28 agosto 2007

Ristorante Les Clochards Verona

Les Clochards messo a nudo

(come uno in tuta da sci e mutandoni di lana)

Les Clochards era un rinomatissimo ristorante del centro di Verona, in via Macello 8. Se ne parlava in passato come uno dei ristoranti di riferimento per una cena altolocata (ma si esagerava, era ancora piuttosto abbordabile), in termini di brand era secondo forse solo al duo Desco e Ai Dodici Apostoli. ll nome è di per sè una boutade sulla sempreverde questione del "fingiamo sia un posto da barboni perciò tanto trendy, tanto sappiamo benissimo tutti che non è un posto da barboni ho-ho". Comunque, nei medesimi termini di brand bisognava ammettere che Les Clochards faceva la sua porca figura: nell'immaginario dello scaligero medio, questo elegante (a tratti elegantissimo) calco di un bistrot era il classico ristorante nel quale "fare lo splendido con la figa". Nessuno, che io sappia, ci andava con gli amici. La denotazione e la connotazione parlavano molto chiaro: Les Clochards è da sboroni, ci porti la pheega, mangiate del pesce di livello, lei è contenta, te la DEVE dare. Non ce n'è banane.
Se siete stati a Les Clochards con la vostra nuova/futura/usa-e-getta lei, e non ve l'ha data, siete stati fregati. Credo che il contratto prevedesse pure un rimborso, in questo caso. Sentenziosi avrebbe consigliato questo ristorante. Forse pure oggi, ma è anni che nessuno di noi frequenta (il che non equivale a dire che è anni che qui nessuno scopa, anche se in certi casi si rischia di andare vicino); insomma non è detto che squadra vincente non lo sia ancora. O anche no. Ma non è questo il punto del post. Andiamo oltre.

Il trend è una butta bestia. Poi, sapete com'è, i locali sorgono, vivono un grande lustro, la clientela si sposta, la gestione cambia, nessuno dura per sempre, bla bla. Ad un certo punto non ho più sentito UNO parlarmi di "cenette romantiche" a Les Clochards. Tal'è, vi fu, forse anche di recente, un cambio di gestione.

Un publiredazionale è una comunicazione pubblicitaria mista a o camuffata da (articolo) redazionale. Ha il linguaggio tipico di un articolo informativo, magari da giornalismo di servizio, in verità dietro si cela un'azienda inserzionista. Lo scopo è semplice: far passare una notizia, un'indagine, un'intervista quale vera notizia, vera indagine, vera notizia, in modo da aumentare la credibilità della comunicazione. L'intento principale è ovviamente di aggirare le normali "barriere" che l'utente nel mondo moderno oppone ai messaggi pubblicitari, causa di abbassamento del livello di attenzione al messaggio o di elusione diretta del messaggio, aumentando così il rischio di dispersione della comunicazione (e quindi dell'investimento aziendale).
Secondo Sentenziosi, il publiredazione è una cagata al quale solo un pinguino nel deserto potrebbe credere. O Frut1, anche.
Secondo Sentenziosi, i publiredazionali di 2Night a volte sono geniali, davvero. E non importa se è PALESE e LAPALISSIANO che il publiredazionale realizzato per Les Clochards sia "vero" e "autentico" come una banconota da 3 euro, io adoro il copywriter di 2Night e lo promuoverei in prima serata come autore di un programma di livello senza ripensamenti.

ristorante les clochards verona


L'intervista al cliente de Les Clochards
Prendiamolo come caso di studio, Sentenziosi deve ancora imparare molto e in questo campo non ghe n'è, meglio imparare da quelli bravi (testi e foto di 2Night.it, grazie per la cortesia. "Prego, non c'è di che butei, fate pure eh").
In questo caso il tutto è giocato sull'esperienza diretta di una sedicente cliente.
"Caterina, 26 anni, maestra di asilo, è stata a cena al ristorante Les Clochards"
Che già mi viene da chiedere, dove e quando l'hanno placata questa: appena fuori dal ristorante? Era in gita con la classe? E 2Night è anche un po' Le Iene.

-Come mai hai scelto questo ristorante?
"Ne avevo sentito parlare spesso, da quando ha cambiato gestione, ma non ero mai riuscita a venirci. Così, quando si è presentata l'opportunità, ne ho approfittato."
A parte che io risponderei pure: "Cazzi mia, ti pare?", comunque ne deduciamo che la cliente è convinta che prima Les Clochards manco esistesse. La storia è risaputa: nuova gestione (nuova inaugurazione?), nuova vita. Tutto nuovo. "Nulla" è come prima. Certamente no, sia mai. Ad ogni modo notiamo subito che l'incipit tende ad essere già tendenzioso, ma mai troppo: del ristorante aveva sentito parlare in fondo, ancora non ci svelano nulla di veramente positivissimo. E' una mossa che i copywriter più persuasivi riprendono volentieri: parto lento, oltre butto lì due-tre vantaggi e pure qualche svantaggio, infine chiude con entusiasmo; anche perchè se no, è plausibile il licenziamento.

