Mostra di Warhol e Beuys - Fondazione Mazzotta, Milano
Warhol-Beuys: omaggio a Lucio Amelio
Alla buona Fondazione Mazzotta fino al 30 marzo 2008 c'è per la prima volta a Milano in mostra la coppia Andy Warhol-Joseph Beuys. Quei due, per dire, che hanno cambiato e scritto le regole dell'arte recente: uno in America, l'altro in Europa. Praticamente, i due artisti più influenti dell'arte contemporanea.
così come raccolta alla corte di Napoli da Lucio Amelio in occasione del progetto dell'80 che diede il là alle opere italiane dei due. Un triangolo amoroso: Italia-Germania-Usa, fancazzismo-cultura pop yankee-rigore calvinista tedesco. Warhol e Beuys, s'intende, avevano già da mo' diffusa visibilità internazionale, Amelio era affermatissimo nel settore e la collaborazione entrò irrimediabilmente nella scia dell'evento mediatico
Il progetto
Ai tempi il grande gallerista napoletano - tra i principali protagonisti della promozione dell'arte contemporanea in Italia in quegli anni - decise di far collaborare quei due, si incontrano a Napoli nell'80, ad aprile. A novembre ci fu il terremoto. In risposta ai disastri provocati, alla forza distruttiva della natura nasce l'esigenza creativa di proporre una serie di opere (dall'80 all'85) appunto incentrate sul terremoto e sull'eruzione. Roba insomma a cavallo tra testimonianza neorealista e tormento espressionista [e dopo quest'interpretazione, mi mando a fanculo da solo, grazie].
La sinergia dovè anche servire, nelle intenzioni di Amerlio, per lanciare un messaggio di vocazione "umanitaria" all'opinione internazionale. Ne salta fuori anzitutto la celebre pagina di giornale del Mattimo che poi divenne un pezzo raro:
Opere
Presenti fotografie, quadri (il Cristo Morto), scarabocchi, abiti e un'installazione di Beuys (pron. Boys) e quadri, stampe/lavori grafici, fotografie, "oggettistica" di Warhol.
Dell'eclettico fotografo tedesco, una sorta di cowboy con la macchinetta nella fondina,
troviamo soprattutto fotografie comunque, quasi sempre scatti che lo ritraggono SEMPRE negli stessi abiti che sono poi gli abiti che lui porta tutti i giorni. Alla faccia.
Di Warhol, oltre ad un paio di stivaletti regalati al grande gallerista napoletano, troviamo Vesuvius,
Vesuvius, Vesuvius,
anche Vesuvius, poi c'è Vesuvius,
inoltre Vesuvius, senza dimenticare Vesuvius.
Insomma, varie declinazioni coloriste di Vesuvius, tecnicamente tutte identiche ma variate nel colore, quasi a sottolineare che ogni Vesuvius è diverso dall'altro perchè ogni Vesuvius sottende ad una forza diversa, la forza distruttiva della natura [memorandum: rimandarmi affanculo, grazie/2].
Qui invece Vesuvius:
Pregi
- Vesuvius, da 1 a 10
- al piano inferiore, la riproduzione della casa terremotata, con annessa foto di Beuys sotto il tavolo a ripararsi dal terremoto: ci dai un'occhiata, vedi un cretino che si fa fotografare sotto ad un tavolo e ti scompisci. Quando l'artista si mette in gioco e l'opera si fa fiction. O cabaret.
- il biglietto ridotto a 4,50 €
- spazio espositivo su tre piani di cui neanche ti accorgi, mostra snella, agile, mordi e fuggi
- immancabili i soliti ritratti warholiani, a star varie, del suo presente e passato (Freud mi mancava!).
- rappresentativo dello spirito del progetto, il nastro del sismografico conservato in una teca (anche se in verità è semplicemente una matita su carta per elettrocardiogramma...)
- due grandi tele di Kiefer e Richter
Difetti
- il biglietto intero a 8 €: "Fondazione Mazzotta, pronto?" "Sì Fondazione Mazzotta, prego" "CHI SIETE?". Il piatto non è così ricco.
