Parigi: Colette e altro
Parigi: Colette e altroContinua il nostro viaggio a Parigi (qui la parte precedente)
Missions nei prossimi post
1.Visitare la città
2.Andare, entrare, uscire sani e salvi da Colette senza aver venduto parte alcuna dei nostri corpi per pagare
3.Concerto Daft Punk
4.Entrare in uno dei locali più in nonchè attualmente (forse) più esclusivo di Parigi: Le Paris Paris
5.Rock'n'roll
Hey, ho, let's go.
Il primo impatto con la città di Butel2 è abbastanza drastico. Parigi non è una città simpatica come potrebbe essere Londra, non è caotica come Madrid, non postmoderna come Berlino. Parigi che secondo molti sta attraversando un periodo buio, in due parole, è la Grandeur o, meglio ancora, Parigi è un esperimento sociale.
Cosa intendiamo per esperimento sociale è presto detto. In un preciso momento storico (probabilmente l'era Napoleonica) qualcuno (probabilmente Napoleone, una figura che in questa città ritorna ogni dieci passi) ha deciso che dovevano esserci: almeno una fontana ogni dieci persone, una statua ogni 1.000 mq, un viale alberato ogni 3 strade, ma soprattutto e innanzitutto una pheeega ogni altra persona. Attenzione non parliamo di distribuzione della società 50% uomini e 50% donne, qui si parla di 50% uomini e 50% pheeega.
Se qualcuno ti domandasse, a te lettore medio, dove si può trovare la pheeega a Parigi bè rispondi pure con sicurezza "In ogni luogo". In breve, possiamo di certo affermare che nè la Tour Eiffel nè i gli Champs Elysees o il Louvre sono l'emblema di questa citta. La pheega e la visione della pheega da vicino rappresentano Parigi alla meglio. La pheeega è il noumeno di Parigi.
Dicevamo esperimento sociale, i butei passeggiando per la città notano come la grandeur sia presente in ogni angolo (Rubrica Urbanismo a Parigi: "Metti un pò d'oro qui, Hai una fontana che ti avanza? Mettila là. Senti che dici di questo obelisco.. Se lo mettiamo li come sta?" Etc) e pure la pheega, ma mentre i parigini sembrano averci fatto il callo, i butei no e subiscono. Subiscono duro.
L'impatto è forte soprattutto per il nostro fruttone che alle ore 14 di giovedì 14 giugno dichiarerà:
Frut1:" Butel2, la vedi quella thai mezza parigina?"
Butel2:" Si la vedo è... arcipuffolina (Si devo aver usato decisamente questa esclamazione)!"
Frut1: "Bè ora non riesco a ricordare da quanto tempo è che la sto fissando ma credo di averla messa incinta"
Butel2:"..."
Quali sono quindi i risultati di questo esperimento sociale? Sentenziosi non sa non dice. Ma si riserva il diritto di dire che sembra riuscito bene ecco.
Colette - Paris
Per chi non lo sapesse Colette è ciò che volgarmente un veronese chiamerebbe un centro commerciale ma che un newyorchese con la puzza sotto il naso definirebbe in maniera più appropriata con i termini di concept store.
Ora definire un concept store non è facile, è sicuramente un luogo con fini di lucro ma che si diversifica dai centri commerciali per l'eleganza delle linee architettoniche (colette è tutto in bianco, plexiglass, acciaio) e per la classe degli oggetti venduti.
Colette ad esempio vende solo musica, libri fotografici e vestiti costosissimi vestiti inoltre, si può cercare ristoro in un ricercatissimo cafè al piano interrato.
Effettivamente Colette è un giocattolino ben riuscito e i butei amanti e amatori dell'arte ma soprattutto della bellavita non possono non essere suscettibili al suo indiscutibile fascino. In soldoni:
Butel2: due ciddì 60 euri
Frut1: due plateux (el platò) per frutta carichi di cd, spesa ancora da quantificare ma si parla di mutui
Butel1: a sorpresa nessuna spesa. Ma litri e litri di bave versate su un paio di sneakers nere di Dior a soli 320 euri (edizione limitatata però, mica cazzi... eh).
Dopo esserci fatti ripulire ben bene da Colette è tempo di tornare alla maison, non senza una tappa al nostro market di fiducia per procurarci: una bottglia di sciampeign, vodka absolut, schweppes lemon e altre sfizioserie per il nostro hotel- daft punk- pre party.
Un party per sbronzi, un party hot.
Il momento del disvelamento: sì amici lettori, finalmente
Sentenziosi mostra le proprie facce. Siamo diversamente belli.
