tum tu-tum tu-tum. La sala trepida. Entrano due semidei: lei in total black sobrio, capello liscio e trucco leggero, lui in grey-blue suit, white shirt, capigliatura sconvolta.. scarpe da montagna coi lacci rossi e borsa del pc: bohèmien, o meglio, un bonazzo.

Deglutisco per non far colare la bavetta. I tre si accomodano, l’interprete si piazza fra i due francesi. Bernardo esordisce con una breve introduzione su come è stata concepita la sceneggiatura del film e inizia a spiegare come mai ha scelto Louis per The Dreamers. In pratica, l’ha visto, e ha capito che sarebbe stato lui per via della sua aria borghese e annoiata. Come si suol dire: ‘sti cazzi.

Poi spiega che, deciso Louis, cercava una ragazza che dovesse interpretarne la sorella gemella, e la sua casting director gli proponeva un sacco di “figlie di” interessanti, ma nessuna che avesse quel qualcosa in più… finché non ha visto Eva, anche lei “figlia di” tale Marlene Jobert, attrice francese abbastanza famosa che lui ricordava per una scena che riteneva intrigante in non so che film (forse di Godard). Dunque, una volta provocatala, e avendo lei reagito in modo giudicato giusto (in realtà non ha spiegato in cosa consistesse questa prova, e nel frattempo Eva ha fatto una faccia come dire “ha sì?”) la Green fu scritturata.

A questo punto Bertolucci le fa una domanda generica in merito all’esperienza di girare il suo primo film. Lei risponde compita ma girata verso Bertolucci e la povera interprete le chiede di voltarsi che se no non sente un fico secco. Lei vagamente seccata annuisce, e si rigira a parlare con Bertolucci. A questo punto interviene Louis dicendo in francese rivolto alla sua collega qualcosa come “La stai facendo soffrire”, riferendosi alla traduttrice che sta scrivendo come una dattilografa in calore e allungava il collo disperatamente per tentare di riuscire a sentire. La sala ride. Eva sembra aver finalmente recepito. Bernardo interpella Louis. Anche Louis risponde. Ovviamente non ricordo affatto cosa l’interprete abbia interpretato dei discorsi fatti dai due, non ero molto lucida (in compenso posso dire con una certa sicurezza che Garrel si è toccato i capelli 3 volte, mangiato una pellicina dell’indice della mano sinistra 2 volte, e del medio una volta, che ha spostato il pc 2 volte perché come l’aveva messo la prima volta rischiava di cadere, e che ad un certo punto ha accavallato le gambe).




Riprende la parola Bernardo e propone a entrambi di raccontare un po’ quali siano state le loro successive esperienze cinematografiche. Eva racconta di aver fatto due film americani, l’ultimo dei quali è appunto Casinò Royale, e tenta di giustificare tali scelte dicendo sostanzialmente che se il tuo primo film è di Bertolucci, tutto il resto sembrerà merda in confronto. Come darle torto, povera ragazza? Poi tocca a Louis, che decide di parlare in italiano (imparato non ho capito bene dove, forse al Conservatoire National d'Art Dramatique, forse dalla sua presunta compagna, l’attrice italofrancese Valeria Bruni Tedeschi - sorella di Carla Bruni).



Prosegue dichiarando che, visto il film di Bernardo, suo padre, manco fosse l’Uomo del Monte, ha detto “Good!” e l’ha mandato a comprare tutti i costumi del film perché anche lui voleva fare un film sul ‘68 (Les Amants réguliers, 2005, film di 3h in b/n solo in francese – io l’ho visto coi sottotitoli in tedesco, ché je ne parle français pas - grazie a cui Garrel padre ha vinto il Leone d’argento 2005, e Garrel figlio, che ne interpreta il protagonista François Dervieux, ha vinto il premio César – l’Oscar francese - come Meilleur jeune espoir masculin, cioè migliore giovane promessa maschile, n.d.n.). Continua spiegando come lui ami molto partecipare alle manifestazioni di piazza a Parigi, ma che, avendo fatto due films sul ’68, ora non può più perché “tutti mi cercano, mi chiamano Theo o François, mi chiedono di mio papa…” Scatta l’applauso.

festival futuro presente

Riprende la parola Bertolucci per un paio di words&fruits in merito alle critiche mosse al suo film, ossia sul fatto che sia stato da alcuni giudicato pornografico per la “frontal nudity” dei protagonisti , dicitura contrattuale che lui ritiene senza senso e che sta a significare la nudità completa dell’attore/trice nel film, nonchè in merito al fatto che non fosse in realtà un film sul ‘68, perché i tre ragazzi vivono perlopiù in casa e solo alla fine prendono contatto col mondo esterno. A questo proposito Louis interviene ancora una volta dicendo in italiano: “Mio papa è rimasto molto impressionato dal fatto che Bernardo abbia fatto un film sul ’68 distribuito dalla Fox!” Risate e applausi. Giustamente Bertolucci ha fatto notare la differente interpretazione del ’68 data da lui rispetto a quella data da Garrel senior, sia da un punto di vista filmico, sia per così dire metafilmico (nel senso che Les Amants réguliers è stato prodotto da Maïa Film in collaborazione con ARTEfilm, roba di nicchia, pare).
Detto questo, essendo che s’era fatta na certa, han salutato, ringraziato la pia interprete che se non sbaglio si chiamava Alessandra, e si sono ritirati dietro le quinte. Pausa, tutti fuori a fumare e mangiare mele verdi fornite in simpatiche confezioni cubiche di cartone dallo sponsor laTrentina. A seguire proiezione del film. Io mi son detta: non ho interagito con nessuno, il film già l’ho visto (anche se in italiano, mentre lì era in v.o. con sottotitoli, come a detta di Bernardo dovrebbe sempre essere per poter vedere in azione l’attore e sentire la sua vera voce, cosa che in Francia pare sia la norma), le stars usciranno da un cunicolo segreto che li porterà direttamente oltre il traforo e l’ultimo treno è alle 22.20. Me ne vado.

Ancora si devono rimarginare i tagli e le ustioni che mi sono autoinferta su tutta la superficie cutanea: l’indomani sera il responsabile del teatro mi rivela che (di Eva in realtà non ho chiesto, ma:) “Louis è stato alla mano, ha chiacchierato con i ragazzi fuori dal teatro dopo l’incontro..bla bla bla”. Goccia puttana, vedi però che la sera dopo né lui né Eva si sono presentati per la serata conclusiva, in barba a quanto annunciato da brochure, per cause ignote (ipotizzo un mero inganno scientemente architettato dall’organizzazione, maledetti).

Il mio mondo
Il giorno 12 Maggio, dicevo, ho effettuato nuovamente la medesima disperata ricerca di un accompagnatore/trice, interpellando stavolta pure la crew dei Butei, ma manco loro mi si sono filati di pezza [ndSentenziosi: è un duro business ragazza quello della trash inviata, un duro business...], e dunque ho ripetuto sola soletta, cullando le mie dolci illusioni, il ciclo styling-travelling-selling ticket e ho atteso l’inizio di quest’altra serata. Interessantissima, irriproducibile, anche perché leggermente lunghetta (2h nette) a base dei seguenti ospiti (in ordine di intervento): Marcello Garofalo, collaboratore de “Il Manifesto” e “Ciak”, critico cinematografico e saggista, che ha funto da presentatore, Morando Morandini, giornalista, critico e coautore della Storia del Cinema Garzanti e del best-seller Dizionario dei film Zanichelli, Jacopo Quadri, collaboratore di Bernardo Bertolucci per il montaggio dei film L’assedio e The dreamers, Matthew Spender, scultore e pittore, amico di famiglia di Bernardo, realizzatore delle quarantasette opere in terracotta utilizzate sul set del film Io ballo da sola, Lucilla Albano, professoressa di cinema all'Università di Roma 3, nonché cognata dei Bertolucci, ed infine ovviamente Bernardo Bertolucci himself.