- poca varietà, ma è un difetto per così dire fisiologico: è la riproposizione di un progetto che fu, e fu inteso così. Le restanti documentazioni si riducono a scatti, un filmato, un paio di stivali (puzzolenti, perciò sottovuoto), una polaroid originale, cartoline, un abito infeltrito
- il progetto originario vedeva comunque la partecipazione di altri: gettare la luce solo su Warhol e Beuys taglia da subito le gambe, nonostante i due lavori di Kiefer e Richter
- c'è poi "Vitex Agnus Castus", che poi sarebbe la classica e millenaria foglia isolata a simboleggiare l’isolamento dell’uomo di fronte all'indifferenza della natura. Se vabbè, molto originale...
Chicche
- "avantissima" (almeno qui da noi) la Fondazione Mazzotta, che qui vi offre un tour virtuale della mostra.
- a rigor di nostalgia, c'è poi da dire che si tratta delle opere tarde dei due: Beuys muore a Düsseldorf nell'86, Warhol nell'87.
Conclusione
Vesuvius è presente di rado nelle mostre di Warhol, qui ne trovate quanti ne volete. Se non vi interessa Vesuvius, dovrebbe piacervi Beuys [regia, aggiungere una palla di fieno sospinta dal fantasma del nulla, grazie], che è stato altrettanto un sensibile, benchè molto meno celebre, protagonista della contemporaneità europea. E forse queste foto non gli rendono la giusta mercè.
così come raccolta alla corte di Napoli da Lucio Amelio in occasione del progetto dell'80 che diede il là alle opere italiane dei due. Un triangolo amoroso: Italia-Germania-Usa, fancazzismo-cultura pop yankee-rigore calvinista tedesco. Warhol e Beuys, s'intende, avevano già da mo' diffusa visibilità internazionale, Amelio era affermatissimo nel settore e la collaborazione entrò irrimediabilmente nella scia dell'evento mediatico
Il progetto
Ai tempi il grande gallerista napoletano - tra i principali protagonisti della promozione dell'arte contemporanea in Italia in quegli anni - decise di far collaborare quei due, si incontrano a Napoli nell'80, ad aprile. A novembre ci fu il terremoto. In risposta ai disastri provocati, alla forza distruttiva della natura nasce l'esigenza creativa di proporre una serie di opere (dall'80 all'85) appunto incentrate sul terremoto e sull'eruzione. Roba insomma a cavallo tra testimonianza neorealista e tormento espressionista [e dopo quest'interpretazione, mi mando a fanculo da solo, grazie].
La sinergia dovè anche servire, nelle intenzioni di Amerlio, per lanciare un messaggio di vocazione "umanitaria" all'opinione internazionale. Ne salta fuori anzitutto la celebre pagina di giornale del Mattimo che poi divenne un pezzo raro:
Opere
Presenti fotografie, quadri (il Cristo Morto), scarabocchi, abiti e un'installazione di Beuys (pron. Boys) e quadri, stampe/lavori grafici, fotografie, "oggettistica" di Warhol.
Dell'eclettico fotografo tedesco, una sorta di cowboy con la macchinetta nella fondina,
troviamo soprattutto fotografie comunque, quasi sempre scatti che lo ritraggono SEMPRE negli stessi abiti che sono poi gli abiti che lui porta tutti i giorni. Alla faccia.
Di Warhol, oltre ad un paio di stivaletti regalati al grande gallerista napoletano, troviamo Vesuvius,
Vesuvius, Vesuvius,
anche Vesuvius, poi c'è Vesuvius,
inoltre Vesuvius, senza dimenticare Vesuvius.
Insomma, varie declinazioni coloriste di Vesuvius, tecnicamente tutte identiche ma variate nel colore, quasi a sottolineare che ogni Vesuvius è diverso dall'altro perchè ogni Vesuvius sottende ad una forza diversa, la forza distruttiva della natura [memorandum: rimandarmi affanculo, grazie/2].
