03 ottobre 2007

Roy Lichtenstein - Mostra a Parigi, La Pinacothéque

Roy Lichtenstein a Parigi?

Sentenziosi più pop di Cepu: c'è, c'è!
Sentenziosi torna a parlare di arte e costumi [nd Lettori: “Scappa zioskan!”]. Dopo il viaggio dell’intera crew a Parigi in giugno, non appagato dall’esperienza breve ma intensa del soggiorno parigino, il giovane e virgulto Frut1 ha deciso di tornarci per un’intera settimana. Così, partenza improvvisa e indolore, ritorno a mani bucate. Gli obiettivi erano molti, troppi i risultati ovvi: combinato un cazzo. L’intento principale era quello di imparare il francese in modo da riuscire finalmente a conquistare Parigi e soprattutto la pheega parigina.
Verdetto (unanime): Perdente! Come sempre hai fallito Frut.
Sì, cari lettori l’ho presa in quel posto come sempre ma in compenso il Fruttone (cioè io, che continuo a sdoppiarmi passando da prima a terza persona senza soluzione di continuità) ha fatto visita ad alcune mostre interessanti che non potevano non essere recensite dal suo spirito critico e, che dire, intellettuale [nd Sentenziosi: e la gente ancora si chiede perché gli intellettuali in Italia non contano più un cazzo].

Continuando a convincermi che alla pheega piaccia l’uomo colto e un po’ nerd mi costringo a visitare mostre sperando che un giorno mi possa anche piacere l’arte. Un po’ come quelli che mangiano il caviale, pur facendo loro schifo il caviale, ma lo mangiano perché così… si abituano al caviale.


Roy Lichtenstein - L’evolution

Prima della recensione formale della mostra di Roy Lichtenstein, un breve cenno introduttivo. Che poi è sempre quello, nel senso che io non sono certo un "pre-raffaellita" e ho due cognizioni-sull’arte-due. Andy Warhol scrisse nei suoi diari: ”Verso la fine del periodo post-espressionista, poco prima che comparisse il pop, nel mondo dell’arte erano in pochi a saper chi era bravo, e chi era bravo sapeva chi altri lo era. Era come se fossero informazioni private: il pubblico non se ne era ancora fatto un’idea. Un episodio in particolare mi rivelò quanto fosse scarsa la consapevolezza nell’ambito del mondo artistico in generale”.

Andy Warhol e Roy Lichtenstein non erano amici, tutt’altro. La rivalità era forte e la competizione per primeggiare ed avere l’esclusiva nelle gallerie di maggior spicco di New York era all’ordine del giorno durante i primi anni ’60. Avere esposti i propri quadri nella galleria di Leo Castelli era il massimo a cui un artista potesse ambire, un arrivo ma anche un trampolino di lancio per una fama mondiale nell’ambito dell’arte contemporanea. E Roy con le sue opere considerate provocatorie ci arrivò prima di Andy! Forse perché era più bravo? Oppure questione di fortuna e di conoscenze giuste al momento opportuno? Chi lo sa. Il talento era un dono che entrambi possedevano, questo è indiscutibile, la corrente artistica era quella dannata Pop art e i quadri si assomigliavano perché entrambi nel ‘62 utilizzavano la vignetta del fumetto come espressione artistica. Lo stesso Andy guardando i quadri di Roy pensò di smettere di dipingere perché si accorse che a Roy i fumetti venivano meglio (che checca sto Andy) ma persuaso da un amico a non abbandonare l’arte figurativa decise di prendere altre direzioni dove avrebbe potuto riuscire primo, come la quantità e la ripetizione (attraverso la serigrafia).

Dopo questo breve cenno storico o meglio sano gossip, parliamo di Roy Lichtenstein. Nacque a Manhattan nel 1923 da una famiglia medio borghese americana. Si avvicinò alla pittura negli anni ‘40. Interrotta momentaneamente l’università per la chiamata alle armi nel 43, Roy durante il servizio militare iniziò su richiesta di un superiore a realizzare copie ingrandite di fumetti tratti dalla rivista dell’esercito “Stars and Strips”. Tornato dalla guerra conclude l’università ed iniziò a lavorarvi come docente, ci rimarrà fino al ‘51 dopo di che, avendo lavorato anche come designer pubblicitario e vetrinista, iniziò infine ad esporre in prima persona qua e là a New York.