- Le prime impressioni che hai avuto quali sono state?
"Mi è sembrato subito un posto molto intimo, magari troppo romantico per i miei gusti. Non c'era molta gente, anche perchè, diciamolo, a luglio i veronesi sono tutti al lago."

Altra mossa tipica: mettiamo subito in chiaro che qui nessuno scriver per sviolinar l'azienda inserzionista (Les Clochards), qui è tutto naif e senza intermediazioni, ti diciamo le cose come stanno carino, giuro di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità, questo è giornalismo d'inchiesta, semo mejo de Beppe Grillo aò. Però fateci caso: solleva un dubbio che poggia su un'ovvietà che nessuno controbatterebbe, poichè in effetti "a luglio i veronesi sono tutti al lago" [e con loro sono in ferie tutti gli italiani medi] è innegabile. Il ristorante quasi vuoto, non ci ricava 'sta gran figuraccia.

ristorante les clochards

- Cos'hai ordinato?
"Sia io che i miei amici abbiamo scelto il pesce; antipasto e secondo. Le porzioni non sono molto abbondanti, ma i piatti sono curati esteticamente ed i sapori davvero delicati e raffinati. I grissini fatti a mano sono la fine del mondo! Abbiamo bevuto del Ferrari Perlè, le bollicine ci stavano bene. Ecco, forse la carta vini non ha molta scelta per quanto riguarda gli champagne."
Mentre il ricorso al passato prossimo ci fa capire che la cena si è già consumata e quindi la cliente è stata intervistata ex post (e uno si ri-chiede: ma quando? Dove?), notiamo come si tenti di piazzare un'altra leggera stoccatina (peraltro prima già mediata dal successo delle bollicine di qualità), elargendo meriti ad un dettaglio secondario quali i grissini a mano (è risaputo che tutti vanno al ristorante per assaggiare dei buoni grissini fatti a mano, no?), tacendo sull'effettiva qualità del pesce, il quale però è presentato benissimo, non ci piove.
Sul pesce potrei aggiungere che, se è vero che cambiata la gestione ma mantenuto il cuoco, si tratterebbe di una buona scelta [ndSentenziosi: questo invece è un esempio di meta-redazionale, attenzione].

- Cosa ti ha colpito?
"Il servizio è ottimo, abbiamo anche conosciuto Sergio, il proprietario, nonchè chef, così abbiamo potuto fargli i complimenti per la cucina. Penso che Les Clochards sia un ristorante molto carino, forse più "da coppiette" che da compagnia, la sera; so che di giorno, invece, hanno menù speciali per la pausa pranzo e l'atmosfera è decisamente più easy. Nel complesso da provare!"
Siamo agli sgoccioli: è questo il punto più delicato di ogni buon publiredazionale, l'ago della bilancia. Al lettore la conclusione resta impressa più del resto, magari già rimosso, tanto è coinvolgente in genere. Ecco infatti che la cliente all'improvviso tira le somme e lo raccomanda con tanto di punto esclamativo: Les Clochards è da provare.
E, a parte gli scherzi, è vero, ripeto che vale la pena se non sapete dove mangiare con la bella vostra [ndSentenziosi: a ridaje con 'sto meta-redazionale!].

les clochards verona


Il tutto è foraggiato da quella certa atmosfera calorosa che il posto sa trasmettere, magari anche se da coppiette (ma non era vuoto prima?), è un posto "decisamente più easy" (chi non descriverebbe l'atmosfera di un ristorante come easy, tutti no?), non è nemmeno fuori dall'ordine delle cose instaurare una relazione umana col proprietario/ottimo chef, una sorta di self made man, uno che sa il fatto suo insomma.

Conclusioni
1) Les Clochards fu uno dei ristoranti di Verona veramente ok. Se diamo per scontato che lo sia ancora, è raccomandato per cene tete-a-tete. O tette-tette, che dir si voglia.
2) Premesso che il publiredazionale è ridicolo sempre e ovunque, nè carne nè pesce poichè non è giornalismo nè si avvicina al valore "artistico" di certe pubblicità, è da rivalutare come prodotto letterario di fantasia. Ecco, è una bella favola, basata su fatti forse veri ma quasi sempre manipolati in maniera funzionale ad un quid, in questo caso "andateci, ve lo raccomando io".

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Non centra un cazzo o forse no.
Ecchisenefrega, tanto butel1 è un mio amichicco :-)Decontestualizzo !

- Fatto un cazzo anche ieri -

E' un virus che attacca il cervello umano. Ecco un caso tipico

Si manifesta così:
Oggi pomeriggio decido di lavare la macchina e mentre mi avvio fuori casa vedo che c'è posta sul tavolo.

Decido di controllare prima la posta e lascio le chiavi della macchina sul tavolo. Vado per buttare le buste vuote e la pubblicità nella spazzatura e mi rendo conto che il secchio è strapieno.

