25 novembre 2006

Tentativo di fuga n°71

Sicché mi tocca. Come al solito: tracotante lunghezza e note a fondo pagina. (Sì Butel 2 lo so che un giorno di questi m'ammazzi).

Di questa settimana la mia lontananza dal blog(1), causa impegni personali e bla bla bla(2). Ho seguito ad ogni modo gli sviluppi anche dalla mia torre d'avorio(3), fuori dalle mura di Verona. Noto peraltro che: 1- non è andato a puttane; 2- Frut 1 è uscito dal suo periodo ermetico(4); 3-Butel 2 ha utilizzato il logo di "Kill Spritz" così, a casaccio, per il post di cui sotto.
Procedo con analitica suddivisione(5).

Kill Spritz
Ne riparleremo presto, ne trarremo una sorta di iniziativa o contest in extremis. Oltre a degli stickers bellissimi che allieteranno il lavoro delle donne delle pulizie in ogni bagno di questa maledetta città. Iniziamo con un annuncio teaser, ad ogni modo:

"I butei sapevano che prima o poi sarebbe giunto il loro momento...
ai cagoni già era costata cara....
ora restavano solo loro...
l'incosciente e impenitente spritzare dei butei in Piazza a suon di saluti-pacche sulle spalle non sarebbe potuto continuare in eterno...
Spritz e la sua Butei-squad avevano i giorni contati..."


...to be continued.

Tentativo di fuga 71
Ecco dove mi sono riparato questa settimana: nella "ridente" Milano, motore e traino economico italiano, nel "ricco" lumbard(6). Per lavoro, quindi costrizione, s'intende. Ué, figa(7), cioé un tour de force lavorativo, in centro nonchè nell'hinterland.
Insomma, un post milanese a quanto pare; ma nemmeno troppo: non si lasceranno sfuggire le somiglianze con certi ambiti lavorativi scaligeri.
Partenza in mattinata, lunedì. Ed eccola lì, l'occhio scorge Milano. Bella come sempre: unta, sporca, inquinata, crema de la creme ambientale. Ma Milano è una città che non ha mai cercato di essere né sembrare bella, quindi passiamo oltre.

Terminati gli appuntamenti di lavoro del giorno, giravo per i fattaci miei la blasonata Milano by night in compagnia alternata di alcuni cummenda del posto o fighe milanesi. Le quali, anzitutto, non hanno marcatissime differenze intellettuali con quelle veronesi (a parte accenti e intercalari vari: a ognuno il suo), ma sono spesso e volentieri più gioviali e predisposte alla conversazione. 1-0 per la fighetta milanese (vabbè, facile direte voi: la fighetta veronese perde sempre).

Che poi, chiariamo subito: a Milano tutti vi lavorano, tutti vi vivono durante la settimana, nessuno è di Milano. Durante i propri incontri a cena o nei locali la domanda più gettonata resta infatti: "Di dove sei?". Quando ho risposto: "La Piazza" si sono levate facce straniate. Il concetto di Piazza a quanto pare sopravvive alle Colonne (S. Lorenzo) e a Porta Garibaldi. Ma nemmeno eccessivamente. Insomma, tutti la "sognano" (chi vi lavora, chi vi studia, chi vi vive a tempo determinato, chi vi scopa), ma in fondo fondo, Milano fa proprio cagare ai molti.
Comunque, sì! Ero fuori luogo, l'aria veronese era lontana.
In apparenza.

