08 gennaio 2007

Saldi 2007 a Milano e leggi del marketing

Saldi a Milano 2007. Aiutiamoli.

La folla proteiforme e pachidermica che andava muovendo fronte-retro per il centro città?
Donne (o checche) isteriche allorché scoprono già venduto il loro sì il loro dannato capo che andavano aggrottando da mesi?
I saldi veri ma finti cioé fuffosi?
ecc. ecc.
Jamais. O meglio: sì ma non solo.

Da questi saldi invernali 2007 a Milano recupero già un'immagine che mi ha particolarmente disturbato.

A volte la moda é alta solo nel nostro cervello, non é propriamente alta nella misura di una maggior qualità. Eppure ci hanno indotto a pensare che sia "alta", comunque.
Tramite vari canali, certamente tramite advertising e altri messaggi perpeprati attraverso i media (vd. le sfilate, le riviste dedicate, ecc.). Tutto ciò, alla lunga, concorre a creare la marca e ad attribuirvi alcune caratteristiche distintive che la differenziano, ovvero rendono una marca riconoscibile.

Alla definizione di marca, concorre pure il packaging. Ad esempio la classica busta rigida di una griffe*. Ad esempio questa*

*

figlia probabilmente del seguente ragionamento ai fini un miglior posizionamento nella mente del consumatore (specie di quello che non ha acquistato nel negozio della suddetta griffe*):

Oro
: materiale prezioso
+
Shopping bag: medium (cartaceo) sul quale poter affiggere liberamente il proprio brand
+
Brand: vd. quanto detto sopra circa la marca
=
Busta dorata-->Opulenza-->Trasferimento di valore (barocco, sfarzo, pompa magna) al brand

ovvero,
LA LEGGE DEL TAMARRO

Ho visto questo sacchetto in giro a più e più riprese (ché gli stilisti della griffe* in questione, diciamolo, sono bravi nel loro mestiere e vendono che é una meraviglia) e ogni volta mi domandavo:
"Ma zio can, c'é davvero qualcuno che pensa che questa griffe* sia figa/in/fashion/alla moda/che giusti grazie a quel sacchetto?".

Se c'é aiutiamoli: sparategli!

*il tutto é protetto da copyright, e ci mancherebbe.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Parole sante, Butel 1, io alla fine non sono arrivato fino a Milano, mi sono fermato a Mantova, per ferire la mia postepay, strisciata senza pietà da commessi esauriti.. Se qualcuno si chiedesse come may ho una postepay e non una Mastercard, eccovi la risposta: Con la postepay, non è consentito andare sotto.. In poche parole, si cercano di limitare i danni... Da quello che ho visto io a Mantova c'era si tanta gente, ma davvero poche buste, e nessuna di dorata.. Forse questa crisi ci voleva, magari l'unica cosa buona che porterà questa depressione sarà un negozio H & M a Verona!!!
"Grandi" stilisti, siete avvisati..
"Piccoli" stilisti, vi stavamo aspettando...

Anonimo ha detto...

Quella busta è trash.
Stop.

Pensandoci bene, DG è stata sicuramente finanziata da terze griffe limitrofe allo shop: se compri da DG e te ne vai in giro con quella cosa, é evidente che andrai a comprare subito una cosa nel luogo più vicino per cambiare busta!

Anonimo ha detto...

Ma cosa stai dicendo sciocco? Quella borsa è overluxury, è terribilmente rococò. Domani andrò da Dolce e Gabbana e mi comprerò una borsa.

Anonimo ha detto...

Aspetto Lady U per un intervento più tecnico.

Intanto aborro D&G con tutte le mie forze fino quasi a farmi male e ad esplodere in un tripudio di polipi crudi festanti.

Anonimo ha detto...

Purtroppo D&G è il solito tarocco italiano, (come per esempio bobby solo sta a elvis presley).
Sti du stilisti di sta minchia hanno copiato, ma che dico stra copiato. E' tempo di sapere. Che il popolo sappia. D&G è l'antilogia di un progetto artistico, ben più sofisticato di sti due pezzenti.

E' dagli anni sessanta che i veri G&G (al secolo Gilbert&George) furoreggiano nel mondo dell'arte.
Ed è in questo contesto, che si inseriscono Gilbert Proesch e George Passmore. Dal 1967, sono conosciuti nel mondo artistico esclusivamente come Gilbert & George.
Nello scegliere di abbandonare i propri cognomi è ravvisabile una sorta di rinuncia alla propria individualità. I due, infatti, non hanno mai lavorato separatamente, e non esistono artisticamente se non in quanto coppia, all’interno della quale può risultare non facile distinguere chi dei due sia Gilbert e chi George.

L'esatta copia, appositamente studiata e ripeto, copiata inversamente, con i loro cognomi dai Dolce & Gabbana!
fan culo a loro.

duchamp

Anonimo ha detto...

La borsa del negozio dove ho comprato il mio piumino? molto simile a quella di Dolce & Gabbana, ma immaginatevela tutta bianca, bianco lucido, senza nomi, loghi o altre volgarità simili... nessuno sa cosa ci sia nella tua busta e in più è elegantemente minimalista...
PS Scusate se cambio discorso, ma ho letto che il prossimo week end è possibile a Milano fare il modelwatching... qualcuno mi spiega meglio?? Il sabato pomeriggio sarebbe cosa buona e giusta?!...

Anonimo ha detto...

Alfie: chiedere ad UpStream su VicoQuattro. So per certo che loro hanno tutti gli agganci, ti faranno trombare con quante modelle vuoi. Dopo essersele passate loro. E ormai tutti sanno cosa significa ritrovarsi i resti del Brese.

Up: o porc', in effetti dimenticavo che la smerdata da parte di LadyUp era dietro l'angolo. Hey, risparmiamela e sarò il tuo cane pentitente!

Duchamp: dacché ne deduciamo che, appunto, Dolce&Gabbana é trash, anzi camp (vd. T. Labranca): imitazione di un modello (alto) fallito. Hanno insomma cercato di inseguito l'artistico duo che li ha preceduti buttandosi sull'arte del costume: autorevole riuscita o truzzata? Mah, propendo per la seconda.

Anonimo ha detto...

Erano George&Mildred Duchamp..

Anonimo ha detto...

Che sapessi io erano Gilbert&George, confermo Duchamp.

Anonimo ha detto...

se fissi intensamente (7, 8 minuti almeno...) la borsa dHoro compare la faccia di butel 0....GIURO

Anonimo ha detto...

Menghia, siamo dei veri figgghi de gabbana

Anonimo ha detto...

Madonn che è una sindone sto sacchett?

Anonimo ha detto...

Ma non si capisce, dicono che esista una versione tutta bianca apposta per la papamobile, by Dolce&Vaticana.

Pensa se era na borsetta da donna...

Anonimo ha detto...

ha ha ah ...
george e mildred duchamp, bella quella serie televisiva !
:-)