10 aprile 2007

Il Settimo Splendore - Verona

Il settimo splendore - La modernità della malinconia in mostra a Verona, Palazzo della Ragione



Dal 25 marzo al 29 luglio 2007.
Orari: tutti i giornid alle 9.30 alle 19.30; sabato e domenica fino alle 21.30.
Prezzi: 10 € intero; 8 € ridotto (andate a vedere sul sito le condizioni, mistero riguardo chi sia convenzionato e chi no; ad ogni modo gli universitari pagano questa cifra); 4 € studenti delle elementari, medie, superiori (no universitari, appunto).
Info e comunicato stampa su www.settimosplendore.it

il settimo splendore

Missione da numeri dispari: Butel1, Butel3, Butel5 al restaurato Palazzo della Ragione (diligente lavoro di Tobia Scarpa) per l'attesa mostra inaugurale del tutto: Il settimo Splendore. Una mostra annunciata da mo', tanto lunghi i preparativi quadriennali (paralleli al restauro della sede espositiva stessa), con un piatto saturo di nomi d'ampio respiro e certo richiamo. Sulla carta. Ovviamente una mostra di un certo livello a Verona non poteva che curarla quella galleria modernissima qual è Palazzo Forti, all'occasione giunta al proprio 25° anno: il curatore della mostra, Giorgio Cortenova, è anzitutto il curatore di Palazzo Forti. E qui avrei già detto tutto.

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Si diceva: la Settima Inculata
In attesa di scandire analiticamente una recensione non esattamente entusiasta, vorrei richiamarel'attenzione del nostro lettore dal palato fine sul sottotitolo: la modernità della malinconia.

Ergo: malincona. E modernità. La malinconia è moderna, si vuol dimostrare. E qui saremmo tutti d'accordo, nulla da dimostrare.

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Partiamo da qui: con la definizione offertaci dallo stesso organizzatore, Giorgio Cortenova Professore Emerito. Il Cortenova si confessa in esclusiva (ohhh) davanti ai microfoni di Sentenziosi, la cui longa manu non poteva non avere anche in questo caso "super agganci vecchio".

Sentenziosi: Prof. Cortenova, sarebbe così accorto da illuminarci circa il rapporto tra il tema della malinconia tout court e le manifestazioni malinconiche offerte nel vostro percorso d'arte?
Prof. Cortenova G:



[Quante volte ha ripetuto a vuoto naturalmente, malinconia, spazio, materia? Insopportabile.]
Sentenziosi: sì, sì, ok, ok, ok... fa lo stesso Prof. Giorgo Cortenova Emerito, lasci perdere. Senta, c'è una sedia lì perchè non vi si accomoda un attimo che è vecchio molto vecchio mentre la mando a quel paese, eh?

Niente da fare, col Cortenova non si va da nessuna parte. E sarà così per tutta la mostra: le guide testuali ad introduzione della mostra e delle sei sezioni sono dei PIPPONI ALLUCINANTI conditi da un accademismo altrettanto surreale.

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Chi fa da sè, fa per tre
Sicché occorre in primis farsi un'idea sul significato di malinconia: un lessema caratterizzato alla data 2007 da una certa polisemia, datemene atto, vittima di certe derive. Un po' "sputtanato", insomma. Tuttavia, giacché lo spettatore è anzitutto un utente pagante, tale sforzo non gli dovrebbe essere richiesto: che ci pensino gli organizzatori, ci pensino, a chiarire o presentare una loro interpretazione. Che si è cercato di fare... forse in maniera leziosa, poco trasparente, talvolta accademica, volutamente artificiosa mi pare. Dunque: di quale malinconia stiamo parlando?