Immaginate però la delusione quando ho capito che una delle poltrone sarebbe rimasta vuota tutta la sera (nell’altra ci si è seduto un ominino curioso, credo un aiuto regista di origine inglese). Ovviamente questo duro colpo ha minato seriamente la mia resistenza psicofisica, e, conclusa la conferenza, mi sono ridotta a passeggiare per le erte e inanimate viuzze di Rovereto, unico suono il ticchettio sconsolato delle mie ballerine rosse, aspettando che il mio papi arrivasse a prendermi in auto (thanks daddy!). Una volta seduta sul sedile mi sono istantaneamente addormentata.

Ho sognato di un sognatore.

Nico

22 maggio 2007

Interzona Verona

Interzona Verona: Boredoms live in concerto

Con ritardo, ma arriviamo. Sì sono esibiti il 5 maggio alla rinnovata Interzona di Verona, questi Boredoms dal lontano Giappone. Noi c'eravamo, pur non sapendo assolutamente chi essi fossero.
Il loro spazio su myspace da' indicazioni parziali e sommarie della loro ricerca musicale: la verità sintetica di un loro concerto live è a dir poco spiazzante. Ma in fondo affascinante.
E così siamo stati spiazzati, ma affascinati. Perchè Sentenziosi all'Interzona coi Boredoms, c'è! (ndSentenziosi: ah sì? No perchè non s'era proprio capito guarda...). Parlo a nome mio, di Frut1, Butel3, 4, 5. O 3, 6, 7. Non si capisce più nulla qua coi numeri, sembra la lotteria.
Colgo l'occasione per rispondere ad un lettore che accusò Sentenziosi (paradossale) di trascurare Interzona e l'ambito alternativo. A ridaje... che volete, l'etichetta alternativa stenta a morire.

Boredoms: chi sono?
Il pomeriggio del 5 maggio così risposi: "Che cazz' ne so?".
La notte del 5 maggio così rettificai: "Dei pazzi sperimentatori di musica psichedelica che moriranno entro sette-otto concerti".
Non scherzo gente, la loro musica è dannosa per la salute, loro e di chi veglia i concerti. Il sito di Interzona li presenta delineando una parte del loro percorso: musica che sarebbe una fusione di speedmetal e freejazz (e secondo noi pure freemetal e speedjazz, va'), con richiami ai Faust anzitutto (sì c'è del kraut rock, ma lieve parvenza), senza la palpabile presenza di un ritmo o di una melodia, il tutto portato ossessivamente all'eccesso. Ma, sottolinea Interzona, si tratta di una musica che "solo un orecchio distratto definirebbe rumorismo caotico". Deduco che al mondo ci sono 6 miliardi di persone con l'orecchio distratto. Vedrete presto perchè.
A nostro avviso le cose stanno sì così, ma di più: i Boredoms sono un complesso di musica anzitutto acida, psichedelica e sperimentale; declinando più a fondo, aggiungerei electro-funk-acid-jazz-triccheballache; e il tutto si muove su questa bisettrice: percussioni plurime interminabili, distorsioni del suono e un pazzo che batte un mega xilofono e urla fortissimamente cose in giapponese tipo: "Butel1 tua madre è una baldraccona", "Frut1 sei un cesso anche al buio", "Butel3 fa i pompini col culo" e così via.

Interzona - il concerto dei Boredoms
Giungiamo intorno alle 22.30, il tempo di una bevanda analcolica (ebbene sì, abbiamo deciso di non anestetizzare i nostri sensi per raccogliere il meglio della dolce sinfonia che ci verrà proposta di qui a poco) e nella sala (sala? Magazzino) centrale l'organico si è appena messo all'opera: i Boredoms sono stati sistemati al centro, con le loro tre batterie, il capellone-mixatore-battitore-urlatore pazzo e una specie di tecnico del suono a curarsi dell'uscita del suono di tanto in tanto. L'uditorio è disposto in cerchio intorno al complesso. Solo alle loro spalle una piccola tribuna di tre-quattro gradini. E' accorsa una presenza moderata, equilibrata per gli spazi messi a disposizione. L'effetto scenico ci piace, bella cosa lo stare tutti intorno alla band a cinque centimetri.
I Boredoms stavano già suonando e suoneranno per circa un'ora senza grosse variazioni melodiche. A questo punto, senza riprendere il leziosismi di genere e critica musicologica che non sono nelle mie corde (bisognerebbe sentire Frut1 - ma se questa recensione l'avesse scritta a lui, a questo punto stareste ancora leggendo di riflessioni tra lui e il suo non-cervello e con altre vocine che escono da ogni dove), vi lascio alla prova live, registrata da noi in loco. Twice.





Ecco. Che vi avevo detto? Non vi avevo parlato di alcune percussioni? Ora, capirete bene anche voi che questi moriranno a breve, non potranno reggere ancora molti concerti. Ma in fondo sono giapponesi, il suicidio è ingenito alla loro cultura.
Sicchè, come già noi, tanti sono stati gli spettatori che tra un brano e l'altro (durata media: 7-8 minuti!) si sono ritirati per almeno 4-5 minuti di riposo al bar della zona antistante, per un relax timpanesco dalle assordanti sonorità di 'sti giapponesi.
Eppure sono a loro modo geniali. Un evento unico, senza dubbio. Quindi promossi: niente trash qui, difficilmente c'è un modello alto al quale attingono al 100% e lo ripropongono. Sì recuperano, ma sono sperimentatori. Frut1 è entusiasta, noi condividiamo una parte della sua mascolina sensibilità.

Seguirà un dj set come da tradizione, Interzona in parte si svuoterà ma sono diversi i gggiovani che come sempre decideranno di fermarsi per quattro passi a ritmo di dens-dens. Altri ancora, giungeranno solo in questo momento: terminati i concerti della "prima serata", l'ingresso all'Interzona è gratis. Un richiamo sempre magico, ovviamente, per il precariato veronese della giovane età.

Conclusioni sentenziose
-Boredoms promossi: questi giapponesi spaccano dannatamente culi poderosi.
-Brava Interzona Verona, come disse Frut1: "Voglio proprio vedere chi è che in Italia ha le palle di proporre questa musica sperimentale". Del resto non è la prima volta che le selezioni artistiche del management sono di carattere.
-non ci è piaciuto il dj set, meno "cool" del solito: in genere vispo e aggiornato, questo giro ha preferito un calderone di LCD, altri pezzi indie, Blur, un po' di anni '80 "esportabilissima" e in genere pezzi un po' del menga. Seppe fare di meglio. Dopo poco abbandoniamo alla volta del centro. Torneremo all'1.30 ma a quel punto le cose stavano andando alla deriva con balletti di gruppo su antichi ritmi decisamente inflazionati.
-capitolo più importante. La clientela. Torniamo alla mia considerazione dell'incipit: perchè se la gente si veste da barbona, magari con quattro orecchini, un cazzo di piercing, un tatuaggio qua e là, anda' scazzato da chi ha fatto a pugni con la vita... deve essere alternativo? Per me, solita periferia estetica. Questo vale certamente per i gggiovani; si può applicare parimenti alle gggiovani, ma andrebbe aggiunta una cosa fondamentale. Alla vostra domanda: "Sì ma Butel1, non tenerci sulle spine... quante pheeghe c'erano?" io rispondo con indelicata certezza: "ZERO ASSOLUTO", correndo anche il rischio di una simile ardita citazione musicale italiana, la quale un giorno mi ricadrà sul capo. Non scherzo: una figa manco a pagarla. Nel vero senso della frase: paghi l'ingresso e non ne trovi una, potresti andare fuori chè le "pro" di colore sono a due passi (siamo in zona Fiera, per i meno informati), ma quelle sono anche peggio, ergo resti a mani vuote.
-nel complesso pollice su, a parte il capitolo pheega.

21 maggio 2007

Porta Nuova Caffé Verona: news!

Così Sentenziosi sul Porta Nuova Caffé di Verona a metà ottobre 2006:

se consideriamo che la zona è di per sè poco gradita al veronese medio, fin troppo memore del parcheggio con Porsche in Piazza Erbe, e che in fondo siamo a Verona e che tutta quest'avanguardia verrà falciata dall'Inquisizione (n.d.r. a Verona, se sei avanti, sei uno zero sociale), invito a scatenarsi la bagarre di scommesse circa la durata di questo locale. Io concedo 6-7 mesi (una sorta di contratto di prova, poi se ne riparla).

