Festival Futuro Presente: Effetto Bertolucci al Mart
L'eco di Sentenziosi si va allargando. Norma in questi casi vuole che fra i lettori a seguito di un blog vi sia qualcuno che partecipi attivamente. Nico ('a romanaccia per i più intimi) è una delle nostre trashreporters più apprezzate e si è recata al Mart di Rovereto per Effetto Bertolucci, parte del Festival Futuro Presente.
Antefatto
Era una notte di Gennaio, la vigilia di un esame orripilante, quando uscendo sconfortata dalla mia cameretta romana, mia affaccio in sala e la mia coinquilina mi comunica che stavano dando un film “un po’ strano” su rete 4… dopo la pubblicità scorre la scritta in sovrimpressione The Dreamers – I sognatori.
Antefatto
Era una notte di Gennaio, la vigilia di un esame orripilante, quando uscendo sconfortata dalla mia cameretta romana, mia affaccio in sala e la mia coinquilina mi comunica che stavano dando un film “un po’ strano” su rete 4… dopo la pubblicità scorre la scritta in sovrimpressione The Dreamers – I sognatori.
“minchia figata! – pensai - è uscito tipo 3 anni fa e io ancora non l’ho visto”... ho fanculato rapidamente il manuale oggetto di studio e mi sono incollata allo schermo.
Non starò qui a sbrodolare sulla bellezza del film, peraltro sufficientemente discusso a suo tempo, né sulla comunque indiscutibile bravura di Bernardo Bertolucci… ma vogliamo piuttosto parlare del cast? Nessun butel sano di mente avrà da obiettare circa l’incomparabile atomica pheegaggine di Eva Green alias Isabelle, probabilmente nota ai più per essere stata la bond girl del recente 007 Casinò Royale. [ndSentenziosi: un vero butel ha visionato ogni cm quadrato di Eva Green e seppe apprezzare cum magno gaudio]
Possiamo invece, care butele, aprire un dibattito in merito ai suoi due coprotagonisti: Michael Pitt alias Matthew, che se non sbaglio deve aver fatto in tempi non sospetti qualcosa in Dawson’s Creek, e Louis Garrel alias Theo, che il pubblico italiano non si è filato né ante ne post Bertolucci, nonostante sia figlio di Philippe Garrel, da molti considerato l’ultimo regista della Nouvelle Vague. Che dire: personalmente il primo, che interpreta nel film il personaggio la cui posizione maggiormente condivido (e invidio!), non mi suscita niente di particolare, il secondo, invece… lascio parlare le immagini:
Ma torniamo a noi: l’esame andò così bene che m’è toccato ridarlo la settimana successiva, ma da quel giorno, come una fan adolescente delle Spice Girls, cercai informazioni su film e apparizioni, successi e amori del mio beniamino (nonché del regista nostrano, del quale, a onor del vero, ad oggi ho visto solo due film e mezzo!) Niente nulla nada fino alla metà di Marzo, quando grazie a Google scopro che “…Louis will be in Rovereto..in honour to Bernardo Bertolucci…” Co – co – cooosa? Insomma per farla breve dal 3 al 12 Maggio il geniale team del Mart (Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto) ha pensato bene di dedicare la terza edizione del Festival FuturoPresente a Bernardo Bertolucci creando la rassegna Effetto Bertolucci, e dal canto suo quel ggran ggiusto di Bernardo ci ha voluto regalare una serata (che dovevano essere due) con 2/3 degli attori protagonisti del suo ultimo film: Eva Green e Louis Garrel, appunto.
(…) Dopo Merce Cunningham e Philip Glass, al centro dell’edizione di quest’anno è Bernardo Bertolucci, protagonista di una delle esperienze artistiche più significative della storia del cinema degli ultimi quarant’anni. Giovanissimo esordiente influenzato dalla poetica pasoliniana, Bertolucci ha rapidamente raggiunto una cifra stilistica pienamente autonoma, che si è definita proprio a partire dalle intense relazioni stabilite con le arti figurative, la tradizione musicale e la cultura letteraria. Il suo cinema è infatti profondamente segnato dalle collaborazioni con musicisti come Ennio Morricone, Ryuichi Sakamoto [ndSentenziosi: immenso!], Gato Barbieri e David Byrne, dal confronto con matrici letterarie che rimandano ad Alberto Moravia, Stendhal, Jorge Louis Borges, Paul Bowles, James Lasdun e dal dialogo con tradizioni figurative di grande intensità (si ricordino solo i tributi a Francis Bacon, Ligabue, René Magritte, Pellizza da Volpedo). Maggiori info su quanto vi siete persi su www.festivalfuturopresente.it.