Io una (mia) idea di malinconia o melancholia ce l'ho, vi dico che a mio avviso la malinconia è di fatto un fenomeno psicologico, artistico, filosofico o atemporale o compenetrante le tre dimensioni temporali che nei fatti si esprime ora come intenso stato passivo nei confronti dei terzi, stato di riflessione interiore volta ad indagare gli aspetti più ascosi dell'individuo, ora come tristezza (da non confondersi con nostalgia!) dolce e quasi compiaciuta, comunque avvicinabile ad un dolore. Per esempio: sei hai le palle girate, sei incazzato. Stop. Se sei d'umore nero, negativo e triste, pessimista e mai proattivo, dal corpo sino all'anima (più spleen per tutti), sei malinconico. Non sei depresso (poichè non è una depressione) ma il tuo attuale STATO D'ANIMO è di TRISTE INTROSPEZIONE. Per farla breve. Correggetemi se le sparo. Tra l'altro malinconia e melanconia non sarebbero da confondere, ma sono (quasi) sinonimi. A riguardo c'è sempre una bella citazione di Hugo "la malinconia è felicità dell'esser triste" (o roba del genere) e una ancor più famosa baudelairiana "la malinconia è sempre inseparabile dal sentimento del bello (o roba del genere...).

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La malinconia che insegue il Cortenova, è di foggia simile ma più curata:

"Il temperamento malinconico è invece materia più antica: fin dall'epoca classica i nati sotto Saturno erano descritti come individui rivolti all'introspezione, animati da un demone che ne esalta l'attitudine contemplativa e permette loro una superiore capacità creativa. A partire dal Quattrocento la malinconia contrassegna il senso stesso della modernità: l'artista intraprende quel percorso d'introspezione ora critico, ora appassionato e drammatico, animato dallo sforzo sempre rinnovato di ricomporre l'uomo nella sua originaria integrità ed armonia con la natura ed il cosmo"

condito da tanto di bella citazione paradisiaco-dantesca. Eggià, che vi pensavate voi? Il Settimo Splendore o il Settimo Cielo è quello del temperamento saturnino o melanconico dell'Alighieri. Concetti noti e chiari a tutti gli avventori, "ovviamente".
Mi pare evidente che si è scelta la strada dell'escluvisimo (scelta anche stimolante, per carità): presentata anzitutto come una mostra blockbuster (ora vedremo perchè), si conferma a tratti evidenti un affaire elitario da addetti del settore.

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Il Settimo Splendore: la modernità del marketing
Così il sito ufficiale nell'area del comunicato stampa, ci presenta la mostra:

"Duecento capolavori, suddivisi in 6 sezioni, sono esposti a Verona a partire dal 25 marzo 2007. Le opere sono di Botticelli e di Giorgione, di Rosso Fiorentino e del Moretto, del Lotto e di Tiziano, di Tintoretto e di Carracci , di Caravaggio e del Guercino, di El Greco e del Fetti, di Canova e di Piranesi, di Böcklin e di de Chirico, di Modigliani e Carrà, e di molti altri ancora, Michelangelo compreso, presente in mostra con uno studio di testa per la Cappella Sistina in Vaticano, che contrassegna la malinconia profonda di un artista che nell'oscurità della materia trova il segreto miracolo della forma. Lo sviluppo della mostra prosegue con gli artisti contemporanei..."