Ok, noi abbiamo sbagliato di 2-3 mesi circa. Ma a metà maggio 2007 il contratto di prova infine è scaduto, giacchè:

Venerdì 25 maggio inaugura la nuova gestione del Caffè Porta Nuova di Verona

(courtesy from 2night.it)

Son cose. Enfants terribles. A volte ci facciamo paura da soli (ad esempio allo specchio).

Il pomo della discordia che portò all'avvicendamento, questo sconosciuto al momento. Chi sa parli.
A questo punto immagino che la nuova gestione proporrà "tutta un'altra cosa" per la solita super serata all'insegna della qualità e del gggiusto divertimento gggiovane per "essere fashion". In da haus. Ma a questo punto è altrettanto plausibile ritenere che la baracca abbia perso di credibilità e che di qui ad un anno una nuova gestione si sacrificherà per renderci tutti ancora e sempre più fashion. Che culo.

20 maggio 2007

Festa pirati a Mantova

Sentenziosi agenda: mamma li pirati a Mantova
O meglio una segnalazione bella e buona, noi non ci saremo causa impegni di altra natura. Stop. Del resto l'occasione è gradita per alleggerire un po' la casella di posta, in modo da rispondere una tantum a chi ci chiede info su questa festa, e quando e dove e perchè e soprattutto com'è.
Rispondo subito all'ultimo questito: "Ma se non l'hanno mai fatta prima, che cazzo ne sappiamo noi?". Da una sommaria lettura delle e-mail che ci sono arrivate negli ultimi tre mesi, deduco che qualcuno ha a sua volta dedotto (o indotto) che siamo dei guru della nightlife. Che culo...


FESTA LA NOTTE DEI PIRATI A MANTOVA

Venerdì 25 MAGGIO 2007 h. 19.00
Succede questo:
-che mercoledì 23 maggio esca il terzo capitolo di Pirates of the Caribbean (in Italia Pirati dei Caraibi: ai confini del mondo), aka le avventure di Jack Sparrow, panni indossati per la terza volta dal proteiforme Johhny Depp;
-che contestualmente (nel senso: a tema) qualcuno dalle parti di Mantova venerdì 25 maggio decida di impostarvi una festa dei pirati in pompa magna, o apparente tale.

Tra l'altro, se interessa il cinema, c'è tra gli alti livelli dell'industria hollywoodiana tutta una disputa circa la possibilità di non far tramontare il personaggio di Depp e tenerlo in vita ancora un bel po': c'è chi accosta il Capitano Jack Sparrow ad altri miti quali Kurtz (M. Brando, Apcalypse Now), Don Vito Corleone (sempre Brando, Il Padrino), Tyrell Durden (E. Norton, Fight Club), ecc. Di conseguenza, i simpatici signori in giacca e cravatta che nella vita manipolano lo spettatore medio per sfilargli più quattrini possibili, stanno pensando di continuare a iosa a maniplare lo spettatore medio per sfilargli ancora quanti più quattrini possibili.

festa pirati a mantova

Ciò detto, ecco i dettagli dell'evento, dell'happing, della festa dei pirati, della super serata vecchio:
h.19.00 ritrovo al Papa's per l'aperitivo
h. 19.30 partenza per il cinema per la visione del film "Pirati dei caraibi: ai confini del mondo"
h. 22.20 imbarco motonave Andes per cena e discoteca fino alle 3.00 di notte!
Prezzo del biglietto: 25 euro.
Iscrizioni aperte fino al 20 maggio. Sono già stati venduti 120 biglietti (ndSentenziosi: ovviamente. Anzi, ALMENO 120, macccchhèdddico 120... 1120!).
Info sul sito http://www.myspace.com/piratimantova
Quei simpaticoni dello staff hanno pure girato un video di presentazione:




Sì d'accordo di per sè la trama di queso film è
un po' lineare, ma buona la resa tecnica.

Requisito (quasi) obbligatorio (quindi non obbligatorio...): vestirsi a tema, da pirati appunto.

Considerazioni sentenziose
Come già scritto a qualcuno (Dio salvi il copia-incolla), in genere cerchiamo di anticipare eventi ai quali poi effettivamente presenzieremo. Ragazzi, ciò che differenzia Sentenziosi dai vari 2Night.it & co. è semplicemente questo: noi ci andiamo agli eventi, mica li segnaliamo e basta. Noi siamo con voi, siamo con voi! [Fare seguire scene di pianti, baci, abbracci all'insegna dell'amore libero, grazie]. Infatti non ci saremo, tiè.
Sulle prime possiamo dire che la cosa ha un proprio potenziale. C'è la trovata commerciale, senz'altro, e pare che dietro ci sia comunque un'organizzazione di medio livello (articoli su alcuni quotidiani, Libero, La Gazzetta tra gli altri). E poi c'è l'altro potenziale. Quello trash. Noi giriamo col trashometro al posto dell'orologio, ragion per cui abbiamo deciso di dedicargli un occhio di riguardo. Perchè intendiamoci, andare vestiti da pirati in un cinema alle sette e mezza e poi su un battello ha un suo perchè.

Ma parliamo dei plausibili contro. Il primo sentore di fregatura me lo da il prezzo all-inclusive: mh... ho sempre molti dubbi sul tutto compreso, perchè ciò che è compreso mica lo decidi tu. Il secondo, non la festa sull'imbarcazione ma la festa più cena sull'imbarcazione: queste combo difficilmente accontentano tutti.
Ribadisco che è comunque da premiare il dress code piratesque (quasi) obbligatorio e, di per sè, l'alternativa all'usuale serata in quel di Mantova. Che per dire: se a Verona succede qualcosa nei weekend con coefficiente X pari a 0, a Mantova succede qualcosa nel weekend con coefficiente X tendente a meno infinito. Per quanto possa contare.
Noi ci saremmo andati appunto, ma abbiamo 'sti impegni e nessun inviato si farà vedere (salvo trash-volontari dell'ultima ora: sono aperte da ora le candidature per una recensione!). Inoltre, tra le varie feste di carnevale, siamo già stati pirati, ergo abbiamo già dato.

18 maggio 2007

La moda a Verona. Forse.

Moda e costume a Verona (?): sfilata di moda alla Gran Guardia

Sala bouvette Venerdì 18 maggio Ore 21.
Lo spettacolo è organizzato dagli studenti dell'istituto Nani e della stilista Sonia Mirandola (Second Chance design Via San Nazzaro, 25).

I butei hanno già visto la preview. Per voi un rapido resoconto della serata scorsa, mercoledì 11 aprile ore 20,30 al Teatro Camploy di Verona

Era una serata come molte altre, i divani di butel 1 e butel 2 erano schierati uno affianco all'altro nella pole position per il gran premio della pennica, il braccio penzolava già stancamente dal divano, il telecomando stretto saldamente nell'altra mano era ormai parte integrante del corpo. Nulla sarebbe riuscito a schiodarli da quella posa estatica.

Ma all'improvviso...

Bzz- Bzzz- Bzzzz- bzzzzz- bZZzz

Da sotto la schiena di Butel2 una vibrazione molesta scompone l'assetto da dormita da competizione. Non sarà qualcuno che.. Bè io non rispondo.. Tutto sommato è anche una sensazione piacevole.. Ah si un pò più in là..

Non smette. La catarsi si trasforma in odio, Butel2 con un gesto da atleta recupera il pomo della discordia, apre il flip, pronto a seppellire d'insulti lo sprovveduto chiamante quando...

Ahimè non c'era nessuno con cui prendersela se non uno sciocco promemoria che proclamava fieramente: STASERA ORE 20.45 CAMPLOY SFILATA MODA (bzzz).