Bestiario lavorativo milanese
Ovvero, excursus circa le figure mitologiche dell'ambiente lavorativo milanese. Torniamo infatti al quid. Mi trovavo a Milano per lavoro, si diceva. Quale lavoro? "La Piazza".
Sono stati diversi gli incontri con segretarie, dipendenti, consulenti e managers più o meno avvenenti. In buona parte mi è così possibile tipizzare e dettagliare alcune tipologie ricorrenti.
Osservazione preliminare: il milanese e il lavoratore milanese, cioè la persona e il personaggio che porta il guadagno per la persona, sono la stessa cosa. Difficilmente il milanese medio che ho incontrato separa la vita personale dal lavoro (resto ancorato alla Milano che lavora: uè figa, loro fanno lavori della madonn, mica si possono perdere opportunità produttive per colpa di un aperitiv).
Seconda osservazione: non ho mai capito se fosse dialetto (propendo per il sì), ma il milanese usa e perservera in quel fastidioso intercalare: ogni periodo si propone con "Uè", termina con "figa" e non disprezza i vari titoli d'onorificenza "dott.!", "avv.!", "ing.!" fino al più mite "commendatore" o "cummenda" a seconda delle preferenze. Ma non finisce qui.
Terza osservazione: oltre a quello ambientale del suo particolato, Milano è vittima più di altre città dell'inquinamento linguistico anglosassone, che sul lavoro trova la propria Eldorado. E allora vai con inclusioni markettaro-amatriciane in ogni frase a legittimare la propria professionalità: "advertising", "push", "mark-up", ecc. fino ai più comuni "flow chart", "conference call" senza mai dimenticare gli onnipresenti "meeting", "target" e "business" ("fare business", "creare business", "essere business" - eh sì eh, queste sono aspirazioni, essere business...) nonché imbarazzanti coni quali "single side" per descrivere l'unilateralità di un'azione marketing (ero spiazzato, amemtto).
Iniziamo.
n.b. quando metterò il più + le mie risate e la mia pazienza stanno per esplodere.

La segretaria: tradizionale (leggi: schiava) o centralinista (schiava insieme ad altre). Generalmente non esibisce prelibati titoli di studio, ragion per cui "m'han fatto segretaria, merda" (gli altri, lei non si assume responsaibilità in merito). E se questa non è certo una colpa, non si può dire ch'ella cerchi una qualche forma di riscatto: no, a lei va bene così, stress e frustrazione per un lavoro insoddisfacente e via così. Quella per intenderci che fa parte del famoso cluster "commesse", che si sollazza a casa con reality show e letture romantiche (Harmony), che vede lo stipendio come forma di sostentamento necessario ai propri divertimenti e del lavoro se ne fotte, senza tuttavia essere epicurea quindi aver trovato la felicità. Quelle che ho incontrato mi hanno colpito per incompetenza e incapacità discorsivo-descrittiva. Vediamone una: "Salve, sono Butel 1, ho un appuntamento con xxx" e lei "Provo a sentire, così provo a vedere se c'è, che magari provo a capire se viene a prenderla; se no provo a darle un badge"; Butel1: "Provi". Dopo venti minuti d'attesa, scopro il nulla di fatto: "Mi scusi, ha provato?"(+). Altri venti minuti e incontro il mio appuntamento per i corridoi: all'oscuro del mio arrivo, nessuno aveva provato ad avvertirlo (++).
Ma va a cagher!

Il consulente: ogni super-consulente lavora o quanto meno si muove a Milano. Per la cronaca, il consulente esibisce un'ottima formazione (accademica) e diversi precedenti lavorativi in società più o meno da sti'cazzi e mette entrambe a disposizione di un terzo cliente. In sostanza, il consulente è uno che arriva in azienda(8) e rompe i coglioni a tutti, perchè è il suo lavoro, perchè se no non lo pagano (e lui non scarica) e al termine del meeting è meglio che si levi dalle palle se no i dipendenti lo linciano. Abbronzato, giovanotto di trent-quarant anni, veste in maniera discutibile quanto la sua cultura extra-aziendale. Un esempio. Durante l'incontro, al quale si presenta con camicia quadrettona e 4 colori, gli può capitare di sottolineare che "Le osservazioni nella mia analisi sono frutto di uno studio combinato di due studi di consulenza associati e specializzati nel b2b". Pausa caffè, Butel1: "Senti ma stasera c'è mica qualche musical in giro?". Lui: "Cioè? N-non capisco..."(++). Butel 1:"...e insomma b2b si diceva...".
Ma va a ricagher!