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... contemporanei...? Mah. Da qualche parte si aggiunge "130 grandi artisti". E nella versione in inglese del depliant leggo e non credo: "This will be the most important and fascinating show of the year"
Ad ogni modo, una simile presentazione fatta in sostanza di numeri, andrebbe discussa analiticamente. E discutiamiola:
-"200 capolavori" beh il concetto di capolavoro/masterpiece si presta ormai agli usi più variegati. 200 direi proprio di no. Saranno punti vista, ma passiamone un quarto (forse). Per timore reverenziale nulla s'ha da ridire sui vari Caravaggio (la "Maddalena penitente"), Böcklin (la ragguardevole tela "Malinconia" del 1871, con il volto sofferente di una donna pseudo-unta o febbricitante), De Chirico (un autoritratto, tra gli altri, una musa e soprattutto l'incredibile "Piazza", tra le cose più malinconiche in assoluto, seconda forse solo alla stessa "Melanconia", certamente in esposizione a Palazzo Zabarella alla ben più meritevole mostra dechirichiana), Botticelli, Giorgione, Lotto, Tiziano, Tintoretto, Carracci, ecc. ecc. ma badate bene che si tratta in genere di una al massimo due opere per artista e mica dei "mostri sacri", insomma non di quelle opere che ben figuravano sul vostro libro di storia dell'arte, delle superiori magari. Presenziano oltre un centinaio di opere delle più sconosciute: che i soliti addetti/esperti di settore ben riconosceranno, non senza un certo sorriso compiaciuto, quasi fossero dei sommelier in gita premio ad un Vinitaly per soli produttori. L'uomo medio, l'uomo della strada, l'uomo qualunque (non quello del '48), ovvero il sottoscritto, Butel3 e Butel5 nascondevano a fatica un certo imbarazzo malcelato dietro a volti di (finta) saccente comprensione di ogni storia dell'arte di ogni civiltà.
-"130 grandi artisti": tolti i soliti noti di cui sopra, restano nel palmares una serie interminabile di "chi è questo?" "cos'ha fatto questo?" "mai letto di questo", di oggi, ieri e l'altro ieri (novecento e anni attuali). E' comunque chiaro che la mostra non è monoautoriale, forse monotematica, ma le sfumatore sul tema sono diverse, si vedano i nomi delle singole sezioni.
Ad ogni modo, c'è un primo sentore di presa per il culo. Continuiamo:
-"Michelangelo compreso, presente in mostra con uno studio di testa per la Cappella Sistina in Vaticano, che contrassegna la malinconia profonda di un artista che nell'oscurità della materia trova il segreto miracolo della forma": ora non m'aspettavo la mutuazione dell'intera Cappella Sistina, ma appena entrati, sulla destra, la seconda teca, si sperava in una presenza di Michelangelo decisamente palpabile. Invece, ci troviamo questo schizzo/bozza (chiamasi studio nel gergo) per una testa
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di Dio sa di quale figura della Sistina. Ah, errata corrige: c'era anche un manoscritto dello stesso Michelangelo. Se qualcuno ha letto la pagina, faccia un fischio.

"E caddi, come corpo morto cade"
Pan per focaccia, per non pisciare fuori dal vaso de Il Settimo Splendore: rispondo alla citazione dantesca del Cortenova con medesima guisa citazionista. Easy.
Così, appena entrati, subito "Sotomaaayyooor!". Io e butel3 ci guardiamo e ce la mettiamo via: "Palazzo Forti...". Palazzo Forti: prometto e mai mantengo. Che per caso vi rinfresca la memoria Kandinsky (6 tele tutte uguali) e l'Anima Russa (centinaia di tele, metà delle quali appese nel salotto di mia nonna)? Beh, fate un fischio anche qui, da dire ce ne sarebbe.
Non siete di Verona? Occhio, si segnalano altre magagne organizzative. Datevi una letta qui, prevenire è meglio di curare.

A quel punto non avevo ancora le palle girate, nè le avrò oltre. Certo è, che poteva iniziare meglio. Michelangelo non andava annunciato in pompa magna, tutto qui. A riguardo ho letto su Exibart: "Tra le opere esposte il Volto virile di Michelangelo Buonarroti è emblematico di quella dimensione interiore di solitudine creativa, espressa attraverso il monumentale lavoro della volta Sistina" Elvira D'Angelo. Allora: o Elvira fuma pesante; o Elvira è stata pagata; o io sono un pirla e l'arte la metto da parte. Tutt'e tre le opzioni paiono plausibili.

Ma procediamo:
-"This will be the most important and fascinating show of the year": sì vabbè. Tutti insieme: ciao Giorgio ciao!
-"6 sezioni", ok ci siamo, niente banfe. Che sono di fatto le sei chiavi di lettura/analisi della meditazione malinconica proposta nel percorso artistico attraverso i secoli, dal 1400 al 2007. Sei e oltre, viste alcune suddivisioni secondarie interne a ciascuna. Così, ad esempio, la prima (i conflitti della forma) tratta la crisi dell'umanesimo e il ritorno all'origine. Per maggiori dettagli, allego elenco di sezioni e singoli autori.