L'idillio è rotto, tantovale rompere anche quello di Butel1 (Eh Eh) e vedere un pò sta cosa.
Butel2 da vero atleta afferra la cornetta sul tavolino, senza scendere dal divano, preme il tasto Butel1 e parte la chiamata.
45 squilli dopo risponde qualcuno, qualcosa, con voce simile al maniaco di Saw l'Enigmista, vagamente contrariato:

Butel2: "P-Pronto famiglia Brambilla?"
Butel1: "Butel 2 è lei?"
Butel2: "Mannagg.. Mi ha scopert.."
Butel1: "Bene ora spero che tu abbia una buona ragione per destare i morti dal loro sacro riposo.."
Butel2: "Mah io ecco veramente c'è questa cosa no al Teatro Camploy di Verona, cioè io stavo dormendo, poi no devi sapere che è suonato un promemoria e insomma.."
Butel1: "Va bè ho capito addio.."
Butel2: "No no aspetta c'è della pheeega!"
Butel1: "COS'HAI DETTO??"
Butel2: "Aspetta ho detto aspetta.."
Butel1: "Si si e dopo???"
Butel2: "Ma forse ho detto pheeega mi pare..."

- Tu- tu - tu - tu - tu... contestualmente cade la linea e suona il campanello- Riiing! (all suond and gingle is sponsor by sentenziosi ring tones! Scarica gli effetti onomatopeici di butel2 e anche tu potrai averli sul tuo blog!). Che fatti curiosi, pensa Butel2.

Butel2: "Chi è?"
Butel1: "Sono io scendi che andiamo subito."

Butel2 con la giravolta effetto The Sims è presto vestito, scende le scale e i nostri sono pronti ad un'altra avventura.
Appena salito sulla Butmobile Butel2 viene accolto dal compare che invece di conferire il solito codice: pacche, vecchio, saluti, pacche lo interroga bramoso:

Butel1: "Dov'è la pheeega???"
Butel2: "Ma veramente questo sono domande difficili, forse c'è, forse non c'è.."
Butel1 : "Mi hai fregat?"
Butel2: "Sì, cioè non so, questa simpatica brochure recita così amico: Si svolgerà mercoledì 11 aprile alle 21 al Teatro Camploy la sfilata di abiti vintage di Sonia Mirandola dal titolo “L’esprit du temps: ieri e oggi tra moda e arte”. L’organizzazione è della Galleria Scala Arte Verona con la collaborazione degli Istituti Nani e Bon Brenzoni ed il sostegno dell’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Verona."
Butel1: "Hai detto Comune di Verona?"
Butel2: "Sì!"
Butel1: "Allora mi hai fregat. Va bè mo siamo in ballo e andiamo."

Teatro Camploy, Verona

I nostri giovani eroi nell'incertezza dello spettacolo che li aspetta, un pò sfilata, un pò rivista, un pò cabaret, si accomodano in una posizione un pò decentrata, casomai si necessiti di una fuga repentina et inosservata (heil!).

Il pubblico: non modelle, non designer, non sciacalli sguinzagliati dalle più mondane riviste, non fashion addicted, non trendsetter nè cool hunter. E chi allora? Bè chi a Verona se non famiglie e bambini, bambini e famiglie famiglie coi bambini.

Si spengono le luci un curioso presentatore ci introduce all'argomento.
Il presentatore, un amministratore condominiale prestato allo spettacolo, ci intrattiene una decina di minuti con una presentazione dello spettacolo farcita da aneddoti sugli anni 40 e 50.


Le associazioni libere di questo presentatore "anni-eventi-personaggi famosi di quegli anni" hanno sovvertito la storia. Nel senso la storia non era sempre proprio questa.

Finito. Forse si parte sul serio. Butel1 aspetta fiducioso un'orda di teutoniche modelle sfilare sulle note di "ROCK-ROBOT-ROCK".
Eccole si apre il sipario.
Invece no. Per ora solo due ballerini di tango. Ok giovane lettore questa parte la mandiamo avanti. Premo il tasto FF (musica-musica- giravolta- giravolta- caschè- scosciata-durello-caschè- applausi- escono dal palco).

moda verona
Che poi dei ballerini di tango si dice sempre "Che bravi!"
Ma chi sa giudicare veramente la bravura di un ballerino di tango?

Ritorna lui il nostro nuovo mito; il presentatore, il Frizzi della brà: "Ecco a voi gli anni 40!"
Butel1 rumoreggia il balletto è stato un colpo basso per lui.
Quando all'improvviso si scosta il sipario ed escono due, bè due non proprio modelle, come potremo definirle... indossatrici? Bè non proprio indossatrici... due... Due. Escono due.
Il fare è un pò svogliato escono si fermano posano per i fotografi. Ripartite. Anzi no si sono bloccate. Arrivano i meccanici un oliatina e ripartono. L'età è quella che è (40? 50?). Meglio i vestiti che le modelle. [ndButel1: a parte la mammina anni '80 con gli shorts su per il culo. Per certi versi, da stimare. Mi riferisco a questa sempre gggiovane:


Se è la mamma di qualche lettore, che ce la saluti. Grazie]
Butel1 sta per alzarsi vorrebbe urlare:" MA QUESTA E' UNA TRUFFA!!!DOVE SONO LE MODELLEEE???DOVE SONO LE PHEEGHE??" Tuttavia intercetto rapido il movimento lo placo con un santino di Heidi Klum, necessario nelle uscite con Butel1 quando va in astinenza, e ci godiamo allegramente le altre uscite.
Tra una sfilata e l'altra, una lettura contestualizzata da parte di un'attrice di teatro.


l'attrice qui in resa Dada, a simboleggiare il capovolgimento del concetto
di costruzione dell'identità nella storia della moda qui proposto
Più avanti ci sarà pure un mistero dietro il palco, ancora insvelato: ad un certo punto il Fantasma dell'Opera colpisce duro perchè l'attrice manca l'uscita, tutti si bloccano, interverrà Frizzi a spiegare che "Sta bene, riprendiamo, grazie". Pace all'anima sua.

La dinamica dello spettacolo, in buona sostanza, è questa: una decina di modelle prese in prestito dai banchi del Nani e qualcuna tra le loro fascinose mamme nonchè anche qualche passante per sostituire miss sixties a casa con il bambino con la scarlattina.
L'andazzo sarà più o meno questo:



Gli abiti: una selezione di abiti vintage, un percorso dagli anni 40 agli 80 tutti riadattati dal tocco fatato di Sonia Mirandola, stilista veronese.

Le modelle: nel complesso non sono nemmeno troppo brutte, anzi due o tre sono proprio carine ma non di certo modelle, qualche sciampista, qualche hostess, qualche commessa. Del resto, citando il maestro, a Verona ci dobbiamo accontentare di questo, che è comunque meglio di niente.

Gli abiti, in particolare: alcune uscite interessanti quelle sugli anni '60 particolarmente azzeccate e anche quelle sugli anni '70 niente male. Gli '80 invece un tripudio di trash a nostro giudizio non rappresentativo.

Lo spettacolo: la recita delle medie duepuntozero. C'erano le best girl dell'istituto, c'erano dei curiosi balletti qua e là e ogni tanto c'era un simpatico signore vestito da donna (ndbutel2: ma perchè in Italia il coglione vestito da donna fa sempre ridere?) che rompeva il ritmo dello spettacolo.

E che ritmo. Butel1 dopo gli anni 60 abbandonò la partita e si piegò esausto sulla foto di Heidi Klum recitando: "Perdona loro perchè non sanno quello che fanno".
La sfilata finisce.

moda a verona
Il filone Sempregggiovani is sponsored by Sentenziosi

I Butei, come sempre i più glamourous del teatro (Butel1 lino total look, blue and gray, looks like M. Marzotto denuantr, Butel 2 military chic, green suit, blue pants, slim black tie, white shirt Truzzi - both black leather shoes by Santoni and Gallo socks - All rights reserved by Butel Vogue) sfilano platealmente e spocchiosamente verso l'uscita, giacca in mano tenuta dietro la schiena, passo fiero. A noi sta moda ce fa un baffo...
Ehi Butel2 torna tra noi sei solo un coglioncello di Verona che ti credi?- Ok ok scusa, ma chi è che parla?- Ma come non mi riconosci? Sono io, sono LA FATINA DELLE VOCINE di frut 1 direttamente da Udine per ricordarti che vi osservo sempre a te e a quel bizzaro individuo di Butel1!- Ah si scusa ho sbagliato e non ti preoccupare per lui è tranquillo ora, guardalo sembra un bambino! - Va bene ragazzo ma cosa sta leccando?- Oh nulla sempre la solita foto, ne ho mille in macchina , è stato un brutto colpo per lui,una sfilata senza figa.- Ah capisco. Ora vado torno da Frut1 lui non può stare senza vocine, e mi raccomando non esagerare più! - Sarà fatto fatina dele vocine!