Butel2
[Continua al post successivo]
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1.Visitare la città
2.Andare, entrare, uscire sani e salvi da Colette senza aver venduto parte alcuna dei nostri corpi per pagare
3.Concerto Daft Punk
4.Entrare in uno dei locali più in nonchè attualmente (forse) più esclusivo di Parigi: Le Paris Paris
5.Rock'n'roll
Hey, ho, let's go.
Il primo impatto con la città di Butel2 è abbastanza drastico. Parigi non è una città simpatica come potrebbe essere Londra, non è caotica come Madrid, non postmoderna come Berlino. Parigi che secondo molti sta attraversando un periodo buio, in due parole, è la Grandeur o, meglio ancora, Parigi è un esperimento sociale.
Cosa intendiamo per esperimento sociale è presto detto. In un preciso momento storico (probabilmente l'era Napoleonica) qualcuno (probabilmente Napoleone, una figura che in questa città ritorna ogni dieci passi) ha deciso che dovevano esserci: almeno una fontana ogni dieci persone, una statua ogni 1.000 mq, un viale alberato ogni 3 strade, ma soprattutto e innanzitutto una pheeega ogni altra persona. Attenzione non parliamo di distribuzione della società 50% uomini e 50% donne, qui si parla di 50% uomini e 50% pheeega.
Se qualcuno ti domandasse, a te lettore medio, dove si può trovare la pheeega a Parigi bè rispondi pure con sicurezza "In ogni luogo". In breve, possiamo di certo affermare che nè la Tour Eiffel nè i gli Champs Elysees o il Louvre sono l'emblema di questa citta. La pheega e la visione della pheega da vicino rappresentano Parigi alla meglio. La pheeega è il noumeno di Parigi.
Dicevamo esperimento sociale, i butei passeggiando per la città notano come la grandeur sia presente in ogni angolo (Rubrica Urbanismo a Parigi: "Metti un pò d'oro qui, Hai una fontana che ti avanza? Mettila là. Senti che dici di questo obelisco.. Se lo mettiamo li come sta?" Etc) e pure la pheega, ma mentre i parigini sembrano averci fatto il callo, i butei no e subiscono. Subiscono duro.
L'impatto è forte soprattutto per il nostro fruttone che alle ore 14 di giovedì 14 giugno dichiarerà:
Frut1:" Butel2, la vedi quella thai mezza parigina?"
Butel2:" Si la vedo è... arcipuffolina (Si devo aver usato decisamente questa esclamazione)!"
Frut1: "Bè ora non riesco a ricordare da quanto tempo è che la sto fissando ma credo di averla messa incinta"
Butel2:"..."
Quali sono quindi i risultati di questo esperimento sociale? Sentenziosi non sa non dice. Ma si riserva il diritto di dire che sembra riuscito bene ecco.
Colette - Paris
Per chi non lo sapesse Colette è ciò che volgarmente un veronese chiamerebbe un centro commerciale ma che un newyorchese con la puzza sotto il naso definirebbe in maniera più appropriata con i termini di concept store.
Ora definire un concept store non è facile, è sicuramente un luogo con fini di lucro ma che si diversifica dai centri commerciali per l'eleganza delle linee architettoniche (colette è tutto in bianco, plexiglass, acciaio) e per la classe degli oggetti venduti.
Colette ad esempio vende solo musica, libri fotografici e vestiti costosissimi vestiti inoltre, si può cercare ristoro in un ricercatissimo cafè al piano interrato.
Effettivamente Colette è un giocattolino ben riuscito e i butei amanti e amatori dell'arte ma soprattutto della bellavita non possono non essere suscettibili al suo indiscutibile fascino. In soldoni:
Butel2: due ciddì 60 euri
Frut1: due plateux (el platò) per frutta carichi di cd, spesa ancora da quantificare ma si parla di mutui
Butel1: a sorpresa nessuna spesa. Ma litri e litri di bave versate su un paio di sneakers nere di Dior a soli 320 euri (edizione limitatata però, mica cazzi... eh).
Dopo esserci fatti ripulire ben bene da Colette è tempo di tornare alla maison, non senza una tappa al nostro market di fiducia per procurarci: una bottglia di sciampeign, vodka absolut, schweppes lemon e altre sfizioserie per il nostro hotel- daft punk- pre party.
Un party per sbronzi, un party hot.
Il momento del disvelamento: sì amici lettori, finalmente
Sentenziosi mostra le proprie facce. Siamo diversamente belli.
Butel2
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