I conflitti della forma
Sandro Botticelli, Albrecht Dürer, Michelangelo Buonarroti, Rosso Fiorentino, Brescianino, Jacopo Tintoretto, Amedeo Modigliani, Arturo Martini, Carlo Carrà, Antonietta Raphael, Fausto Melotti, Lorenzo Bonechi, Roberto Barni

Gli enigmi dell'anima
Giorgione, Lorenzo Lotto, Tiziano, Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Girolamo Savoldo, Arnold Böcklin, Pierre Puvis de Chavannes, Franz Von Stück, Giorgio De Chirico, Felice Casorati, Achille Funi, Ubaldo Oppi, Virgilio Guidi, Gino De Dominicis, Claudio Parmiggiani, Patrizia Guerresi Maimouna, Medhat Shafik, Flavia Da Rin

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Visioni e visionarietà
Domenico Beccafumi, El Greco, Henri Füssli, William Blake, George Frederic Watts, Gustave Doré, Gustave Moreau, Ker Xavier Roussel, Lucien Levy-Dhurmer, Henri Le Sidaner, Gaetano Previati, Tranquillo Cremona, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Walter Sickert, Pierre Bonnard, Giacomo Balla, Paul Delvaux, Osvaldo Licini, Francesco Somaini, Alik Cavaliere, Sergio Vacchi, Omar Galliani, Anthony Gormley, Carlo Guarienti, Leonardo Cremonini, Piero Pizzi Cannella, Irving Petlin

Il teatro della vita e della storia
Luca Cambiaso, Caravaggio, Domenico Fetti, Guercino, Abraham Janssens, Pier Francesco Mola, Gian Lorenzo Bernini, Maestro della Candela, Esteban Murillo, Jusepe de Ribera, Pedro Orrente, Pietro Rotari, Giovanni Paolo Pannini, Giovan Battista Piranesi, Hubert Robert, Mauro Braccioli, Federico Cortese, Max Ernst, Alberto Savinio, Mario Mafai, Fausto Pirandello, Lorenzo Tornabuoni, Filippo de Pisis, Concetto Pozzati, Claudio Costa, Michelangelo Pistoletto, Pierpaolo Calzolari, Mimmo Paladino, Salvo, Tony Cragg, Paolo Icaro, Bill Viola, Lawrence Carroll, Luca Pignatelli, Vik Muniz, Stefano Bombardieri, Quentin Garel

Lo spazio tra contemplazione e spaesamento
Annibale Carracci, Nicolas Poussin, Roelof Jansz Van De Vries, Thomas Wyck, Salvator Rosa, Sebastiano Ricci, Donato Creti, Caspar David Friedrich, Carl Gustave Carus, John Ruskin, Antonio Fontanesi, Herman Richir, Giovanni Fattori, Vittore Grubicy De Dragon, Eliseo Mattiacci, Silvano Girardello, Ubaldo Bartolini, Botto & Bruno

Il brivido dell’ideale
Antonio Canova, John Flaxman, Jean Dominique Ingres, Francesco Hayez, Vincenzo Abbati, Luigi Serra, Aristide Maillol, Carlo Maria Mariani, Donald Judd, Franco Sarnari, Giuseppe Uncini, Giulio Paolini, Giorgio Olivieri, Igino Legnaghi, Gianni Piacentino, Antonio Trotta, Herbert Hamak.

Sarebbe ora corretto quanto logico disquisire circa ogni sezione. La verità è che a mio avviso non v'è uomo nè donna che usciti dalla mostra ricordino quale autore/quadro/anno stava in quale sezione. E' dura seguire, ragazzi: per quanto disciplinati e meditati siano stati collocazioni e accostamenti tematici, qualcosa sfugge sempre. Così si parte con Giorgone, Tiziano e Lotto, e arriva la Piazza di De Chirico. Si cambia sezione e si riparte dal '500 e si torna sempre lì, al Romanticismo, e di nuovo al Novecento inoltrato. E così via, tra nomi noti, meno noti, sconosciuti.