Giampaolo Beschin - Elezioni Comunali Verona

Giampaolo Beschin, Lega Nord, l'aperitivo e la movida

Succede che mercoledì 18 maggio verso le 19.00 stia per muovere in direzione casa. Che avevo gli appetiti, avevo. L'ennesimo allarme di stomaco è interrotto dall'eccitante vibrazione di questo sms:

"Vecchio, ore 19.30, Bar la Meridiana in Borgo Roma, c'è Beschin con Venturi e Tosi".

Quegli eventi di cui avevi sentito, di cui contestualmente ti sei scordato. Ricordo agli sprovveduti che i candidati di Lega Nord per queste elezioni comunali a Verona sono impegnati in una kermesse di spritz per tutti dall'originale titolo "Aperitivo con il candidato".
La triade virtuosa buffet + aperitivo + gratis mi seduce e decido di raggiungere il mio contatto in Borgo Roma. Un borgo che io ricordo sempre per due cose: 1) l'ex BRF o Borgo Roma Front, con tanto di sede principale sulle panche del parco a forma di "celtica vecchio", a due passi dalle sede di Rifondazione Comunista, da cui le astrali battaglie politiche e meno politiche; 2) la negritudine (e ora cinesitudine) in via Centro, uno dei primi storici melting pot di Verona.

Bar La Meridiana - Verona
Ore 19.30 in punto sono sul posto. Un saluto veloce all'amico, che subito parte. E già qui uno si chiede: "Cazzo m'aveva invitato a fare?".
Intanto i candidati, ovvero
-Giampaolo Beschin, candidato al Consiglio Comunale per Lega Nord
-Fabio Venturi, candidato in 5° Circoscrizione per Lega Nord
-Flavio Tosi, candidato Sindaco di Verona per Lega Nord
ancora non si vedono. Sono in ritardo e media res cresce l'attesa. Ormai spasmodica. Come no: presenti sì e no 20-25 persone intente a farsi i cazzi propri alla grande. Anch'io sono molto impaziente di scambiare due chiacchiere in serenità con loro: solo come un pampano, decido di fare il poseur, un'occhiata al locale e alla sua clientela dell'ora clou. C'è aria di restyling recente, La Meridiana sfoggia un'eleganza rustico-chic, mattoni rossi e travi a vista, ma bancone moderno e qualche rifinitura qua e la. Nulla di che, in effetti, ma c'è di peggio. La clientela è quanto di più avvicinabile al concetto di periferia estetica, il mio trashometro scalpita.

Salta fuori una tardona sui 35 che con eleganza asserisce: "Tosi le drio a veniar". "Ci elo?" aggiunge il signore alla mia destra. Decido che questo evento ha del potenziale sentenzioso, io certe cose le capto.
Ma andiamo avanti con lo screening de La Meridiana: una pheega manco a pagarla; anzi sì, una. Sta col Tony. Deve trattarsi del pirla che ha parcheggiato il Porsche di fronte al bar, in piena sezione stradale. Easy. Del resto la curva si trova ad appena un metro, Tony è uno che sa il fatto e sa fino a che punto può spingersi, uno come lui le regole se le mangia a colazione quindi le rutta/scorreggia nei suoi trendissimi jeans slavati e strappati. D&G. Telefona, ovviamente, con almeno due cellulari. Per singola mano.
Mi sento poco uomo con Tony a due passi e mi sposto verso il "lauto" buffet. C'è già un buffo signore che s'è infilato e si spara i primi assaggi. Se lo vede la barista... La barista: o è sposata con il proprietario o se la fa col proprietario, un clichet. Come peraltro la sua aria da "parona" della baracca e quel sorriso finto comprato in saldo. Ora che guardo bene, pure le cameriere sono dei mezzi cessi. Mentre mi sento sotto tortura inizio a chiedermi se valga la pena attendere 'sti candidati con i loro smiley d'ordinanza, le strette di mano vigorose e tante belle parole di senso affermativo per tutti.
Che poi inviterei ad una riflessione: questi eventi, per quanto mi riguarda, svolgono lo stesso ruolo dei giornali di partito o comunque dei giornali decisamente allineati; tali giornali non spostano MAI l'elettorato da la a qua o viceversa, semmai cementificano il proprio elettorato attivo e preesistente. Insomma, questi eventi politici aperti a tutti non farebbero altro che fidelizzare, in questo caso, i leghisti al proprio partito. Escludo a priori che con due cazzo di spritz e un po' di pastasciutta, uno che usualmente non vota Lega da oggi vota Lega Nord. Dai, non ci voglio credere.

Intanto mi offrono dello spumante. Domani voto Lega. I candidati ancora niente.

Arriva Fabio Venturi. Mi dicono che chi abita in Borgo Roma lo conosce bene, uno che sin da giovane organizzava un sacco di cose. Sorriso a 360° già in cantiere e strette vigorose con proprietari e conoscenti vari. Quindi si fionda sul buffet. In seguito non più pervenuto. Resta fuori a parlare cccoi bbbutei. Ogni tanto rientra per assicurare che c'è e per scambiare qualche chiacchiera, ma pare più un turista scazzato. Sarebbe curiosa una domanda dalle retrovie del tipo: ma non militavi convinto con A.N.? E poi?

Tutto ciò mentre si sparge una voce che rischia di rovinare il tutto: Tosi non verrà. Tosi è in un altro bar con Maroni. Nel senso che organizzano pure più buffet al giorno, sono malati. Tutto molto ilare, devo ammettere. Solo ora do una letta al manifesto dell'evento: il nome di Tosi nemmeno compare nell'annuncio, si è trattato di un'astuta macchinazione politica. Probabilmente nell'altro bar c'era un pò di figa, e quella se la beccano i papponi. Il lavoro sporco ai gregari, giustamente.

E Giampaolo Beschin?
A questo punto manca la star. E invece no. Il signore buffo di poco sopra, viene appellato da un avventore come Giampaolo Beschin. E' sempre stato lì, nessuno se l'è filato e lui ha mangiato come un lurido.
Due parole sul buffet: non ho osato assaggiare, una roba da veri pezzenti. Pasta fredda in bianco con qualche sfilaccio, ma erano presentati come caccole ricoperte di peli di cane; mille stronzate sempre fredde, tra sottaceti, patate speziate, una specie di insalata russa, caprese con olio per un anno, tacos con sughetto ultra piccante, il tutto pensato con l'unico obiettivo di far bere, bere, bere. C'era sta stronzata di piatto probabilmente di una qualche cucina tirolese o bavarese che avrebbe stimolato la sete ad un pachiderma. Se le bevande erano offerte, che senso aveva tutto ciò?
Due parole sullo svolgimento: ripeto, nei quindici-venti minuti durante i quali ho assistito, nessuno, fatti salvi gli amici e i conoscenti di Beschin, si è minimamente interessato del candidato. Tutti (i soliti 20-25) mangiano e bevono come maiali, quindi se la filano appena possibile. Ottima operazione di PR, insomma. Candidato il quale, come anticipato prima, sta invitando al voto un proprio amico, giusto per avere la certezza.
Due parole sul look di Beschin: ricordo che i Butei sono effettivamente dei dannati frontmen del look e questo, talvolta, è stato anche un blog di stile (haaa, bella questa). Beschin indossa un abito scuro non stirato di due taglie più grandi, scarpaccia nera antinforunistica, camicia rossa fuori dai pantaloni, maglietta nera a vista collo, ed è decisamente spelacchiato. Portava l'aria di chi aveva appena guzzato, o s'era da poco svegliato dopo una sbronza micidiale la sera precedente. Impresentabile anche ad una seduta di anonimi alcolisti che ci sono ricaduti.
giampaolo beschin lega nord
Se pensate che sia vestito da paron, col macchinon
e la scarpa maron, non l'avete visto al proprio meglio

Due parole sulle parole di Beschin: l'ho sentito parlare di telecamere, ZTL e parcheggi liberi (specie in zona universitaria) per tutto il tempo. Se guardiamo il sito Beschin.net, si tratta in effetti del primo punto del programma. Lui lo diceva con convinzione e professionalità; questione di vita o di morte, discrezionare al meglio gli orari della ZTL. Altre perle sempre sul sito.
A questo punto abbandono, questo evento è sopravvissuto alla propria utilità.

