23 agosto 2007

Cafe Circus Desenzano

Cafè Circus - Desenzano del Garda

Passano gli anni, ma il Circus è ancora uno dei bar-locali simbolo della notte gggiovane di Desenzano. Sorge al n° 23 di Piazza Matteotti, ovvero sul lungolago, nell'esatto centro strategico di essa, chè sostando qui puoi vedere pure gli avventori dei bar successivi, in fianco ad una neo-galleria bianca e illuminatissima sede di alcuni sedicenti negozi del lusso. Lusso, una parola che a Desenzano piace sempre.
Il nome del Cafè Circus ci guida ad un'analisi preliminare: l'arredamento di questo lounge e cocktail bar (questa l'etichetta nel quale lo farei rientrare) ricalca cromatiche e gusti di ispirazione circense, ad esempio i quadri di animali protagonisti di qualsiasi circo, quel soffitto ondulato e quelle colonne a spirale. E basta, perchè il resto non c'entra 'na mazza: il parquet in legno, quelle lampade in cristallo a calare manco fossero stalattiti e questa fosse 'na grotta con le bestie al suo interno (o forse sì?), gli specchi d'argento e in generale la dominanza delle tinte oro-argento, rifinitura che stupra ogni dettaglio d'arredamento quali quadri, specchi, tavolini, con o senza gusto nel complesso. Facciamo senza.

Come direbbe 2Night (e naturalmente lo dice):
"Tutto è studiato al minimo dettaglio, a partire dalle splendide gigantografie che incorniciano i ritratti in bianco&nero degli animali simbolo della vita circense: gli sguardi intensi di leoni, scimmie, ghepardi, cavalli, orsi, elefanti sono per voi."
Sì. Anche "Gli spari sopra, sono per voi, non sorrideteee", non dimentichiamolo.


cafè circus desenzano
(courtesy from quei matacchioni di 2night.it)


Dovessimo esprimere un primo parere, noi si è pensato al barocco. Quale barocco, quello di "sfarzo, lusso, pompa magna" come reciterebbe un'antologia letteraria qualsiasi? Macchè, la sua deviazione kitsch ed eccessiva: quello di "mettici un po' di tutto, basta che faccia gico", il barocco eccessivo, un paradosso che solo a Desenzano sono riusciti a coltivare con insana precisione.
La planimetria del Cafè Circus è presto spiegata, il locale largo sì e no quattro metri, dei quali due li occupa il bancone (e quindi ti resta 'sta passeggiata larga un metro e una scorreggia, tra le ascelle degli avventori, per chi ama il ripetersi del tunnel a calci per la propria laurea), si estende in lunghezza per una decina circa o meglio per tutta la lungezza del bancone sempre preso d'assalto da orde di persone, terminando in un piccolo lounge vero e proprio, a forma di quadrato contornato di divanetti. Un tempo lì era facile creare "situazioni da ballo", oggi ci puoi appunto trovare solo il divanetto centrale con annessa coscia di qualche zoccolona e il dj set a largo. Completano il tutto un altro divanetto bianco ubicato a sinistra poco oltre la soglia d'ingresso, frequentato (quando è frequentato, perche è qui stanno tutti in piedi) dagli abituè più annoiati, o da qualche coppia di gnocca danzante a ritmo del disco sound.

Disco sound
Ciò che fu funky, un giorno imprecisato venne sostituito con un anonimo martellamento tunza-tunza-senticherrrobba-tunza-tuna. Questo è un tipico disco sound, di quelli che piacciono tanto all'italiota medio. Non dubito neanche un secondo che si sia scelto questo genere per coneentire alla mente dell'avventore medio il più plateale filo d'Arianna con la discoteca, la quale fa seguito al Circus di Desenzano nel finir di serata per le scelte del 70% degli avventori. Anche perchè il Circus chiude alle tre, e a questi gggiovani ce piasce tanto de andà in disco tardi. Ah, discoteche di Desenzano, ovviamente, mica pizza e fichi. Wow.
Ci spiegano che solo il dj set del mercoledì sembra abbandonare quest'andazzo, per abbracciare "un po' tutti i migliori pezzi del passato". Perdiana, già mi vedo trenini e "Maracaibooo...". Potrei non resistere.

Il pubblico del Cafè Circus: un nome, un programma
Noi non si mente. Va bene l'analogia architettonico-circense, ma a nostro avviso il trait d'union più palese è quello con la tamarritudine dei suoi avventori (maschi). Il Circus è una calamita, un catalizzatore del cattivo gusto vestiario maschile. E son brividi, null'altro che brividi: presenti in tutta la loro "sconvolgente" bellezza il popolo del calcio, il popolo dello straccionismo griffato, il popolo griffato in genere, quel griffato che te lo sbatto in faccia, "mai" volgare.
Immaginate uno con la t-shirt D&G (va bene anche la cintura D&G), il jeans tutt strett su p'u'culo, la tracolla o il borsellino Louis Vuitton. Ci siete? Ora moltiplicatelo per 25. O 250, per arrotondare.