roy lichtenstein



Con un background che lo avvicinò al fumetto, ai mass-media e pratico delle tecniche del collage, Roy Lichtenstein iniziò a dedicarsi ad un’arte nuova e diversa per i tempi che correvano, creando uno dei grandi filoni di quella che proprio in quegli anni si andava delineando come arte Pop.
Roy fuse l’arte “alta” con l’arte “popolare” utilizzando il linguaggio dei media di quel tempo: il fumetto e la pubblicità, al tempo ancora tacciati di subcultura. Nacque un rapporto stretto tra arte ed oggetto dove la tecnica era più importante del contenuto, poichè sia i linguaggi che la tecnica dei mass-media rendevano le cose uniformi privandole dei loro contenuti reali e quindi falsandole. Benvenuti nel ventesimo secolo ragazzi, dove i consumatori dell’arte non erano più gli esperti e gli intellettuali dell’epoca ma il popolo, l’uomo medio borghese che da inesperto diventa il nuovo consumatore d’arte.

mostra roy lichtenstein




Roy Lichtenstein a Parigi – La mostra
La mostra percorre l’evoluzione dell’arte di Roy mostrando le tecniche utilizzate per la realizzazione delle sue opere, dalle vignette dei fumetti dell’epoca fino all’ingrandimento mediante proiettore, l’utilizzo del collage e della tecnica del pointinism per la colorazione e la realizzazione degli sfondi. I passaggi intermedi alla realizzazione sono molto interessanti e mostrano che oltre ad avere una grande fantasia, Lichtenstein possedeva una innata passione per il “copia-incolla” (molto prima di Windows e dei celebri copia-incolla di Frut1); le realizzazioni in matita invece mettono a nudo l’incredibile mano che mette in luce una indiscutibile dote di pittore: alla faccia dei cazzoni che si fanno forti di lamentele sterili quali “Eh ma Roy Lichtenstein non era un pittore” e “Eh ma Warhol mica dipingeva” e “Vabbè ma mica sono veri pittori ‘sti qua della pop art dai” per affossare la pop art. Molto più facile affossare la pop art sotto altri punti di vista, eh!

mostra roy lichtenstein parigi



Sono presenti richiami all’arte del passato, soprattutto alle opere del periodo dell’impressionismo (Van Gogh), post-impressionismo (quello di Mondrian e Cezanne), fino al cubismo analitico di Picasso. Ma c’è più dell’intertestualità: all’interno delle sue creazioni sono presenti vere e proprie tracce di questi pittori del passato, con inserti di loro opere che si vedono rispolverate e modernizzate attraverso l’uso delle tecniche utilizzate da Roy Lichtenstein.

roy lichtenstein



Non posso che promuovere a pieni voti la mostra che espone molte delle opere più celebri dell’artista ma senza scioccare, sovraccaricare, soffocare, mostra al contrario in maniera chiara e dettagliata il suo modo di fare arte e come le cose più semplici e ovvie potessero diventare arte (e qui torna il rapporto tra arte ed oggetto). In fondo bastava che qualcuno legittimato a farlo dicesse: “Questa è arte”, e arte fu.
A lavorare su soggetti simili, a rendere arte il fumetto furono in molti durante quegli anni (perché di recente?). Ma di Roy ci ricorderemo a lungo, come direbbe Andy: ”Guardando gli ultimi lavori di Lichtenstein pensai: ‘Oh, perché non è venuto in mente a me?

Voto della mostra di Roy Lichtenstein: 9

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Fruit, il post è molto interessante ma ti consiglio per i post a venire di controllare che non ci siano troppi "orrori" ortografici. Comunque sei molto bravo. Baci Lara

Frut di Udin ha detto...

In onda:Perdonatemi per gli errori.

Fuori onda:cazzo,pago il mio correttore di bozze e quello neanche gli errori ortografici mi corregge.
Dovrò trovarne uno più competente ed economico.

Anonimo ha detto...

Lara: 'na dose di fattacci tua no? Ti interessa la forma elevata a contenuto? Pensi che il mio per Frut1 sia un lavoro remunerativo? Pensi che correggere i testi di Frut1, Butel1, Butel2, Butel3, Upstream faccia curriculum o sia soddisfacente?
Beh no, a parte la prima domanda.

Frut1: te possino! 60 errori in media a post: 55 li becchi, dopo uno va in stand by, che vuoi.

Butel1-2-3: avrete notizie dal mio sindacato

Anonimo ha detto...

dov'è che è a parigi sta mostra??

Frut di Udin ha detto...

La mostra purtroppo si è conclusa il 23 settembre ed era presso la Pinacothéque de Paris
28,Place de la Madeleine
75008 Paris

Attualmente c'è un'altra mostra intitolata:CHAÏM SOUTINE che va dal 10 ottobre al 27 gennaio 2008.
http://www.pinacotheque.com/expoAVP.fr.html

Anonimo ha detto...

frut sei il mio preferito
altro che routard mi compro un fruttin di udin!mandi!