"Questo viso non mi è nuovo"
Come direbbe Totò. Sì, sì, io sto Beschin l'ho già visto qualche anno fa... dove, dove?
Ci sono. Giampaolo Beschin è proprietario/socio/barista del Campus, il bar in zona universitaria mecca del divertimento giovane. Di serie B. In verità il Campus è IL locale erasmus per eccellenza, un concentrato di cessi ambulanti. A questo punto "dai giri" arrivano le solite info di venticinquesima mano, ad esempio che sarebbe un mammone di prima, ecc., ma tralasciamo.
E' stato direttore di Trenta, mensile gratuito che segnalava i migliori (giuro: i peggiori) locali ed eventi a Verona. Ha fatto anche altro: "ho organizzato numerosi CONCERTI e FESTE nel cortile della mensa universitaria". Eventi sicuramente memorabili. E' presidente di Pro-Loco Verona e portavoce di Vivi Gratis Veronetta: si battono per i parcheggi a pagamento in Veronetta. Ah, è poi è editore del fruitissimo portale Verona.net, uno spottone pro-Campus costante, com'è logico che sia.
Ma solo io mi sono fatto due conti del tipo: se ha il locale in Veronetta, e vuole rendere gratis i parcheggi in Veronetta --> si candida per i propri interessi imprenditoriali. Chiamasi lobby.

Perche non votare Beschin: beh, se non vi bastano i motivi sopraccitati, ricordo sempre che sui suoi volantini ci trovate scritto "Gratis per te, una Verona migliore", tipico slogan da anni '50 della politica.
Perchè ci saranno persone, butei che voteranno per Giampaolo Beschin: certe sue affermazioni, che in primis potremmo liquidare come goffe e deboli, nascondono un potenziale trash non indifferente. Se per voi la politica è divertimento allo stato puro, non potete non tenere conto di questo: "Voglio portare in Consiglio Comunale anche una voce diversa, quella di chi ama la notte e la musica, i locali, gli spritz, la movida ed il sano divertimento"

Giampolo Beschin, gli spritz, la movida ed il sano divertimento. Magari quello del Campus. A posto.

15 maggio 2007

Far East Film Festival 9 @ Udine (Atto finale)

Far East Film Festival: le premiazioni

Nell'ambito del Far East Film non esiste un premio vero e proprio assegnato da una giuria di esperti, bensì un "premio del pubblico". Alla fine della proiezione, ogni film viene giudicato dagli spettatori con un voto dall'uno al cinque siglato su un’apposita scheda di cartoncino.



Quest'anno le aspettative da parte di Frut1 sono state mantenute ed a vincere è stato un film coreano con una media di voti altessima: 4,60. Il film in questione è NO MERCY FOR THE RUDE, proiettato alle 9. 30 che Frut1, ancora nel mondo dei sogni, non ha potuto vedere: a causa delle feste del dopo festival che si protraevano sino alle 3.00 di mattina, prima delle 11. 00 il nostro non si svegliava. Con trame e pseudo recensioni ho finito, per cui se volete saperne di più sul film vincitore della nona edizione del Far East Film Festival andate qui.






Dal lontano oriente con ospitata
Numerosi gli ospiti presenti anche a queste esdizione del Far East:


regista Chen Daming e l'attore Li Yixiang per la premiere del film cinese One Foot Off The Ground




regista cinese Teng Huatao ha presentato il film più discusso del festival The Matrimony




Regista Imaoka Shinji e l'attore Yoshita Mutsuo alla premiere italiana del film Uncle's Paradiese,ovvero l'atteso pink-movie giapponese




Il regista eccentrico Oda Issei ha presentato con qualche scenetta umoristica il suo,assai strano,film: Arch Angels.In sala c'era la presenza delle Metalchicks,duo electro-metal giapponese che ha curato la colonna sonora del film



Regista Choi Dong-hoon e l'attesissima attrice koreana Kim Hye-soo, considerata una star nel suo paese,hanno presentato il film Tazza:The High Rollers




L'attrice Siraphan Wattanajinda insieme ad un gggiovane faristiano.L'attrice thailandese ha presentato il film horror:The Unseeable




Regista Joyce E. Bernal ha presentato l'esilarante quanto idiota versione di Austin Powers filippina: Agent X44




regista Yau Nai Hoi ha presentato il film thriller Hongkonghese: Eye In The Sky




Patrick Tam ha presentato numerose pellicole per una retrospettiva dedicata a lui e alla new wave hongkonghese

e molti altri...


Far East Film Festival Nights


Non solo film ragazzi, mica come quei pippaioli degli Schermi d’Amore di Verona. Ogni sera una festa, un dj set diverso e tanta gente che fino alle 3 di mattina se la godeva tra musica, pheeghe e alcolici. Tale assalto di pheega imperiale ha fatto impazzire Frut1 il quale, attaccato alla spina della birra, con la conclusione del festival si è trovato gonfio e in lista per un trapianto di fegato. Per i primi quattro giorni di festival le feste sono state organizzate in vari locali del centro di Udine mentre per il resto del festival le feste si sono spostate al teatro San Giorgio che ha permesso di richiamare numerosa gente e ottimi dj-set che hanno saputo scatenare i gggiovani on the dancefloor. Molti degli ospiti hanno partecipato alle folli notte del dopo festival intrattenendosi con noi gggiovani e sopportando Frut1 con il suo potente flash e la parlantina asfissiante.


Far East Night Party



























La serata del Martedì 24 ha visto in consolle Greg Wilson per una serata organizzata da QOOB.tv






La serata clou si è svolta il 26 che ha proposto un eccellente dj-set





La serata conclusiva ha visto sul palco il duo giapponese electro-metal: Metalchicks seguito da un discreto electro-rock dj-set




E con ciò si è conclusa la nona edizione del Far East Film Festival.

The End

Foto By Frut1

14 maggio 2007

Far East Film Festival 9 @ Udine (Atto II)

Incipit by Butel1: "Cari lettori, magari ai molti questo lontano cinema orientale, o magari già questa lontana Udine, non attrae. Se anche vi posso capire, non sottovaluterei il potenziale trash, pardon ultra-trash di certi plot di questo cinema. Ad esempio, a me ha spezzato dal ridere questa trama: "Scuola dai costumi sessuali liberissimi dove gli studenti sono maniaci sessuali, gli insegnanti pervertiti, il preside un demone e dove non manca la presenza di travestiti e ciclopi". Travestiti e ciclopi, il binomio più assurdo mai sentito! Se proprio vi sta sul culo il Fruttone, e anche qui potrei capirvi, vi consiglio di darvi una veloce letta appunto alle recensioni, i filippini e i coreani riservano un potenziale demenziale da non sottovalutare"

...si continua e lo si fa con i film visti dal ggggiovane Frut1:

Recensioni dei film al Far East Film Festival 2007

Che dire quest'anno ho fatto il pieno di film. Rispetto agli anni precedenti quest'edizione ha visto un Frut1 partecipe e sempre nelle prime file pronto per cogliere tutte le emozioni che il teatro poteva trasmettere. Frut1, eccitato come un bambino con il suo giocattolo nuovo, non stava fermo e scorazzava su e giù per il teatro facendo impazzire il personale di sicurezza che non riusciva a tenere a bada la sua euforia ed il flash della sua digitale che ha fatto perdere la vista a più di qualche persona.
Già dal primo giorno non si è fatto sfuggire nessun film giappo-fantasy-fuori di testa. Ma i film più attesi erano sicuramente quelli made in Korea. Oltre ad avere una passione per la pheega coreana, il caro Frut1 stima il cinema coreano per l'irreverenza e quel tocco occidentale, quasi di casa, che sa trasmettere rispetto al restante cinema asiatico.
Ma, ad essere ancora più sincero con voi lettori, i film più attesi dal giovane segaiolo Frut1 erano i pink movie, ovvero i soft-porno di fattura giapponese. Film girati solitamente in 35 mm con durata non superire ai 65 minuti, dalla forte carica erotica e molto humor. Ahimè quest'anno in programma un solo pink movie e, potete credermi, una palpabile delusione serpeggiava tra il pubblico del Far East Film Festival
Iniziamo a spulciare tra i film visti e corrediamoli di una sommaria recensione.