Effetto Bernardo Bertolucci - Mart Rovereto
Il giorno 22 Aprile parto da Roma, tappa a Verona, per arrivare a Rovereto city alle ore 8.30 del 23 Aprile e attendere l’apertura della biglietteria del festival che sarebbe avvenuta… alle 10. Volevo scongiurare il rischio che una folla di trentini si accampasse nottetempo nella hall del Mart per poi accodarsi dall’alba di un lunedì mattina e fregarmi tutti i biglietti: non c’era un anima. Fortunatamente mi son portata appresso un’amica aspirante ingegnere edile che ha passato un’ora abbondante a disegnare la struttura architettonica del Mart. Alle ore 10.20 o’clock acquisto due biglietti in quarta fila centralissima: missione compiuta.
L’attesa febbrile dell’evento mi logora, mi faccio mille …, ehm, storie: nella folla i nostri sguardi si incontrano, lui mi sorride, le mie gote arrossiscono, il cuore batte forte, si avvicina splendido fra i flash dei fotografi, il chiassoso mondo attorno a noi si annulla, i contorni sfumano, mi cinge la vita e mi bacia appassionatamente… e nella scena successiva mi accascio sfinita accanto a lui, che si accende una sigaretta nella sua camera d’albergo.
Il giorno 11 Maggio parto da Roma all’alba, tappa a Verona, (ceretta, manicure, pedicure, peeling, shampoo, doccia, dress, trucco) e, poiché la persona deputata ad accompagnarmi mi tira il pacco più pacco della storia e non trovo un sostituto/a a pagarlo oro, prendo il treno delle 18.30, che però all’altezza di Avio si ferma nel bel mezzo della valle dell’Adige. Anche le macchine sull’autostrada sono in coda. Panico. Una nuvola di fumo nero davanti a noi. In quel momento ho pensato quanto Murphy fosse ottimista e Kafka fiducioso. Manco si riesce a telefonare che la linea è intasata. Rido istericamente con le lacrime agli occhi. Il treno riparte: scorre sul finestrino l’immagine di un camion in fiamme a un palmo dal guard-rail. Grazie Signore, grazie (cinismo q. b., del camionista non c’era traccia): pochi minuti prima delle 8 atterro a Rovereto city.
I miei attori(/The Dreamers)
Ipereccitata e turbata arrivo al Mart: varia ggente ggiòvane, ma anche no, perlopiù trentini. Entro all’Auditorium Fausto Melotti e vendo il biglietto che ho in più (al manco quela). Apre la sala. Come una cogliona mi fiondo dentro: infatti Eva e Louis a quanto pare sono arrivati dopo pochi minuti, hanno salutato le folle e la serata, come di norma accade, è iniziata con una mezz’oretta di ritardo. Lo so, voi Butei mai avreste fatto un tale errore strategico.
Le luci finalmente si abbassano, il presentatore presenta l’ospite, l’ospite entra sorretto da “una sorta di girello” causa “una specie di super ernia” (come dirà lui stesso l’indomani, n.d.n.), saluta, ringrazia dei copiosi applausi e invita gli invitati a entrare. Tu-tum tu-tum tu-tum. La sala trepida. Entrano due semidei: lei in total black sobrio, capello liscio e trucco leggero, lui in grey-blue suit, white shirt, capigliatura sconvolta.. scarpe da montagna coi lacci rossi e borsa del pc: bohèmien, o meglio, un bonazzo.
Deglutisco per non far colare la bavetta. I tre si accomodano, l’interprete si piazza fra i due francesi. Bernardo esordisce con una breve introduzione su come è stata concepita la sceneggiatura del film e inizia a spiegare come mai ha scelto Louis per The Dreamers. In pratica, l’ha visto, e ha capito che sarebbe stato lui per via della sua aria borghese e annoiata. Come si suol dire: ‘sti cazzi.