Qui invece Vesuvius:
Pregi
- Vesuvius, da 1 a 10
- al piano inferiore, la riproduzione della casa terremotata, con annessa foto di Beuys sotto il tavolo a ripararsi dal terremoto: ci dai un'occhiata, vedi un cretino che si fa fotografare sotto ad un tavolo e ti scompisci. Quando l'artista si mette in gioco e l'opera si fa fiction. O cabaret.
- il biglietto ridotto a 4,50 €
- spazio espositivo su tre piani di cui neanche ti accorgi, mostra snella, agile, mordi e fuggi
- immancabili i soliti ritratti warholiani, a star varie, del suo presente e passato (Freud mi mancava!).
- rappresentativo dello spirito del progetto, il nastro del sismografico conservato in una teca (anche se in verità è semplicemente una matita su carta per elettrocardiogramma...)
- due grandi tele di Kiefer e Richter
Difetti
- il biglietto intero a 8 €: "Fondazione Mazzotta, pronto?" "Sì Fondazione Mazzotta, prego" "CHI SIETE?". Il piatto non è così ricco.
- poca varietà, ma è un difetto per così dire fisiologico: è la riproposizione di un progetto che fu, e fu inteso così. Le restanti documentazioni si riducono a scatti, un filmato, un paio di stivali (puzzolenti, perciò sottovuoto), una polaroid originale, cartoline, un abito infeltrito
- il progetto originario vedeva comunque la partecipazione di altri: gettare la luce solo su Warhol e Beuys taglia da subito le gambe, nonostante i due lavori di Kiefer e Richter
- c'è poi "Vitex Agnus Castus", che poi sarebbe la classica e millenaria foglia isolata a simboleggiare l’isolamento dell’uomo di fronte all'indifferenza della natura. Se vabbè, molto originale...
Chicche
- "avantissima" (almeno qui da noi) la Fondazione Mazzotta, che qui vi offre un tour virtuale della mostra.
- a rigor di nostalgia, c'è poi da dire che si tratta delle opere tarde dei due: Beuys muore a Düsseldorf nell'86, Warhol nell'87.
Conclusione
Vesuvius è presente di rado nelle mostre di Warhol, qui ne trovate quanti ne volete. Se non vi interessa Vesuvius, dovrebbe piacervi Beuys [regia, aggiungere una palla di fieno sospinta dal fantasma del nulla, grazie], che è stato altrettanto un sensibile, benchè molto meno celebre, protagonista della contemporaneità europea. E forse queste foto non gli rendono la giusta mercè.
15 commenti:
Troppa cultura e poca figa su questo blog, da un po' a questa parte...Ci elo questo Uorol? Sona al Berfi?
simpatico.
a me piacciono le rece sulle mostre dei buteis, te le rendono più piacevoli... ok ok, basta così.
In onda: grrrande vecchia
Fuori onda: sparate a Wonder, grazie
ah .. ecco si, andrò a milano...spero di riuscire a organizzarmi -perchè l'arte tira.....
Sì ecco, umiliatemi costantemente. Comunque sia approfitto del tema fotografico (Vesuvius) per suggerirvi questa fotina (che tenero) http://www.flickr.com/photos/sirio/187966536/ a mio parere gustosa e altresì rappresentativa della realtà piazzistica veronese. J'adoro!
Anonimo: CHI SEI?
Comunque mi sembra Lucy Liu in una puntata di Sex & the city (a proposito di j'adove...)
Il tuo incubo peggiore?!?!
Il tuo incubo peggiore?!?!
A mammata?
A mammata? (bis per par condicio)
la mia ironia non è stata capita da B1... guarda che ti posto una faccina, fai 'ttennzione figghio mio.
Te l'ho rivelato nel post carnascialesco chi sono. Spero non volino querele!
Sentenziosi no ha memoria
Sentenziosi dimentiga
Wonder: e tu non hai colto la mia (tiè)
good start
leggere l'intero blog, pretty good
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