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D'altro canto non dimentichiamo che noi siamo dei butei, siamo l'emblema di una sentenziosa e sentenziante mediocrità, oltre ad essere culturalmente impreparati in vista di simili eventi culturali. Ragion per la quale, ci è voluto un attimo perchè Il Settimo Spolendore si trasformasse per me e Butel3 in una mostra da commentare tra "r" moscie e battute più o meno sofisticate (prevalgono queste ultime), il tutto a corredo del voluto alone malinconico che si è tentato di infondere al tutto. E allora quella scultura femminile diventa
Butel3: "Ma pvego, vovvei vichiamave l'attenzione, si ossevi come lo sguavdo di questa madve si pevda all'ovizzonte giacchè essa ancova piange la dipavtita del pavgoletto movto vecentissimamente pev un'incuvabile fovma di enfisema"
o la smorfia certamente melanconica di un volto virile contratto diventa
Butel1: "Viesco a scovgeve la soffevenza melanconica di quest'uomo il quale sembva dive: "Hey, dove credete che sia l'altra parte di questo flauto spezzato?""
e così via, meglio se uno dei tre si finge Philippe D'Averio ogni trenta secondi.

La mostra in soldoni: pro e contro
Perchè il buon vecchio in e out, tengo e butto, sì e no è, paradossalmente, sempre in.
PRO
-la sede espositiva anzitutto. Forse non ci rendiamo conto, ma Palazzo della Ragione restituito all'antico splendore in seguito al minuzioso lavoro di Tobia Scarpa (cui si aggiunge l'architetto Afra) è potenzialmente una delle SEDI ESPOSITIVE N°1 del Nord Italia, nulla da invidiare a tante sedi veneziane. Direi che merita di essere utilizzata alla grande e unicamente per mostre d'arte, cercando di non relegare il tutto alle solite mostre "calderone" come questa in cui si buttano dentro 6 secoli di storia dell'arte. Per giunta pretenziose e stimolanti, ma se toppi fai proprio una figura di merda (e secondo me hanno toppato perchè, diciamolo, da qualche parte la coperta era corta e, come soluzione, si corre ai ripari con i nomi che passano in convento).
-apprezzatissimi i De Chirico,
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i grandi maestri del Rinascimento, certo romanticismo specie quando le rovine ad un certo punto divengono le vere protagoniste, ovviamente malinconiche (a riguardo c'era tutta una descrizione di Cortenova del tipo "non vi è nulla di più malinconico di un set di rovine, quando il paesaggio intorno fa periferia e tutta l'attenzione della scena di sposta su quei simboli di melanconica decadenza" - libera interpretazione per la quale mi prenderò 25 denunce). Bel colpo anche certi Böcklin, Dürer, Füssli. Presente, in un angolo dimenticato, "In Vedetta" del macchiaiolo G. Fattori, un altro ricordo del libro d'arte delle superiori.
-buoni i pannelli finali, raffiguranti un volto femminile in bianco e nero ad occhi socchiusi. Enorme ma azzeccato.
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-la Cappella dei Notai, altrettanto restaurata: a mio avviso massimo splendore quattrocentesco (o cinquecentesco?) presente a Verona, un vero gioiello. Provocatoriamente (con un ritardo di circa trent'anni) è stata allestita con una serie di installazioni "spazzaturose". C'è chi giudica l'intervento disgustoso e sacrilego. Al contrario: meglio di una scontatissima raccolta di dipinti e ritratti di altrettanti signori, signorie, notai.