Il manager: costui, una volta, era uno arrivato in alto, magari un ex arrivista giunto infine in cima al proprio percorso. Oggi tutti sono managers, ne consegue che chi si presente come tale, può perfettamente essere il pirla dell'anno che si vanta giusto un pò: se ti assumono come factotum del magazzino, sei il Logistics Manager; vendi un prodotto particolare (magari sei l'unico in azienda)? Sei il Product Manager. E così via. Caratteristiche del manager sono l'uso di un registro markettato ben studiato o per niente studiato e la insistente consapevolezza di essere qualcuno e di avere qualcosa da dire che si tramuti in ordine per i terzi. Tra le varie tipologie, il mio preferito di questi giorni è stato il Marketing Director, un manager che non ci pensa due volte, non si perde in discorsi: "Qua, ragazzi, bisogna fare business"(+), "Ok, ma se ci muoviamo così non si fa business"(++), "Allora, qua ora bisogna dare il push e tirare su un pò di business"(+++), "Il mercato consumer mi attira, ottima opportunità di business" (++++), "Figa, è un market group che non crea più business"(+++++), "Uè, ma ci rendiamo che il market share di questo secondo quarter è andato a puttane?" (++++++). Vi risparmio le scene da macchietta quali: presentarsi e contestualmente esibire il proprio lussuoso bigliettino da visita(9), squadrarti l'abito (per lui fonte evidente di invidia) e menartela sui soldi che ha fatto di qua e di la con citazione dal proprio parco macchine.
E va a stracagher!


Commendatore: tecnicamente, non esiste. Figurativamente, ogni milanese (come ogni veronese) medio è un pò cummenda dentro. Lo è un pò il consulente, lo è certamente il manager medio. Il cummenda è la trasposizione figurata del pirla col Cayenne. Il cummenda è punto di partenza e d'arrivo di ogni esibizionismo dell'uomo medio. Il classico cummenda è più o meno grasso, tonto e convinto di avere il meglio dalla vita (uno o più auto sontuose e visibili), dal portafoglio (qualche rata da pagare), dalla tecnologia disponibile (diversi cellulari bluetooth e portatili che, comunque, non saprà usare), fossilizzato all'interno delle sue mediocri abitudini perchè non conosce altro o non ha mai osato guardare altro. Ecco, a Milano il cummenda è un must: "Cioè, guardi Butel1, insomma lei pensi, che se io guadagno 100.000 € all'anno, che un pò me li investo in azioni, mi mantengo il Cayenne e la Smart, l'immobile, magari d'estate mi prendo lo yacht [in affitto] per andare in Sardegna, che poi anche le fighe costano insomma... beh ma secondo lei, uno che fa il manager cosa dovrebbe fare per sopravvivere oggigiorno, se non votare Berlusconi?"(+++++++++++++++++).
Non so perchè a questo non gli ho dato una ginocchiata nei coglioni.

Conclusione: Milano ha pro (moltissimi, ve l'assicuro, le serate durante la settimana sono spassose) e contro (molti altri). Quindi, Milano fa bene ogni tanto, a piccole dosi. Comunque spero di non diventare mai un cummenda. Nè a Milano nè a Verona. Dove, infine, sono tornato, strisciando. E siamo andati al Dancing Le Cupole. Sì, proprio li. Recuperemo la serata al prossimo post. Saluti.
Note:
1-Un altro tentativo di fuga fallito
2-Credevate fossi andato a puttane, eh? Ma butel1 lavora per mantenere questo blog e voi (Butel2, 3, Frut1)
3-Una stanza in piena periferia milanese al costo di un quadrilocale nel centro di Verona
4-Frut1 ha una formazione tecnico-scientifica: tutto ciò che non ha rigore e validità scientifica, ad esempio il linguaggio, viene da lui trascurato in toto
5-Un recento studio sui tempi di lettura medi dei miei post, dimostra che il lettore medio si scoraggia verso la metà, quindi conviene tagliarvi il tutto a fettine dandovi l'illusione che siano più corti
6-Mentre il Veneto, invece, è proprio povero...
7-Devo ancora liberarmi dal mio intercalare milanese; sono anche afflitto da un'insensibilità ad ogni esibizione pubblicitaria: Milano è tappezzata di spazi publicitari, ovunque, anche sotto il culo (mitico lo spazio pubblicitario di Armani con la scritta di alcuni ragazzi: "Giorgio, ti piacciono i graffiti?")
8-Il necessario luogo fisico che ingabbia ogni lavoratore, si veda la prima trilogia di Fantozzi a riguardo
9-a riguardo si veda la scena dei bigliettini da visita in "American Psycho" (2000, con Christian Bale, da un libro di Bret Easton Ellis)