DODORO
Genere Fantasy giapponese tratto da un fumetto ambientato in uno scenario immaginario fatto di demoni dove un povero ventenne il cui corpo è stato venduto dal padre a demoni in cambio del potere, deve combattere contro i demoni per riconquistare tutti i 48 pezzi del suo corpo, una volta sconfitti. Il ragazzo sarà affiancato da una giovane ladra che lo seguirà nell'avventura.
La pellicola è lunga, pure troppo, i seggiolini cominciano ad essere scomodi e Frut1 inizia lentamente ad odiare questo poveraccio mutilato e con una spada al posto del braccio (sembra tarantinesco). Il pubblico in sala sembra aver gradito il film, mentre il vostro critico, amante del genere fantasy, non è rimasto altrettanto entusiasta.
Voto, con sbadiglio: 6, ma solo perchè io ed il fantasy siamo compagni di merende.




YUONG AND CLUELESS
Film che racconta di una storia d'amore adolescenziale con una ossessiva ricorrenza al tema della coincidenza che lo rende, dopo la prima ora di proiezione, un film poco convincente. A Frut1 dopo i primi minuti, dalle sue cuffie per la traduzione simultanea, non proviene alcun suono: mo so cazzi perchè via di sottotitoli in inglese [ndSentenziosi: se consideriamo che Frut1 ha problemi con l’italiano…].
Comunque a parte le due attrici femminili che sono due belle pheeeghe il film raggiunge la sufficienza a malapena.
Voto: 6-, American beaty è di un'altro pianeta






EYE IN THE SKY
From Hong Kong, il poliziesco Eye in the Sky ha una trama che ruota attorno al tema, molto attuale, delle intercettazioni e delle tecnologie usate per tracciare le attività di un criminale. Un thriller d'azione che racconta uno spaccato di quotidianità tra vita frenetica, traffico, confusione, cibo. Regia attenta, film accativante.
Voto: Brivido ed azione, facciamo pure un bel 7









THE HOST
Horror intriso di commedia in cui un mostro marino, grande quanto un camion, e generato a causa delle solite turbe legate all’inquinamento, emerge dal fiume Han terrorizzando gli abitanti di Seoul. E’ un film che nella sua assurdità rimane piacevole da vedere. Lotte un pò splatter, critica sociale-politica e una satira piuttosto spassosa sugli americani. Ovviamente Frut1 con il binomio fantasy-Korea non poteva che entusiasmarsi ad ogni scena del film. A proiezione finita, sono uscito dalla sala con l'adrenalina a mille ed un biglietto aereo di sola andata per Seoul, raccontata in maniera squisita.
Voto: Come il Lipton ice tea per Dan Peterson: per me numero uno! 7 e mezzo






AGENT X44
Che i filipinni potessero essere demenziali si sapeva già, ma dopo questo film ne ho l'assoluta certezza, o meglio: conferma. Siamo di fronte alla versione delle Filippine del ventunesimo secolo di Austin Powers. Numerose parodie, citazioni di altri film e personaggi, sketch demenziali. Le risate sono assicurate anche se il film è privo di spessore. Ma da buon Hot Shot dipendente il giudizio è più che sufficiente.
Voto: 6-7 e tante cazzate




Qua a Udine il Far East Film Festival non si ferma nemmeno di domenica. Sembrava di essere a giugno, un sole caldo splendeva in cielo ed una brezza tiepida faceva pensare immediatamente alle vele di Luna Rossa, quindi al mare, alla spiaggia, insomma a Lignano Sabbiadoro. La tentazione era forte: i bikini e culetti sodi in bella mostra non permettevano a Frut1 di ragionare con lucidità, un irresistibile desiderio di salsedine sulla pelle, cocco, aperitivo al Tenda*. Mi ripetevo: "Devo resistere, devo farcela". Non potevo mollare così facilmente e poi quel giorno ci sarebbe stato un film di viuuulenza elevata all'n-esima potenza, come perderlo.
Lignano ciao, ciao, amo l'asfalto ed il cemento della mia città.
Ore 10. 30: “Maracaibooo, mare forza nove” e tutti in spiaggia per la prima tintarella! Va bene non ho resistito, e che cazz. Comunque dei miei inviati hanno fatto le mie veci beccandosi tre films di fila! Lode a voi veri cinefili.
Ecco i film e le mini recensioni:



DOG BITE DOG
Thriller feroce e violento al punto giusto su di uno spietato killer cambogiano, assoldato per compiere un omicidio a Hong Kong ed infine invischiato in numeroso sparatorie sanguinolente con agenti della polizia. Sulla morale del film non hanno saputo dirmi nulla (ma dubito ci fosse), in compenso delle scene truculente conosco ogni minimo particolare, saprei tracciare le singole traettorie degli schizzi di sangue di ogni dannato scontro a fuoco.
Voto: Sangue e violenza, mi è piaciuto, un 7.





DEATH NOTE + DEATH NOTE: THE LAST NAME

Coppia di film ispirati al fumetto bestseller di Obata Takeshi [ndSentenziosi: aaahh, quello li…mica…] e sono un misto di poliziesco e videogioco.
Frut1: "Allora, com'erano questi due film?
FrutX: "una figata amico" [ndSentenziosi: ah ce n’è pure un altro adesso? Udine è da evitare come la peste, fidatevi]
Frut1: "Di cosa parlavano? "
FrutX: "Una figata amico"
Frut1: ". . . . . . . . . . "
FrutX: "Comunque il secondo film era decisamente il migliore tra i due, beh. . . "
Frut1: ". . . una figata forse?"
FrutX: "Sì, una figata, amico"
Voto: 7 e 7 e mezzo, insomma una. . . figata amici.



La domenica è volata via e Frut1, dopo aver preso un pò di colore in spiaggia, è stato subito richiamato all'ordine: lavora, vecchio! Dopo essere stato riportato alla realtà ed aver abbandonato il daiquiri, il capello di paglia e due belle pheeghe che lo massagg… beh forse quelle non c'erano, il giovane Frut1 si è ritrovato in compagnia del suo fidato amico, non si sa quanto fidato, butel2 [ndSentenziosi: sì, Butel2 è andato a dare supporto al Fruttone: a posto!].
Pensieri effettivi di Frut1: "Era ora qualcun altro venisse a spezzarsi le ginocchie ed a farsi venire tre o quattro ernie al disco nella zona lombare della schiena a causa dell’estrema comodità delle poltroncine del teatro".
Plausibili pensieri di Butel2: "Dov'è il magnar? E le pheege?"