CONTRO
-il prezzo: una rapina. Prezzo da petrolieri, servizio da barboni. Assolutamente fuori mercato: ma quando si decideranno a fare un po' di benchmarking, porco cane? 10 € l'intero ma soprattutto 8 € il ridotto. Proprio non ci siamo. Assurdo poi il criterio di esclusione degli universitari (porto sempre meco una vecchia tessera Esu) dalla fascia "studenti a 4 €", riservata al Vip Club dei pischelli dai 7 ai 18 anni, ovvero scuole elementari, medie e superiori. Pronto? C'è qualcuno? Spiegate loro che pure la creatura d'università è un consumatore attivo, attivissimo (si presume studi e consumi, e lavori poco o niente) e da qualche parte deve pure avere dei vantaggi. Si veda all'estero, per dirla con una punta di qualunquismo.
-mettete una panchina, meglio delle poltrone, meglio dei divani tra una sala e l'altra: passeggiare per oltre un'ora e mezza senza riposare le gambe un secondo, non è il massimo. Specie dal momento che le scale di andata, inframezzo e ritorno te le fai tutte, senza ascensore.
-la scelta di certi sconosciuti è tuttora un mistero, in relazione alla qualità delle loro opere scelte: che cazzo aveva di malinconico "Bagaglio Grande" di quell'itailano non so chi, datato 2005-2006? Per precisione, si trattava di un rinoceronte di dimensioni reali in carton gesso (immagino) impaccato tra una serie di imgombranti bagagli e l'altra. Mah. E le immondizie trash/scum nella cappella dei notai? Voglio dire: l'intenzione è ovvia e provocatoria (del resto, dopo gli anni '60, nulla di nuovo) ma era il caso? Era in tema? Mah/2.
-il corredo testuale, come detto, è di un lezioso accademismo, più che aiutare stordiscono. Didascalia, ha un significato ben preciso.
-lo scherzetto di Michelangelo: quale migliore e ottima figura avreste fatto a tacerne la presenza allo spettatore, quasi a farci una sorpresa (che, scommetto, sarebbe comunque passata inosservata).
-altrettanto non pervenuto il tratto malinconico di quelle due sculture plastiche mutuate in un certo senso dal neoplasticismo di Mondrian (soprattutto per scelta cromatica).
-200 capolavori. Ehm...
-130 grandi artisti. Ehm...
-The show of the year
-escludere Füssli dalla cerchia dei "grandi" è un peccato non veniale, ma comunque scoccia.
-la sezione con i filosofeggiamenti vita-morte nella quale quasi tutti i soggetti erano ritratti di uomini e donne con un teschio in mano di amletica memoria, offriva davvero poco varietà. Qui erano esibite due o tre tele del Candlelight Master. Candlelight Master... subito ho origliato all'orecchio di Butel3 con quella voce bassa da speaker a metà tra il rauco ed il rachitico, con tono suadente "KENDELAIT MASTER - the new adventure gaming platform - by E.A. Sports - It's in the game!". Per darvi un'idea dello spirito con quale stavamo sopravvivendo all'impervio percorso.

VOTO FINALE: 6-
Andateci comunque, il percorso ha una propria valenza intrinseca. E' quando l'implicito deve esplicitarsi per mano di uno spettatore medio, che sono cazzi. Ribadisco: la scelta di non inseguire il filone blockbuster con quadri d'eccellenza che ogni sant'uomo può conoscere, non è errabonda in linea teorica. Ma se la mostra viene presentata come LA mostra dell'anno... beh qualcosa non torna. In definitiva: un'idea potenzialmente eccellente, che avrebbe potuto dare forma ad un percorso davvero unico e coinvolgente. Ne risulta una mostra sì unica (nulla di simile in giro), ma dalle fondamenta piuttosto deboli a mio avviso. Tuttavia la nuova sede espositiva va vista prima o poi, insieme alla Cappella dei Notai altrettanto restaurata.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando si presentano 200 pezzi d'arte allora il curatore della mostra diventa un pittore egli stesso. Anzi un pittore "au carrè" (al quadrato).
Dipinge un tema (in questo caso la malinconia) con i quadri degli altri.
Tuttavia il pittore al quadrato il Cortenova appunto, sembra egli stesso permeato di quell'"horror vacui" per cosi dire, di quello spirito malinco_noioso, di cui ne delinea i contorni, con le opere scelte.
Infatti il Cortenova personalmente è un pò un pacco, per niente dionisiaco e poco incline al "gaudeamus" ... Ce lo fa capire anche dalla sua mostra permanente al palazzo forti giè nel titolo: "l'infinito dentro lo sguardo". Il suo di sguardo è particolarmente ed infinitamente melanconico. Il volgo direbbe che tromba poco, ma si sa che il popolo è da sempre incline alle giullarate, ai lazzi, allo sghignazzo e poco avvezzo alla cul_tura, allo studio, alla scelta dei quadri per farne una caratterizzazione di sè medesimo.

Il popolo i quadri li sceglie perchè stanno bene con il colore del divano.

Voti a Cortenova:
3- per la simpatia personale
8 per la preparazione accademica
n.c. per il rimorchio pheeega !

Anonimo ha detto...

n.d.s.:integrazione

Quando si presentano 200 pezzi d'arte "di artisti diversificati tra loro nel tempo, formazione e carattere"...

Anonimo ha detto...

p.s.
butei, ho lasciato un commento/spot anche sul blog ufficiale della mostra ;-)

Anonimo ha detto...

Provo ammirazione e anche un po' d'amore per te, Butel 1..questo articolo dimostra la tua estrema sensibilità e profondità d'animo. Vorrei conoscerti di persona.

Butela Info

Anonimo ha detto...

Duchamp: sì il Cortenova è un pacco allucinante di uomo, questo è quanto. Di accademici è piena l'accademia. Personalmente, più simpatico un Pasini (qualcuno conosce?), lui sì incline al gaudeamus, al vojeurismo, e tutto il cucuzzaro da butel goliarda.

Butela Info: non essere sciocchina, io nè comprendo, nè studio, nè leggo, nè mi lavo: sono sensibile quanto la carta vetrata.

Anonimo ha detto...

Ci sono stato oggi.
Non mi è piaciuta, sinceramente troppa roba, un calderone di opere e artisti.

Voi scrivete per qualche rivista?

Anonimo ha detto...

sinceramente ho trovato questa mostra priva di un reale filo logico, ecco, per i vari settori le cose non mi sembravano intonate e in sintonia tra di loro, inoltre il mettere assieme moderno e antico mi ha scompensata alquanto... sono arrivata a fine mostra che pensavo solo ad uscire da li... ovviamente e fortunatamente tra tutto quanto qualcosa di molto bello c'era...

Valeria ha detto...

Ma scusate...ne vale la pena o no!?!?!? Sti cavolo di 10 leuri vengono spesi bene o faccio un giro a castel vecchio e son più felix?
Dato che cmq non ho ne tessere riduzione ne niente e anche se per 2 euro di riduzione mi fa sol che ridere... hola a todos

Anonimo ha detto...

B1 quando parli d'arte mi prende quel qualcosa che mmm..

Devo andare al coni a fare i 3000 mila siepi per calmarmi.

Vorrei amarti sul quadro svedese.

(rimetti il rosa nel layout sciocchina)

Anonimo ha detto...

Anonimo/1: scriviamo per Sentenziosi, consci? In edicola ogni 0 del mese.

Anonimo/2: sì alla lunga qualcosa stordisce. Personalmente ripeto che "da qualche parte la coperta è corta": i 200 CAPOLAVORI non sono naturalmente tutti della stessa foggia.

Valeria: premesso che Castelvecchio è un'altra delle SUPER sedi espositive italiane e che è nostra e che andrebbe valorizzata e promossa a dovere rendendola parterre di mostre/eventi di un certo spessore, dico che più che la mostra è l'inaugurazione del palazzo che vale la pena sondare: la mostra va più che mai (come sempre in questi casi) a gusti, il palazzo ha un suo perchè intrinseco. Anche se non sei di Verona e non vuoi fare la sborona con qualche Milanese o straniero addirittura.

Butela Isef: non dire così sciocchina, le tue gambe tornite e carnose, certamente figlie di tanto sano sport campestre, mi fanno già sognare cenette al lume di neon da palestra. Per il resto, il rosa era il massimo, ma sai qui ci sono quelli di Sci.de.Com., Giurisp., Lett.Filo. Ing.Gest. che la fanno da padrona.

Anonimo ha detto...

butel1 metti il mio pezzo d'arte su john scanlan e l'ijkea che forse ameranno pure me...forse...

Butel1 ha detto...

Duchamp: non mi sono dimenticato tesovo. Fovse...

Butel3 ha detto...

Ma da quando butel1 sei il punto di riferimento per la critica pittorica artistica scultorea enogastronomica etc etc?

Anonimo ha detto...

Butel3: son cose che succedono, immagino. Sto aggiornando il post con "tu sai quale sketch", da leggere fra i contro.

Anonimo ha detto...

mostra inutile, soldi gettati, elucubrazioni demenziali del curatore (ma avete letto il catalogo..oppure sentito le audioguide???)
ma ci sono dei bei pezzi, se qualcuno non li ha mai visti, vale fare un salto per la maddalena di caravaggio e l'autoritratto di de chirico..
comunque 10 € + 5€ di audioguida...sono troppi.
voti a cortenova? inclassificabile! uno studioso intelligente è sicuramente piu' umile e piu' rispettoso degli artisti....