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse hai un pò generalizzato, ma devo dire che la realtà è in gran parte così a Milano (io ci abito da anni). Quella sul consulente che si deve levare dalle palle dopo ogni meeting mi ha fatto tossire dal ridere!

Verona invece è bella e la "vostra" Piazza non c'è da nessun'altra parte d'Italia.

Avanti così, se venite a Milano fate un colpo.

Ciao ggggiovani, Marco

Butel 2 ha detto...

Si si ok bello il post milanese..
considerazioni:

1)Sei più prolisso di A. Piperno quando descrive le sue minuziose seghe mentali e non.
2)Manca solo la descrizione di una certa telefonata..Che faccio l'aggiungo io?
3)Il pubblico vuole azione e pop corn lo capisci o no?

Aggiungo inoltre che Verona è forse la più milanese delle città venete. O sbaglio?

Anonimo ha detto...

Ma sa di telefonate ce ne sono state tante, non andrei a mettere il pelo nell'uovo.

Comunque sì, il veronese medio vive l'assoluto mito di Milano. Che poi non si capisce nemmeno perchè, giacchè, come disse A.Fezzi prima di noi, "sotto sotto, Milano gli fa cagare!".

Anonimo ha detto...

sono stato poche volte a milano causa weekend all'alcatraz, colloqui e/o fiere del lavoro pero' ho notato 3 cose rispetto a verona:

1) piu' figa. e piu' belle;
2) se la tirano di meno. non dico che la danno al volo, pero' almeno non ti schifano;
3) durante gli aperitivi si mangia come maiali (non come a verona che ti danno 2 patate marce, alcuni casi esclusi). al locale sotto il dieselwall ho mangiato da stufarmi.

orsacchiotto.stupidotto

Anonimo ha detto...

Beh qui non si discute: si può criticare la qualità dei cibi serviti durante il buffet (secondo me sempre troppo speziati - ovviamente) ma certamente non la quantità. Che, per inciso, è abominevole. Diciamo che i buffet veronesi stanno a quelli milanesi come le casette fatte col dido dai bambini con i grattacieli d'acciaio

Richie ha detto...

da vero tarantiniano non posso che paludire alla vostr attualizzazione di kill bill. Che la venmdetta sia con voi. A morte spritz!

master Chef ha detto...

cosa dire...
pare una fotografia di quello che negli ultimi 5 anni mi ha fatto odiare Milano (nonostante fossimo riusciti a costruire la nostra isola felice - vicoquattro ndr)...leggendo mi pare di rivedere tanta gente che ho incontrato...

vi assicuro che adesso sono felicissimo di stare a Verona

Anonimo ha detto...

Che dire masterChef, questo è relativismo culturale: non stai veramente bene a Verona finché non scopri il disagio di vivere altre realtà.

Ué.
Figa.
Cioè.

Anonimo ha detto...

Ciao ragazzi vi seguo da qualche giorno, ovvero da quando avete disseminato nei bagni dell'UniVr i vostri stickers (l'ultimo è mica male).

Sto post mi ha fatto spaccare come anche tanti altri. Per quanto posso, cercherò di farvi pubblicità: la gente deve leggervi, secondo me!

Michele V. (direttamente dalle aule di info)

Anonimo ha detto...

...Anch'io ho avuto modo di notare i vostri stickers...Più precisamente sopra lo sciaquone del bagno della Frinzi: ho avuto un attimo di smarrimento nel leggere "Chi sono i butei?" mentre tiravo l'acqua...Poi è passato...

master Chef ha detto...

comunque l'essere felice di stare a Verona non cambia le mie idee su chi gira in cayenne ecc ecc...ogni posto ha comunque le sue...