SAKURAN
Versione giapponese dell'hollywoodiano “Memorie di una geisha”, il che è assurdamente tautologico: gli asiatici rifanno un film americano su base asiatica. Film sulla vita delle oiran, cortigiane di Yoshiwara, nel quartiere a luci rosse nel periodo Edo [ndSentenziosi: grazie, tutto chiaro ora]. La protagonista è una donna indipendente, determinata ed emancipata. Il film è coloratissimo: abiti, scenografia e paesaggio apprezzabili. La fotografia eccellente ma purtroppo il film delude, specie perchè dopo l’inizio frizzante a suon di eccellenti tette e culi che facevano ben sperare, le aspettative di Frut1 e Butel2 sono state stroncate.
Voto: 6-7, una fotografia curata non fa di un film un gran film





DYNAMITE WARRIORS
Finalmente arriva anche il film made In Thailandia. Un western dove un giovane tra arti marziali e razzi fabbricati da lui stesso vuole vendicarsi della morte dei suoi genitori da parte di un uomo senza un volto del quale ricorda solamente il tatuaggio che tiene sul petto. Una lunga ricerca tra i ladri di bestiame: tranelli, magie, alleanze, amori e tanto kung fu. Chuk Norris avrebbe voluto sicuramente essere l'attore protagonista di questo film: calci volanti a manetta, vecchio. Trama assurda e contorta che poco oltre metà film si delinea scontata e poco avvincente.
Voto:5 anche se alcune scene meritavano un 8 la totale assurdità.
Butel2 non pervenuto, era in cesso a vomitare per il troppo alcol mentre Frut1, sobrio, si chiedeva: "in sto film manca una bella pheega, cazzo".
Voto a Bute2: n.d.
Voto a Frut1: 5. Solo un mona come Frut1 poteva rimanere in sala per vedere 103 minuti di film di pura idiozia.




THE MATRIMONY
Un horror-melò, un melodramma all'interno di un film di spettri. Il fantasma di una giovane donna che non rassegnandosi della perdita del proprio amore si impossesa del corpo della moglie per poter tornare a provare le sensazioni di un tempo, stroncate da una morte prematura. Film soprannaturale che è riuscito a supare la censura cinese ma, purtroppo, nonostante sia un buon film, risulta poco credibile come horror. In compenso eccellente la fotografia: e sì, sono diversi i film con una fotografia molto curata e personale.
Voto: 6-7 si fa vedere ma troppo stereotipato ed estremamente lungo







UNCLE'S PARADISE
Finalmente è giunto il turno del film più atteso: il pink-movie.
Butel2: "Frut1, quand'è questa perla? "
Frut1: "Amico tranquillo, ultimo spettacolo ore 0.15, non essere così impaziente"
Butel2: "Hey niente scherzi, sono venuto solo per questo film, cosa credi? Di certo non sono venuto a trovarti"
Frut1: "Grazie amico, commuovente"
Butel2: "Doveroso amico, doveroso"
Come avrete capito, film attesissimo.
Un giovane, uno zio erotomane in lotta contro il sonno e i sogni che lo vedono fare sesso con un cadavere e a masturbarsi fino a sanguinare. Donne lascive e promiscuità, improvvise morti, un viaggio negli inferi tra pene quasi dantesche. Molto umorismo e sesso, tra il surreale e l'onirico, tra l'assurdo ed il perverso.
L'accopiata Frut1 e Butel2 ha trovato il film assai divertente a tal punto da non riuscire a trannere le risate che hanno rimbombato nella sala senza sosta fino che una minaccia di due maschere ha saputo destarli: "Testse di cazzo, o la smettete oppure uscite". Uscire? No amico, noi non usciamo, okay?
Voto: 7 , estremamente pop



NANA2
Teen-movie seguito della precedente pellicola di Nana proiettata l'anno scorso, gradevole commedia giovanile giapponese su due ragazze molto diverse tra loro ma legate da una forte amicizia. Tra nuovi amori e litigi iniziano a crescere e a consolidare questo legame. La trama è scontata ed inconsistente, i personaggi di contorno inutili.
Voto: 5,insipido.






DASEPO NAUGHTY GIRLS
Commedia musicale. Film irriverente e surreale tratto da un fumetto ambientato in una scuola coreana dove nulla è proibito. Scuola dai costumi sessuali liberissimi dove gli studenti sono maniaci sessuali, gli insegnanti pervertiti, il preside un demone e dove non manca la presenza di travestiti e ciclopi [ndSentenziosi: no cazzo no, travestiti e ciclopi è troppo]. Film molto piacevole e divertente. Le risate non mancano e nemmeno la parodia della realtà occidentale, di cui però fa parte, nonstante la posizione geografica, anche la Corea del Sud, a suo tempo (e pure oggi, a quanto pare) filoamericanissima.
Voto: 8 irriverente come piace a me





ROOMMATES
Genere horror. se fosse stato un film di denuncia socio-politica sull'istruzione coreana avrebbe potuto anche diventare un bel film ma purtroppo spiriti, leggende e fantasmi ne hanno fatto un film horror poco convincente, peccato. Le attrici hanno convinto sempre più Frut1 sul fatto che in Corea la pheeega no manchi, portandolo allestrema pazzia di chiamare il call center della Lufthansa e prenotare un volo per Seoul per il prossimo mese!
Voto: nonostante la nebbia nel cervello, le visioni di coreane in ogni angolo del teatro non posso essere soddisfatto del film per cui sentenzio un 5 e mezzo.




TAZZA: THE HIGH ROLLERS
Thriller, poliziesco, gangster, gioco d'azzardo, amori e vendette. Un cast di livello, soprattutto l'attrice, Kim Hye-soo, una pheeega pazzesca che interpretta una femme fatale dal fisico mozzafiato e dalle labbra invitanti. Il protagonista dopo aver perso i soldi della sorella ad una partita di carte, inizia ad entrare nel mondo del gioco d'azzardo per recuperare l'ingente somma e i numerosi debiti accumulati. In fine diventa un giocatore professionista, venendo man mano fagocitato dal quel mondo fatto di scommesse e ingenti somme di denaro in palio. Film avvincente, dalla trama contorta ma mai confusa. Il pubblico udinese ha apprezzato, Frut1 pure.
Voto: il pathos c'è, il film è avvincente, la tanto agognata pheega è pervenuta e mostra pure una super tettazza per cui Frut1 non può che assegnare un meritato 8.



ARCH ANGELS
Film bizzarro, effetti speciali in computer graphics alquanto ridicoli, trama assurda e senza senso. Genere fantasy-commedy ispirato ad un fumetto di nicchia per ragazze, ambientato in un elegante collegio cattolico su di un'isola lontana mille miglia dalle realtà, su di un altro pianeta. Le tre protagoniste scoprono di avere dei poteri speciali e, oltre a considerare il cibo in scatola migliore delle pietanze preparate dallo chef francese che hanno in casa, dopo pazzi scontri di kong fu riescono a sconfiggere dei banditi rapinatori italiani e liberare le loro compagne di scuola. Ora, perchè i rapinatori siano italiani e parlino una lingua lontanamente simile all'italiano non me lo so ancora spiegare. Qualcuno considera il film geniale e pieno di allusioni; sarà, io l'ho trovato un film stupido.
Voto: per le Charlie's Angels giapponesi non posso che dare un misero 5. Pheeghe sì, ma non siete coreane amiche. No coreane, no voto in più, okay?





A DAY FOR AN AFFAIR
Che dire, i film coreani mi hanno stregato, le coreane mi hanno fatto innamorare ed il loro modo di fare cinema mi ricorda il cinema occidentale (europeo ed americano). Sarà l'aria di casa che si fa sentire ma quest'anno al Far East Film Festival ha predominato il cinema coreano. Oramai Frut1 non può fare a meno di ripetere Corea e coreano in maniera ossessiva. Per onor di cronaca, il nostro giovane vive di pane, Corea e calamari. Tornando all'utimo film visto, nonché ultimo film in programma per la nona edizione del Far East Festival a Udine, possiamo dire: genere commedy che vede come protagoniste due Desperate Housewifes che tra i lavori domestici trovano il tempo per una scapatella con l'amante trovato in chat. Il cast è di livello, le attrici sono due gran pheeghe (beh ovvio, sono coreane, amisci). Il film scorre, la trama è lineare ma divertente, la fotografia è buona come pure la colonna sonora.
Voto: i tre punti cardine per un butel sono stati rispettati, ovvero: a) tette b) scopate c) universitario che si bubba la figa matura di turno. Respect!. Risultato: un bel 7, senza riserve.




Continua al post successivo