Poi spiega che, deciso Louis, cercava una ragazza che dovesse interpretarne la sorella gemella, e la sua casting director gli proponeva un sacco di “figlie di” interessanti, ma nessuna che avesse quel qualcosa in più… finché non ha visto Eva, anche lei “figlia di” tale Marlene Jobert, attrice francese abbastanza famosa che lui ricordava per una scena che riteneva intrigante in non so che film (forse di Godard). Dunque, una volta provocatala, e avendo lei reagito in modo giudicato giusto (in realtà non ha spiegato in cosa consistesse questa prova, e nel frattempo Eva ha fatto una faccia come dire “ha sì?”) la Green fu scritturata.
A questo punto Bertolucci le fa una domanda generica in merito all’esperienza di girare il suo primo film. Lei risponde compita ma girata verso Bertolucci e la povera interprete le chiede di voltarsi che se no non sente un fico secco. Lei vagamente seccata annuisce, e si rigira a parlare con Bertolucci. A questo punto interviene Louis dicendo in francese rivolto alla sua collega qualcosa come “La stai facendo soffrire”, riferendosi alla traduttrice che sta scrivendo come una dattilografa in calore e allungava il collo disperatamente per tentare di riuscire a sentire. La sala ride. Eva sembra aver finalmente recepito. Bernardo interpella Louis. Anche Louis risponde. Ovviamente non ricordo affatto cosa l’interprete abbia interpretato dei discorsi fatti dai due, non ero molto lucida (in compenso posso dire con una certa sicurezza che Garrel si è toccato i capelli 3 volte, mangiato una pellicina dell’indice della mano sinistra 2 volte, e del medio una volta, che ha spostato il pc 2 volte perché come l’aveva messo la prima volta rischiava di cadere, e che ad un certo punto ha accavallato le gambe).
L’attesa febbrile dell’evento mi logora, mi faccio mille …, ehm, storie: nella folla i nostri sguardi si incontrano, lui mi sorride, le mie gote arrossiscono, il cuore batte forte, si avvicina splendido fra i flash dei fotografi, il chiassoso mondo attorno a noi si annulla, i contorni sfumano, mi cinge la vita e mi bacia appassionatamente… e nella scena successiva mi accascio sfinita accanto a lui, che si accende una sigaretta nella sua camera d’albergo.
Il giorno 11 Maggio parto da Roma all’alba, tappa a Verona, (ceretta, manicure, pedicure, peeling, shampoo, doccia, dress, trucco) e, poiché la persona deputata ad accompagnarmi mi tira il pacco più pacco della storia e non trovo un sostituto/a a pagarlo oro, prendo il treno delle 18.30, che però all’altezza di Avio si ferma nel bel mezzo della valle dell’Adige. Anche le macchine sull’autostrada sono in coda. Panico. Una nuvola di fumo nero davanti a noi. In quel momento ho pensato quanto Murphy fosse ottimista e Kafka fiducioso. Manco si riesce a telefonare che la linea è intasata. Rido istericamente con le lacrime agli occhi. Il treno riparte: scorre sul finestrino l’immagine di un camion in fiamme a un palmo dal guard-rail. Grazie Signore, grazie (cinismo q. b., del camionista non c’era traccia): pochi minuti prima delle 8 atterro a Rovereto city.
I miei attori(/The Dreamers)
Ipereccitata e turbata arrivo al Mart: varia ggente ggiòvane, ma anche no, perlopiù trentini. Entro all’Auditorium Fausto Melotti e vendo il biglietto che ho in più (al manco quela). Apre la sala. Come una cogliona mi fiondo dentro: infatti Eva e Louis a quanto pare sono arrivati dopo pochi minuti, hanno salutato le folle e la serata, come di norma accade, è iniziata con una mezz’oretta di ritardo. Lo so, voi Butei mai avreste fatto un tale errore strategico.
Le luci finalmente si abbassano, il presentatore presenta l’ospite, l’ospite entra sorretto da “una sorta di girello” causa “una specie di super ernia” (come dirà lui stesso l’indomani, n.d.n.), saluta, ringrazia dei copiosi applausi e invita gli invitati a entrare. Tu-tum tu-tum tu-tum. La sala trepida. Entrano due semidei: lei in total black sobrio, capello liscio e trucco leggero, lui in grey-blue suit, white shirt, capigliatura sconvolta.. scarpe da montagna coi lacci rossi e borsa del pc: bohèmien, o meglio, un bonazzo.
Deglutisco per non far colare la bavetta. I tre si accomodano, l’interprete si piazza fra i due francesi. Bernardo esordisce con una breve introduzione su come è stata concepita la sceneggiatura del film e inizia a spiegare come mai ha scelto Louis per The Dreamers. In pratica, l’ha visto, e ha capito che sarebbe stato lui per via della sua aria borghese e annoiata. Come si suol dire: ‘sti cazzi.
Poi spiega che, deciso Louis, cercava una ragazza che dovesse interpretarne la sorella gemella, e la sua casting director gli proponeva un sacco di “figlie di” interessanti, ma nessuna che avesse quel qualcosa in più… finché non ha visto Eva, anche lei “figlia di” tale Marlene Jobert, attrice francese abbastanza famosa che lui ricordava per una scena che riteneva intrigante in non so che film (forse di Godard). Dunque, una volta provocatala, e avendo lei reagito in modo giudicato giusto (in realtà non ha spiegato in cosa consistesse questa prova, e nel frattempo Eva ha fatto una faccia come dire “ha sì?”) la Green fu scritturata.
A questo punto Bertolucci le fa una domanda generica in merito all’esperienza di girare il suo primo film. Lei risponde compita ma girata verso Bertolucci e la povera interprete le chiede di voltarsi che se no non sente un fico secco. Lei vagamente seccata annuisce, e si rigira a parlare con Bertolucci. A questo punto interviene Louis dicendo in francese rivolto alla sua collega qualcosa come “La stai facendo soffrire”, riferendosi alla traduttrice che sta scrivendo come una dattilografa in calore e allungava il collo disperatamente per tentare di riuscire a sentire. La sala ride. Eva sembra aver finalmente recepito. Bernardo interpella Louis. Anche Louis risponde. Ovviamente non ricordo affatto cosa l’interprete abbia interpretato dei discorsi fatti dai due, non ero molto lucida (in compenso posso dire con una certa sicurezza che Garrel si è toccato i capelli 3 volte, mangiato una pellicina dell’indice della mano sinistra 2 volte, e del medio una volta, che ha spostato il pc 2 volte perché come l’aveva messo la prima volta rischiava di cadere, e che ad un certo punto ha accavallato le gambe).
Riprende la parola Bernardo e propone a entrambi di raccontare un po’ quali siano state le loro successive esperienze cinematografiche. Eva racconta di aver fatto due film americani, l’ultimo dei quali è appunto Casinò Royale, e tenta di giustificare tali scelte dicendo sostanzialmente che se il tuo primo film è di Bertolucci, tutto il resto sembrerà merda in confronto. Come darle torto, povera ragazza? Poi tocca a Louis, che decide di parlare in italiano (imparato non ho capito bene dove, forse al Conservatoire National d'Art Dramatique, forse dalla sua presunta compagna, l’attrice italofrancese Valeria Bruni Tedeschi - sorella di Carla Bruni).
Prosegue dichiarando che, visto il film di Bernardo, suo padre, manco fosse l’Uomo del Monte, ha detto “Good!” e l’ha mandato a comprare tutti i costumi del film perché anche lui voleva fare un film sul ‘68 (Les Amants réguliers, 2005, film di 3h in b/n solo in francese – io l’ho visto coi sottotitoli in tedesco, ché je ne parle français pas - grazie a cui Garrel padre ha vinto il Leone d’argento 2005, e Garrel figlio, che ne interpreta il protagonista François Dervieux, ha vinto il premio César – l’Oscar francese - come Meilleur jeune espoir masculin, cioè migliore giovane promessa maschile, n.d.n.). Continua spiegando come lui ami molto partecipare alle manifestazioni di piazza a Parigi, ma che, avendo fatto due films sul ’68, ora non può più perché “tutti mi cercano, mi chiamano Theo o François, mi chiedono di mio papa…” Scatta l’applauso.
Riprende la parola Bertolucci per un paio di words&fruits in merito alle critiche mosse al suo film, ossia sul fatto che sia stato da alcuni giudicato pornografico per la “frontal nudity” dei protagonisti , dicitura contrattuale che lui ritiene senza senso e che sta a significare la nudità completa dell’attore/trice nel film, nonchè in merito al fatto che non fosse in realtà un film sul ‘68, perché i tre ragazzi vivono perlopiù in casa e solo alla fine prendono contatto col mondo esterno. A questo proposito Louis interviene ancora una volta dicendo in italiano: “Mio papa è rimasto molto impressionato dal fatto che Bernardo abbia fatto un film sul ’68 distribuito dalla Fox!” Risate e applausi. Giustamente Bertolucci ha fatto notare la differente interpretazione del ’68 data da lui rispetto a quella data da Garrel senior, sia da un punto di vista filmico, sia per così dire metafilmico (nel senso che Les Amants réguliers è stato prodotto da Maïa Film in collaborazione con ARTEfilm, roba di nicchia, pare).
Detto questo, essendo che s’era fatta na certa, han salutato, ringraziato la pia interprete che se non sbaglio si chiamava Alessandra, e si sono ritirati dietro le quinte. Pausa, tutti fuori a fumare e mangiare mele verdi fornite in simpatiche confezioni cubiche di cartone dallo sponsor laTrentina. A seguire proiezione del film. Io mi son detta: non ho interagito con nessuno, il film già l’ho visto (anche se in italiano, mentre lì era in v.o. con sottotitoli, come a detta di Bernardo dovrebbe sempre essere per poter vedere in azione l’attore e sentire la sua vera voce, cosa che in Francia pare sia la norma), le stars usciranno da un cunicolo segreto che li porterà direttamente oltre il traforo e l’ultimo treno è alle 22.20. Me ne vado.
Ancora si devono rimarginare i tagli e le ustioni che mi sono autoinferta su tutta la superficie cutanea: l’indomani sera il responsabile del teatro mi rivela che (di Eva in realtà non ho chiesto, ma:) “Louis è stato alla mano, ha chiacchierato con i ragazzi fuori dal teatro dopo l’incontro..bla bla bla”. Goccia puttana, vedi però che la sera dopo né lui né Eva si sono presentati per la serata conclusiva, in barba a quanto annunciato da brochure, per cause ignote (ipotizzo un mero inganno scientemente architettato dall’organizzazione, maledetti).
Il mio mondo
Il giorno 12 Maggio, dicevo, ho effettuato nuovamente la medesima disperata ricerca di un accompagnatore/trice, interpellando stavolta pure la crew dei Butei, ma manco loro mi si sono filati di pezza [ndSentenziosi: è un duro business ragazza quello della trash inviata, un duro business...], e dunque ho ripetuto sola soletta, cullando le mie dolci illusioni, il ciclo styling-travelling-selling ticket e ho atteso l’inizio di quest’altra serata. Interessantissima, irriproducibile, anche perché leggermente lunghetta (2h nette) a base dei seguenti ospiti (in ordine di intervento): Marcello Garofalo, collaboratore de “Il Manifesto” e “Ciak”, critico cinematografico e saggista, che ha funto da presentatore, Morando Morandini, giornalista, critico e coautore della Storia del Cinema Garzanti e del best-seller Dizionario dei film Zanichelli, Jacopo Quadri, collaboratore di Bernardo Bertolucci per il montaggio dei film L’assedio e The dreamers, Matthew Spender, scultore e pittore, amico di famiglia di Bernardo, realizzatore delle quarantasette opere in terracotta utilizzate sul set del film Io ballo da sola, Lucilla Albano, professoressa di cinema all'Università di Roma 3, nonché cognata dei Bertolucci, ed infine ovviamente Bernardo Bertolucci himself.
Immaginate però la delusione quando ho capito che una delle poltrone sarebbe rimasta vuota tutta la sera (nell’altra ci si è seduto un ominino curioso, credo un aiuto regista di origine inglese). Ovviamente questo duro colpo ha minato seriamente la mia resistenza psicofisica, e, conclusa la conferenza, mi sono ridotta a passeggiare per le erte e inanimate viuzze di Rovereto, unico suono il ticchettio sconsolato delle mie ballerine rosse, aspettando che il mio papi arrivasse a prendermi in auto (thanks daddy!). Una volta seduta sul sedile mi sono istantaneamente addormentata.
Ho sognato di un sognatore.
Nico
11 commenti:
A rigà ma ve devo dì proprio tutto? :-P I titoli e i relativi links ai filmati sono sono questi:
LOUIS GARREL ROVERETO 11.5.2007 PT1
http://www.youtube.com/watch?v=poSDOtwxJIc
LOUIS GARREL ROVERETO 11.5.2007 PT2
http://www.youtube.com/watch?v=2P8QEFIOJEk&mode=related&search=
Era intuitivo..
Well done,Nico!
Se non avessi avuto un impegno inderogabile sarei venuto molto volentiri ad occupare quel posto libero in quarta fila a fianco di una ragazza con le ballerine rosse.
Chi sa,magari si limonava pure.
Eva Green? Gran topa
Bertolucci? niente da fà,i suoi film non me garbano.
p.s.
non era intuitivo e se lo era,non lo era per noi.Eh si,ci devi dire tutto,ma proprio tutto.
Già, poco intuitivo in effetti.
Detto da un rinco come il Frut, mi rendo conto che regge poco.
gran reportage nico!L'ho letto tutto d'un fiato.
butei,scusate vado fuori tema ..si..assolutamente bisogna fare una versione scaligera di milanoisburning...peraltro la nostra città (insieme a padova,forse) offre piu spunti di qualunque altra,soprattutto al nord,i veronesi sono decisamente categoria a sè,a mio modesto parere peggio dei milanesi(grande città=il finto alternativo si insabbia un po')e cmq differenti da gente di trento(trento=montagna-università facile-punto-stop)rovigo,treviso,venezia,modena(..e chi ne ha mai sentito parlare??)
Avete sentito il tiggì? Evidentemente lo spritz paga..
Fruttolo, dicono tutti così.. prima di scoprire che sono un ciclope transessuale! Circa Bertolucci in effetti man mano che proseguo a ritroso la visione dei suoi films ridimensiono il mio entusiasmo (però Io ballo da sola-Stealing beauty è davvero BELLO).
Frut&ButONE, è che vi immagino belli atletici e dotati di superpoteri fra i quali anche la chiaroveggenza..
Nico: allora le conosci anche tu le frasi di circostanza dei butei,tipo:"oh,ci sentiamo(ammiccando)" o "la prossima vecio,pago io" oppure ancora "dai vecchio,vediamoci tutti insieme per una cena".
O butel1,sommo maestro.
Siamo atletici,con il tricipite scolpito e belli,molto belli.
Tra i tre mi farei butel2,è più uomo.
Nico: era un fatto sul quale non c'era dubbio alcuno, benchè noi schernissimo la faccenda. I sondaggi che vedevano in testa Tosi si sono dimostrati anche poco generosi.
A questo punto è stato uno spasso sentire parlare il neo-sindaco con la sua pronuncia baccana e l'assoluta incapacità di costruire frasi di senso compiuto. Ovviamente mica ha vinto per lo spritz... ha vinto perchè fa una politica con la gente, politica virale: da pirla a pirla.
Ieri sera a Porta a Porta la patetica risposta di Zanotto di fronte alla debacle. Mancava che tirasse fuori che è colpa di Giove in congiunzione con Saturno.
ciao! bellissimo articolo.. scrivi bene butela!
a presto!
clo
Rustichello: abbiamo visto anch'io e butel2, con diversi momenti di riso. A dir poco imbarazzanti le ragioni adotte a scusanti della sconfitta, come l'ormai classica "situazione politica nazionale".
Mi chiedo come ormai non sia palese che le Elezioni, le Votazione, l'espressione del proprio diritto civico, non sia un pendolo tra il peggio e il meno peggio.
Posta un commento