Austrian pills/2: Leopold Café - Vienna
I fashionistas(?) di Vienna, vanno al Café Leopold.
I fashionistas in generale, non vanno a Vienna.
Il Leopold Café è un pretenzioso cafè/bar/bistro/lounge all'ultimo piano del celebre Leopold Museum, nella zona dei musei viennesi (Museums Quartier): arredo moderno e minimale, lampadari Francesco Giuseppe (esiste?), lungo bancone,
tavolini e lounge per tutti, curiosa "terrazza" che in verità è una serra in vetro che affaccia sulla piazza dei musei.
Quando?
Di giorno preso d'assalto dagli avventori del museo per uno spuntino, per lo più turistas sfahionista, fatto salvo qualche austriaco che non può fare a meno di farsi pelare per un'insalata condita da un gatto (e forse con un gatto).
Di sera - ed ecco la particolarità del Leopold Caffè - si trasforma in un night bar con dj set dal vivo: artisti rigorosamente electro, spesso della scena viennese. Ci sono serate tutto il mese, il programma viene consegnato al tavolo e si può consultare anche sul sito.
Sentenziosi dice
- il bar è bello, tutto sommato
- di giorno piatti piuttosto scontati, da evitare se la meta è il cibo. Gli austriaci inoltre non sanno condire l'insalata, non è nel loro dna (insieme a tante altre cose).
- carina l'idea di riqualificare il locale trasformandolo in una sorta di disco pub molto elegante e ricercato (dalla polizia probabilmente).
- l'impressione è che sgarri sempre qualcosa: dove sono le fighe? Dove sono i cocktail da spettino? Dov'è Butel1? Ah è sbronzo al bancone, allarme rientrato. Comunque, più che un cocktail bar elegante col sound giusto, pare un ritrovo per birraioli trendy e finti bohemian bourgeois che amano sfondarsi i timpani di "buon" sound elettronico viennese.
- Com'è il sound elettronico viennese? E' viennese, ha la varietà stilistica di una panca in legno da sagra della birra. Vienna è stata la culla della nuova musica elettronica a inizio di millennio, molte cose sono nate prima qui che in Germania, quindi un po' ovunque nei locali c'è questo caratteristico sound elettronico che potremmo esemplificare così: alcuni tipi con delle cuffie in testa che trapano con un martello pneumatico mentre altri bevono e danzano (beh, più che danzare sembra una jump session) o ancora una catena di montaggio di mazze ferrate che vengono scaraventate pedissequamente contro manufatti di eternit della Perego & figli. Se avete sbottato "No le acciaierie tedesche!" col sound di Berlino, preparatevi ad una macumba di bassi serviti senza criterio e, sinceramente, oggi piuttosto demodè.
La gggente
Sostiamo al centro di questo Café Leopold con una birra pesante come Maurizio Costanzo (da evitare come la peste la Ottakringer scura!) e pensiamo che se questo è il massimo - immaginiamo di no - che Vienna sa o pensa di offrire, qualcosa non torna: se ad esempio il locale è trendy e di design, il pubblico ad esempio è agli antipodi. Ovviamente non proviamo nemmeno a catalogare il vestiario dell'austriaco medio (vincono annualmente da decenni il primo premio alla Fiera Delle Scarpe Fottutamente Orride), nè pensiamo di ricavare da questo locale un numero accettabile di pheeghe: niente da fare, la Vienna di massa non ha lontamanente gusto nella scelta del codice vestiario, nè girano fighe che non siano scofanate (A.B.P. = Austrian Booty Project).
Conclusione
"Sì sì bello ma... alla fine... è tutto molto italiano" dice una macchietta in Boris, telefilm italiano di serie B. Ecco, qui il Café Leopold è bello, niente di nuovo all'orizzonte ma vale una visita proprio per darci un'occhiata (occhio alla parete specchiata nell'anfratto verso il fondo, Butel1 ha rischiato di rimanerci intrappolato tutta la vita) e l'idea del locale tutto-in-uno è ottima negli intenti ma... è tutto un po' troppo austriaco (non nel senso di Impero, nel senso di "mi compro l'auto verde smeraldo perchè va l'ecologico...").
3 commenti:
Sono stato a vienna in luglio.
Ho trovato un bar che faceva gin tonic a 2 euro vicino alla secession.
Sono entrato.
ne sei uscito?
good start
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