Il birdwatching nel paleolitico
Realizziamo che questo fenomeno del guardone della gnocca, il guardone professionista e ad infinitum, quello "mai" evidente e "molto" discreto, è una patologia che evidentemente colpisce ogni maschio over 20 che abbia sostato almeno per una bevanda alcolica (ma vale anche analcolica) al bancone del Circus, come di qualsiasi altro bar di Desenzano.
In un mondo dove mi pare normale e lecito apprezzare la pheega, qui si esagera, si toccano le corde del basso, si sfiora il ridicolo. Ero basito: la sola parete interna era letteralmente rastrellata da una ventina di guardoni. Fuori tutti gli altri. Macchè guardoni, malati di gnocca. Macchè malati di gnocca, maniaci. Non si contavano. TUTTI i maschi di questo fottuto locale sono dei lama, sbavano.
A questo punto esigo un cameriere con l'unica funzione di usare il panno per asciugarne le cavità orali, le lingue, le mucose. E dovrebbe passare di bocca in bocca ogni 5 secondi, altrimenti annegano tutti lì dentro.
Se per darvi una dimensione al contempo quantitavo-qualitativa, vi dicessi che una Piazza Erbe in confronto è birdwatching-discreta? Squallido, senz'altro. Esemplari di maschi, che rientrano nel classico novero dell'uga-uga-pheega-pheega.

Le pheeghe, ovvero "Cazzo guardano questi?"
Certo che poi dai un occhio nella fauna, e quell'occhio finisce sempre su un unico dettaglio: cosce ignude, gambe chilometriche, culi granitici, abiti da sera o hotpants da sera (sì esistono, neri o dorati o comunque in seta), calzature decollete con tacco maggiore di 8cm. E via dicendo. Ok, il materiale per il birdwatching c'è tutto, non si discute (ma il fenomeno non si scusa).
Spendiamo un paio di parole sulle pheega che frequenta Desenzano, la quale nel nostro immaginario è comunque 100% bresciana. Ecco, questa figa bresciana, si presenta al 25% (ovvero 1 su 4) di una qualità che si avvicina all'eccelso. E grazie dio, direte voi. Certo, aggiungiamo noi: sono delle gnocche da paura, e quel 25% è decisamente ben agghiindato, spesso ha gusto, spesso ha classe, certamente sono molto curate.
Mano ai francesismi: IPERSCOPABILISSIME. Sul fronte pheega, la bresciana batte la veronese di brutto brutto brutto eh. Le bresciane voglio ricordarle così, va', delle "fighe da coltelli". Si coglie l'occasione per rendere omaggio all'attuale barista/racatta bicchieri, da stupro dannazione.

E sarebbe bello veder confermato anche il mitico detto sulle bresciane, stigmatizzato in anni di melodie heatheroparisiane: "E le bresciane, puttane puttane puttane".
Ma le vedi sfilare, in coppie di 3, 4, senza accompagnatore, tiratissime per dirla schietta, sui 25-30, che si guardano intorno, scrutano, si allontanano; s'arrestano, ri-riscrutano, ri-ripassano, si ri-allontanano; e così via, e SAI PER CERTO che sì, sono loro, le "mitiche" sacerdotesse del dio Status, donne in cerca di un accompagnatore con American Gold e macchinone a seguito, non importa quanto mal vestito. Sì, perchè qui funziona così: gli uomini se ne sbattono altamente del look, scopriamo presto che vengono giudicati da altri dettagli, le fighe sono l'esatta versione speculare.
E tu, sì tu "che te piasce tant'a'fica", scordatele ora le super gnocche di Desenzano, adesso, subbbito: se non sei "dei giri", non te le farai nè ci converserai salvo miracoli dell'ultimo istante e toste figure di merda. Qualche post più avanti, vedremo un esempio di Butel1 dentro i giri, e le cose cambieranno.

Cafè Circus di Desenzano, in breve
-passatevi, se volete vedere un po' di figa
-non passateci solo per bere, i drinks non sono il massimo, anche perchè le consumazioni si pagano col petrolio (costa quattro euro anche una minuscola Coca Cola, se non erro)
-se siete dei poseurs, il posto fa per voi. Occhio, dovete essere poseurs al 100%, se siete anche solo un po' maitre a parlè, lasciate perdere, vi risparmierete noiosi istanti di vita dove nessuno non conosce nessuno.


Continua al post successivo

4 commenti:

Anonimo ha detto...

'sta cosa delle bresciane strappone non l'avevo mai notata. sicuri si tratti di bresciana bresciana? o più bresciana tendente lago?
no perchè a brescia ci son stato spesso ma non sono rimasto colpito, mah!

Anonimo ha detto...

però siete davvero dei paesanotti wè...

Butel1 ha detto...

Yoshi: la verità, in cuor di leone, è che non lo sappiamo. Ergo, diciamo bresciane per generalizzare. Insomma, l'unico modo per capirlo è evidentemente intervistarle una ad una. Posso aggiungere però che dalle quattro inutili stronzate che emettevano, si trattava certamente di Bresciagirls, non saprei poi da quale parte di Brescia.
Mi rendo che la distinzione si fa interessante: insomma, si va a Brescia o a Desenzano a scopare? Maledizione.

Anonimo: assolutamente sì, perchè negarlo. Anche se posso garantire che altrettanto (e più) paesanotti sono i clienti medi, i quali vanno a Desenzano:
-convinti di cuccare
-convinti di piacere
-convinti di ricevere in dono da ogni femmina lì presente i classici pompini con carisma
Solo che appena giunti, già non capiscono più niente perchè convinto si tratti del paradiso. Ah, che cosa è, la bbella vita...

Anonimo ha detto...

sì, sono sicuro di voler dire la mia. Ho letto questo post mentre ero nel Circus e mi sono ribaltato dal ridere. Confermo tutto. Sei un genio. SIMONE