Anonimo ha detto...

uè. figa.
ma dov'è che si possono reperire gli stickers dei butei che l'ultimo mi aggrada assaie.
comunque bravi ragazzi, vi seguo con passione.
se per caso vi viene la pazza idea di passare da desenzano in primavere/estate di cagoni per la piazza a fare aperitivi ce ne sono a buso.
da noi spritz si dice pirlo.
kill pirlo.

Anonimo ha detto...

Introduzione alla mitologia di questo blog
"Si narra che i Butei, gggiovani figli di Gea Erbe, si dedicarono a questi ludici scritti l'alba del giorno seguente il primo Cayenne usurpatore parcheggiato in divieto di sosta in Piazza (leggi=sulla stessa), alla cui guida svetta impettito essere mitologico trent-quarantenne metà uomo metà testa di cazzo, acquistato in leasing e mai terminato di pagare, con troione griffato a seguito".

Secondo altre fonti, i butei (1,2) inziarono in seguito ad una violenta balla coadiuvata il giorno a seguire dalla visione di Santa Maradona.

Anonimo ha detto...

p.s. Desenzano in summer, rigonfia di fighette bresciano-scaligere (di ottima qualità peraltro) e di maschi attempati quanto palestrati, è un'altra Eldorado. Da farci un film Calà-Boldi-De Sica per intenderci.

Butel 2 ha detto...

grazie a tutti.
X Tod:
scrivi a quasto indirizzo e mail te li possiamo mandare per posta oppure li troverai ne prossimi giorni sparsi per il bar frinzi sui tavoli.

Anonimo ha detto...

quella dell'indirizzo e-mail m'è piaciuta.
In caso scrivi pure a questo.
O a questo.

Butel 2 ha detto...

anche questo non è male no?

Anonimo ha detto...

comunque butel2 @ alice.it

Anonimo ha detto...

Basta citarmi, che mi imbarazzo (la mia mostruosa vanità ne va fiera, ma il vostro blog è bello di suo).
Su Milano potrei scrivere dodicimila cartelle: mi limito a dire che è una sorta di Mecca per il giovane veronese (la frase "ho fatto serata a Milano" vorrebbe far pensare a cocaina distribuita su enormi vassoi e cera fusa lasciata colare sul petto da massaggiatrici mulatte) ed invece, alla fine, (quasi) a tutti, Milano fa cagare.
Sull'aperitivo: è vero, c'è da mangiare per un esercito, però l'assurda accoppiata Negroni/frittata fredda lascia in bocca una patina di stucco e l'alito da tucano.

Butel 2 ha detto...

Si fez scusa butel1 lui si è segretamente innamorato di te e deve continuamente far rivivere la tua leggenda ti prego di perdonarlo. Nel frattempo prendilo come un piccolo regalo per il tuo potentissimo ego (e anche un pò di promo aggratis se mi consente).
Ad ogni modo la frase "fatto serata a Milano" evoca nel veronese medio non solo vassoi di coca ma anche soubrette più o meno vestite schesciate di carta di credito a destra e a manca,cayenne e locali della madonna.
Che poi parlare di Milano o confessare di essere stati a Milano qui a Verona funge da catalizzatore d'interesse dell'audience. Non si riesce nemmeno a finire la parola Milan.. che fioccano domande e stupore.
Se butel X dichiara di aver viaggiato attraverso tutta la cina in motocicletta probabilmente si sentirà rispondere semplicemente da butel Y."Ah si elo vero che sti musi giali i pissa contro vento?".
Altresì il racconto della gesta milanesi provocherà sempre nel tuo interlocutore(Il butelY di cui sopra)sconcerto, stupore a volte imbarazzo e senso d'inferiorità.
Del resto Milano è sempre Milano.

Anonimo ha detto...

No ma che dite, suvvia: non sono innamorato dello Scrittore, anch'io sarei un pò innamorato di me ecco.

Ad ogni modo, Fezzi sei anche un gran leccacul, neh? (pronuncia milanese, possibilmente)

Comunque w la figa milanese.
O w la figa veronese.
O w la figa. Stop.

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie