Dj Fabrizio Mammarella
Fabrizio Mammarella & co. al Circuito Off di Venezia
ovvero arte, filmesse, mosica, ggente de ballà
Istruzioni per l'uso: riprende dal post precedente. Impressioni sui corti, su Marc Carò e sulla festa del Circuito Off by Levi's & Fabrizio Mammarella & co. Articolo lungo, se non avete alcuna velleità cinefila, andate subito a metà dove si parla di pheega.
A questo punto decidiamo di condurre anche noi i rispettivi deretani verso l'area proiezioni, che per inciso è all'aperto mentre viene meno la temperatura da bella stagione (ricordo a tutti che siamo su un'isola della laguna) e cominciano a spirare minacciosi venti di tempesta. Oltre ci sarà da ridere infatti.
Giungiamo tardi come detto, le proiezioni sono già iniziate da mo'. Al nostro ingresso comprendiamo quattro cose: 1- è buio; 2- è gremito; 3- è buio; 4- è gremito. Non è solamente il nostro cervello ad intellegere in maniera sinusoidale, è un dato di fatto. Qualche centinaio di posti è occupato, ci si appoggia dove si può, salvo venire scaraventati altrove appena colui a cui viene coperta la visuale si lascia andare a soavi lusinghe veneziane: "Dai mooona!".
Dai mona
Se non è una costante, è una costante. Sempre quella, ovunque nella Serenessima, da Mestre a Venezia questi cretini hanno in mente solo una cosa: "Dai moona!" "Ma va là mooona!" "Ma sito mooona?" "Che moona!". El mona, stretto parente della mona. A Verona la bestemmia, a Venezia el mona.
Il primo corto, ribattezzato Quella robà simbolista lì
Ora concentrazione, sorbiamoci il corto in corso. Si tratta di questo:
Istruzioni per l'uso: riprende dal post precedente. Impressioni sui corti, su Marc Carò e sulla festa del Circuito Off by Levi's & Fabrizio Mammarella & co. Articolo lungo, se non avete alcuna velleità cinefila, andate subito a metà dove si parla di pheega.
A questo punto decidiamo di condurre anche noi i rispettivi deretani verso l'area proiezioni, che per inciso è all'aperto mentre viene meno la temperatura da bella stagione (ricordo a tutti che siamo su un'isola della laguna) e cominciano a spirare minacciosi venti di tempesta. Oltre ci sarà da ridere infatti.
Giungiamo tardi come detto, le proiezioni sono già iniziate da mo'. Al nostro ingresso comprendiamo quattro cose: 1- è buio; 2- è gremito; 3- è buio; 4- è gremito. Non è solamente il nostro cervello ad intellegere in maniera sinusoidale, è un dato di fatto. Qualche centinaio di posti è occupato, ci si appoggia dove si può, salvo venire scaraventati altrove appena colui a cui viene coperta la visuale si lascia andare a soavi lusinghe veneziane: "Dai mooona!".
Dai mona
Se non è una costante, è una costante. Sempre quella, ovunque nella Serenessima, da Mestre a Venezia questi cretini hanno in mente solo una cosa: "Dai moona!" "Ma va là mooona!" "Ma sito mooona?" "Che moona!". El mona, stretto parente della mona. A Verona la bestemmia, a Venezia el mona.
Il primo corto, ribattezzato Quella robà simbolista lì
Ora concentrazione, sorbiamoci il corto in corso. Si tratta di questo:
Chiamatemi scettico, ma io inizio a nutrire i primi dubbi sulla qualità della rassegna, che mi pare tenda verso "l'intellettualoide, annoiato". Si tratta di una sorta di rappresentazione magico-simbolista(?) della realtà sociale le cui interazioni umane sono trasfigurate o filtrate (non si può intendere) attraverso maschere, tra le quali l'immancabile maschera clownesca, il solito fool o pazzo di corte insomma - nulla di shakespeareano comunque - il quale infine non sopravvive a... boh, le sofferenze della vita, immagino. La pellicola- titolo sconosciuto e/o dimenticato - è opera di un qualche non specificato regista dell'est europeo e i sottotitoli fanno capire che "sì, gli piace l'alcol". Ma quello piace pure a noi, che siamo entrati col cocktail d'ordinanza, quindi non costituisce problema: il problema reale è che nessuno c'ha capito un cazzo. Intendo un cazzo delle dimensioni di Rocco Siffredi, è tutto un bisbigliare del tipo "Ma che roba è?" "Ma cosa voleva dire?" "Non capisco..." "Che ha fatto l'Italia?" e via dicendo. Lo scroscio di applausi non è infatti di quelli esemplari.
Revolution - Xavier Diskeuve
Se il primo lasciava adito ad una nutrita schiera di dubbiosi, questa commedia-satira breve sul rapporto di coppia mediocre e sul mondo del lavoro in una iperbolica low-middle class: (La) Revolution del francese (credo, francese...) Xavier Diskeuve a tratti ha rischiato di ammazzarmi. Breve sinossi: lui è il classico inappagato da un lavoro mediocre e da un rapporto di coppia deludente, il tutto è amplificato dalla scelta dell'attore (il prototipo dello sfigato - breaking news: dall'estero mi segnalano che l'attore in verità è un docente universitario di economia e, mi si chiede, come mai l'abbiano fatto sembrare così "stupid!" in questo corto. Risposta: perchè si poteva farlo sembrare anche non stupido?) e dall'occhio di favore posto sulla disastrosa vita sessuale del tizio, totalmente incapace di scoparsi la compagna, in ultimo anche per le dimensioni ridottissime del suo pene, come sottolineano quelle pacche sulle spalle che lei gli riserva al terminre del non-amplesso e le dimensioni delle carote che gli vengono servite a cena. Se poi ci aggiungiamo la situazione lavorativa da stress e mobbing nella quale è facile rintracciare diversi riferimenti (involontari?) fantozziani quali la mega ditta, i colleghi tutti stampinati, il lavoro d'ufficio da nerd, la moglie/fidanzata cesso (letteralmente una versione giovanile della Pina), il quadro è completo. Il film è muto nei dialoghi - forse a segnalare l'assenza di comunicazione - e ci mancava solo lui se ne uscisse con "Com'è umano lei...". Propongo un'esauriente sinossi qui di seguito:
Revolution - Xavier Diskeuve
Se il primo lasciava adito ad una nutrita schiera di dubbiosi, questa commedia-satira breve sul rapporto di coppia mediocre e sul mondo del lavoro in una iperbolica low-middle class: (La) Revolution del francese (credo, francese...) Xavier Diskeuve a tratti ha rischiato di ammazzarmi. Breve sinossi: lui è il classico inappagato da un lavoro mediocre e da un rapporto di coppia deludente, il tutto è amplificato dalla scelta dell'attore (il prototipo dello sfigato - breaking news: dall'estero mi segnalano che l'attore in verità è un docente universitario di economia e, mi si chiede, come mai l'abbiano fatto sembrare così "stupid!" in questo corto. Risposta: perchè si poteva farlo sembrare anche non stupido?) e dall'occhio di favore posto sulla disastrosa vita sessuale del tizio, totalmente incapace di scoparsi la compagna, in ultimo anche per le dimensioni ridottissime del suo pene, come sottolineano quelle pacche sulle spalle che lei gli riserva al terminre del non-amplesso e le dimensioni delle carote che gli vengono servite a cena. Se poi ci aggiungiamo la situazione lavorativa da stress e mobbing nella quale è facile rintracciare diversi riferimenti (involontari?) fantozziani quali la mega ditta, i colleghi tutti stampinati, il lavoro d'ufficio da nerd, la moglie/fidanzata cesso (letteralmente una versione giovanile della Pina), il quadro è completo. Il film è muto nei dialoghi - forse a segnalare l'assenza di comunicazione - e ci mancava solo lui se ne uscisse con "Com'è umano lei...". Propongo un'esauriente sinossi qui di seguito:
Giungiamo al titolo: la rivoluzione ci sarà, per entrambi. Per lui, nel momento in cui inizia ad disinibirsi grazie ad una rivista porno e a scoparsi FINALMENTE la moglie nel giusto dei modi, da dietro! Per lei, che gode come una femme deve godere. Svolta conseguente: lei diviene famosa scrivendo un libro - La Revolution appunto - nel quale svende la propria precedente vita da sfigata/insoddisfatta e spiega come è cambiata la vita di una donna inappagata sessualmente tramite... il sesso anale. Lui scopre la sua latente omosessualità e decide di convivere con il nuovo collega gay, un umano agli antipodi.
Soggetto divertente, la commedia fa ridere, segnalo un'ottima qualità tecnica.
Gli altri corti
Nulla di astruso: ci sono (e ci saranno nei giorni seguenti) pellicole di qualità, altre meno, com'è normale che sia. Eh sì, è bello essere Butel1 e potersela cavare con poco e malamente dettagliato per soffocare la propria ignoranza, eh?
Marc Caro
Marco Carò è l'ospite internazionale (e quando il partner del Festival è l'Etrange di Parigi, è proprio inattesissimo...), sperimentatore filmico già apprezzato regista di pellicole da sala, co-autore negli anni '90 insieme a Jeunet di un paio di film a loro modo anche cult (Delicatessen e La Cité des enfants perdus - La città dei bambini perduti). Ciò che né io - né nessun altro ovviamente (vd. la voce su Butel1 di poco fa) - sapeva, è che Marc Caro non solo inizia coi corti, come un po' tutti i registi, ma ne fa il suo linguaggio d'espressione principale, venendo spesso e volentieri sovvenzionato dalla repubblica francese stessa (come da noi, come da noi). Marc Carò, un simpatico uomo buffo e basso, direi tutto il contrario dell'uomo francese di charme e snobbismo, è annunciato da una delle organizzatrici
la quale invece era italiana e decisamente più affascinante - anche se insomma non era proprio 'na figa, vuoi per l'età, vuoi per il misto altezza/silhouette - e ci prepara a quello che vedremo: Marc Carò ha portato una selezione di 12 corti, ciascuno di 2-3 minuti al massimo tra cui alcuni video musicale, tutti della seconda metà degli anni '80. Che corti? Beh, Carò in quel periodo fu tra i primi a sperimentare nuove tecniche di cinema 3d, l'odierna computer grafica. E' lo stesso regista che ci avvisa che, insomma, oggi non sembrano il massimo, potrebbero restituire al pubblico un effetto da archeologia del cinema. Lo dice e lo ridice, mentre si dilunga è sempre più imbarazzato, come quello che mette le mani pericolosamente avanti "Beh sappiate che potrebbe essere tutto un'enorme stronzata".
Si parte.
Vediamo il primo.
Io e il fruttone ci guardiamo. Sorridiamo.
Vediamo il secondo.
Io e il fruttone ci guardiamo. Ridiamo.
Vediamo il terzo.
Io e il fruttone ci guardiamo. Due idioti si scompisciano in prima fila (l'avevamo guadagnata nell'intervallo tra una proiezioni e l'altra).
Di questo passo, al dodicesimo saremo morti di carne greva, zioskan!
Archeologia?
Ben detto Marc! Per datare esattamente si parla di pleistocene dell'"animazione mista al carne e ossa". Chiariamo, non è male eh, anzi! E' a tratti davvero interessante scoprire i primi lavori del genere, gli inizi della computer grafica in appoggio al cinema, e le risate sono giustificate perchè, insomma, è davvero tutto spartano. E' un po' come vedere oggi uno che guida una vettura con motore a scoppio del 1890 in viale Piave. Inoltre tutte queste pellicole respirano aria anni '80, specie le scelte di certi look per i video musicali di questi gruppi francesi a noi sconosciuti.
Tra i temi riproposti con insistenza notiamo il ruolo della tecnologia, una fissa anche per il robotico, che a tratti si fa pure macabro.
Al corto n° 7 succede che...
Premesso che YouTube questo corto non l'approverebbe, mi preme tuttavia descrivervelo per farvi capere capire perchè a quel punto mi sono voltato verso Marc Carò (alla mia destra di pochi metri) con fare compiaciuto da vero gggiovane e il pollice verso. Lui ricambia imbarazzato, come chi capisce d'averla fatta grossa e si appresta a ricevere le sentenze dei più bigotti.
Si trattava di - in breve - una sorta di video in loop, ambientato in una capsula-astronave, tutto sui toni del grigio, nel quale tre modelle nude veniamo penetrate meccanicamente e ripetutamente e pure velocemente da un numero imprecisato di falli robotici. Il confine tra eros, arte, porno era lì, senza poterlo cogliere. La cosa va avanti tre minuti, che passano tutto sommato in fretta, merito della martellante colonna sonora: il rapporto 1 battuta = 1 ditalino di ferro reggeva. Capito? Da morire dal ridere. Noi. Gli altri... beh l'atmosfera passa quattro stadi: molto sconvolta, sconvolta, lievemente sconvolta, ci sta e rido pure io.
Ma il Vaticano distava solo 700 km e dall'alto qualcuno si sentiva in dovere di fermare il tutto: fulmini e saette, pioggia leggera, un vento della madonna, due casse audio che fracassano per terra, lo schermo che a momento ci vola addosso... il tutto giusto per quei cinque minuti utili a far annullare ogni proiezione in corso, ad annunciare il termine ufficiale della giornata di cinema e ad indire l'inizio della festa.
Tutto ciò ovviamente non prima che Marc Carò ad audience spiegata venisse nuovamente accolto dall'organizzatrice per sottoporsi alle domande del pubblico. Poichè siamo in Italia, nessuna domanda all'autore, e la domanda che avevo in mente non sarebbe mai stata tradotta, temo. Marc Carò ringrazia il Signore, paradossalmente lo stesso che gli aveva rovinato la proiezione, mentre inizia il party.
Il party: la Levis e il Dj Fabrizio Mammarella e amisci sua
L'enome distesa erbosa nel cortile centrale è l'ideale per accogliere un pubblico numeroso. E così sarà: gremita di gente, 'sta festa! Fabrizio Mammarella - il quale gentilmente aveva risposto ad alcuni nostri quesiti nei giorni precedenti all'evento - è il nostro osservato speciale. Date un'occhiata al MySpace del dj. Fabrizio e altri dj sono i nuovi portabandiera della Levi's, il titanico sponsor dell'evento, come annunciavano a chiare lettere gli omonimi loghi buttati qua e là.
Il palco ricalca il trend del momento: complesso centrale per i dj, mega sistema di casse ai lati e l'immancabile coppia di schermi. Un appunto sull'impianto audio: avvicinatevi oltre i 10 m. Sarete sordi in 0,01 secondi. Frut1 fece tale errore. Oggi al telefono gli ho chiesto se preferisse il primo o il secondo album degli Strokes, lui ha risposto che scegliere l'album migliore di Cristina D'Avena non è così facile come può sembrare.
Mentre Fabrizio e Co. iniziano con la prima selezione scaldapista - una pista che si riempie non proprio velocemente - di là, nel cortile "piccolo"
prendono rapidamente posto posto parvenu e poseurs. All'unanimità, per scambio di sguardi, si decreta che questo è il posto "chic" dell'evento: di qua tutti gli over 28 sostano e se la raccontano con l'immancabile prosecco in mano, di là gli under 28 se la danzano. Noi migriamo come cellule impazzite un po' di qua un po di la' naturalmente: insomma, alle feste queste si fa, mica... eh. Sta di fatto che l'afflusso di gente si fa straordinario ad una certa, intorno all'una la pista è piena e pare il concerto di un festival di musica elettronica.
La musica
Suonano in tre-quattro, tutti propongono una buona selezione di musica elettronica "fresca". Fino all'ultimo non capivo quale dei dj fosse Fabrizio Mammarella, se questo
o questo
così alla fine abbiamo deciso per il primo, tramite arbitrario lancio della monetina. Chè se ora salta fuori che invece è il secondo, quelle che seguiranno saranno le righe conclusive più inutili della storia e questo post si autodistruggerà tra cinque secondi. Abbiamo anche in questo caso un video:
Se è buona la selezione in generale, il livello diventa molto soddisfacente quando sale in cattedra Fabrizio Mammarella e fa quindici minuti indisturbato: secondo me la sua è una proposta elettronica molto personale, a tratti pure funky. Funkyelectro o electro funk insomma. A voler essere davvero pignoli, forse non c'è poi così tanta varietà stilistica, ma ci è piaciuto praticamente sempre.
Mammarella è "Sentenziosi Approved!"
(regia, preparare gli adesisivi Sentenziosi Approved! e spedirglieli, grazie)
(ndRegia: qua non ci sono adesivi, stronzo)
(come non detto, mi allontano in retro alla Moonwalker...)
Non mi vergogno di dire che l'80% della playlist (per non dire il 99,9% della playlist) non la conoscevo, ergo o io non capisco un cazzo (naaaa) o Fabrizio Mammarella è anche un dj produttore (molto probabile a mio avviso - notate come in questo caso io abbia facoltà di insistere su questa seconda ipotesi per discolpare la mia ignoranza e tirare acqua al mio mulino).
Il pubblico reagisce più che positivamente, si balla come dei dannati a tratti. Bravo Fabrizio (dimmi che eri tu, dimmi che eri tu...).
Intanto l'afflusso è incessante: per ogni 2 che vanno, 3 vengono. E così fino alle tre e mezza quando decidiamo di telare, ma hai voglia con 'sti traghetti dei dannati che ti abbandonano lì sull'isola! Al momento di salire, la coda sfiora duecento unità. In qualche modo - un modo da "Italia dei furbi" - fotto tutti ed entro fra i primi, mentre Frut1 dalle retrovie avanza facendosi strada tra i cadaveri.
Le pheeghe
Mah, mica tante alla fine eh. Poco stile inoltre. Una delusione in fondo.
Conclusione
In generale l'evento è promosso appieno: da farci un salto. Ovviamente conviene spararsi la ragionevole combo corti + festa. Un'altra festa - un queer party - era prevista il mercoledì (annunciata altrove anche la presenza di Johhny Depp, mah).
6 commenti:
siete stati fortunati sono quello con la tshirt bianca
: )
grazie per la recensione
a presto
Mammarella,insieme a mereu,ferlini,duoteque...mass_prod e molti altri sono davvero molto bravi,e sono italiani...speriamo vengano abbattuti i soliti cartelli..per dare spazio a loro.
Fabrizio:
in onda: no no beh guarda lo sapevamo, giuro!
fuori onda: ah allora non era quell'altro?
Staniz: in particolare non sono affatto male i dj del veneziano.
In onda:Beh,io lo sapevo che Fabrizio era quello con la...
(Fuori onda:
frut1:ooh butel1,Fabrizio chi era?
butel1:t-shirt bianca amico
frut1:dici?
butel1:...s..i?!)
...t-shirt bianca!
Cari Sentenziosi,
Ho letto con piacere le vostre critiche su Circuito off che mi hanno fatto veramente morire dar ridere eche poi in parte condivido!! Tanto cosi' per informazione sono una delle organizzatrici che avete definito: "non era proprio 'na figa, vuoi per l'età, vuoi per il misto altezza/silhouette ", potevate direttamente scrivere che sono una vecchiarda bassa e grassa... comunque mi accontento dei giri di parole.
Simpatico comunque l'articolo, veramente.
Ho solo una richiesta, visto che voi siete sicuramente dei fighi pazzeschi, posso avere una vostra foto?
Grazie mille
Alberta
Cara Alberta Pane (se di te si tratta; sai, l'internet...),
complimenti e spompinate - specie quando s'inseriscono a gamba tesa tra un insulto, una minaccia di morte e l'altra - sono sempre graditi, le nostre narcise persone in fondo si appagano di poco. Il problema è che le nostre persone non sono coinvolte direttamente nel progetto editoriale Sentenziosi ma, per saziare la tua curiosità, diciamo inoltre che siamo diversamente belli. Non ci esponiamo per varie ragioni, soprattutto per contestuali impegni di lavoro "nell'ambiente" (ce la caviamo con un'espressione del genere, sì, siamo gli autori onniscenti, che vuoi). Da cui la scelta degli alter ego, personaggi giovani, anzi gggiovani, apparentemente piuttosto insoddisfatti, annoiati, ipercritici e sardonici. Niente foto quindi, ci scuserai.
Questa è la cifra stilistica che portiamo avanti da un anno, appena compiuto.
Si poteva recensire alla solita maniera imparziale, acqua e sapone, latte e ginocchia, è vero. Sai che palle? E tu nemmeno avresti apprezzato la solita recensione benigna e naif.
Per inciso:
- Circuito Off è un gran bell'evento, tenetevelo e avanti tutta. Uno sbilanciamento inusuale dalle nostre parti, una cosa così non la scriviamo da... sempre? Su Sentenziosi è vietato blasonare gli eventi che frequentiamo. Sai che palle? (vd. sopra). Preferiamo sfottere. Anche perchè la gente, anzi la ggente è stufa di leggere le solite minchiate pompa-eventi, dai.
- laddove si oso' descriverti senza apparenti lusinghe, facciamo presente che il tutto fu introdotto da "era italiana e decisamente più affascinante". Che resta l'impressione principale, riconfermiamo ora. Pure lì, per precetto editoriale, si dovette poi mettere il dito nell'occhio ma, Albè, tranquilla, non sei un cesso! Anzi, il Fruttone ti avrebbe pure dato un colpetto. Sei ovviamente una lettrice solo occasionale, i lettori di lunga data sanno che facciamo il tifo per le pheeghe agé.
E dopo queste, ci mandiamo a fare in culo da soli.
Saluti e alla prossima
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