Visto che fra la posta ho trovato una fattura decido di approfittare del fatto che se esco a buttare la spazzatura, approfitto per andare fino all'ufficio postale (che sta dietro l'angolo), per pagare la fattura con un assegno.

Vado in camera, prendo il porta assegni e vedo che non ho assegni, quindi cerco l'altro libretto e sul comodino trovo una lattina di coca cola che stavo bevendo poco prima o forse ieri sera e che mi sono dimenticato.

La sposto di lì e sento che è calda...allora decido di portarla in frigo.

Poso la coca cola sul comò perché trovo gli occhiali da sole che ho cercato tutta la mattina e senza quelli non esco.

Mentre vado in cucina a mettere la coca cola nel frigo, con la coda dell'occhio improvvisamente vedo tra il casino del tavolo, il telecomando del televisore.
Decido di portarlo sul televisore ( al posto suo!), intanto appoggio gli occhiali da sole sul tavolo.

Mi scappa la pipì, è urgente. Vado un attimo in bagno, ho tra le mani ovviamente ancora il telecomando che poso sul lavandino. Finito, riprendo il telecomando in mano. Lo lascio sul tavolo della cucina . Esco...
...sono senza occhiali, cerco di ricordarmi cosa dovevo portarmi dietro e che cazzo sto uscendo di casa a fare...

Conclusione:
- Sono trascorse due ore
- non ho lavato la macchina
- non ho pagato la fattura
- il secchio della spazzatura è ancora pieno
- c'è una lattina di coca cola calda sul tavolo di cucina
- nel porta assegni non c'è un assegno
- non troverò più il telecomando della televisione né i miei occhiali
- non ho idea di dove siano le chiavi della macchina

Mi fermo a pensare:
Come può essere? Non ho fatto un cazzo, ma non ho avuto un momento di respiro...mah!! ...Visto che sono stanco morto, oggi pomeriggio me lo prendo comunque libero !

duchamp

Anonimo ha detto...

Sarò un cazzone come te, ma a me ha fatto morire dal ridere.

E' un po' il Manifesto del Gggiovane "cioè oggi no troppi impegni".

Anonimo ha detto...

sì ma
"Ne avevo sentito parlare spesso, da quando ha cambiato gestione"
è come dire che prima era merda :)

cmq, secondo me la tipa è un po' troppo poco entusiasta del locale, fossi stato il proprietario io non sarei stato soddisfatto, insomma, è pur sempre una pubblicità

Butel Info ha detto...

ma quanto costa una cena in sto coso?
ché non so se vale la pena portarci una ragazza..magari me la da pure se la porto dal kebabbaro di via leoncino. Ovviamente mangiando all'interno sullo strapuntino per evitare le ire del capo di verona, e bibite non incluse.

Anonimo ha detto...

Yoshi: ho pensato la stessa cosa. Ne deduciamo che uno che non l'ha pensato, è stato il proprietario.

Butel Info: ti rispondo datando il tutto al '98-'99-'00: "45-50 sacchi a testa"

Butel Info ha detto...

uhm...viste le date, immagino che i "sacchi" indichino le migliaia di lire. Beh, in quel caso è quasi onesto, ma se consideriamo il motto degli ultrasessantenni: "oramai mile lire i è un euro", allora immagino che la spesa odierna sia di più o meno 45-50 eury..beh, va bene dai, per la pheega questo ed altro!

Anonimo ha detto...

Ola! Sentenziosi siete mitici. Perchè non parlate della prossima apertura del futuro negozio per cagoni in via mazzini di d&g (ex versace, in front of gucci near M27)??

Attendo l'articolo con ansia.


Stefano

Anonimo ha detto...

duchamp... mi spacchi!!!!

Upstream ha detto...

Miei2centesimi

Il pesce spacca ancora culoni.
L'equazione mille lire-un euro può dirsi rispettata (con un 40ello la cena è più che onesta).
Il locale era semivuoto. Ma c'era tanto amore nell'aria.
Tutto questo a gennaio 2007.

Anonimo ha detto...

Upstream: p.s. ok ok, di noi ti puoi fidar, u sapesti, la tua liaison segreta con la sexy maestrina d'asilo resterà tutta in famigghia.
Omertà uber alles

Anonimo ha detto...

D&G da cagoni?!! Io lo trovo un marchio tamarro quasi quanto DSQUARED,che spopola in piazzaerbe con quella sfilza di fibbioni che sembrano ergersi a scudo verso chi può infrangere il territorio.Al limite un cagone compra DOLCE&GABBANA,che è altra cosa rispetto a D&G.

LEONARDO COLOMBATI

Butel1 ha detto...

Indossare D&G dovrebbe essere costituzionalmente vietato. E la decadenza negli ultimi quattro anni della prima linea, Dolce & Gabbana, va annaspando verso lidi molto vicini...

Ormai trovo sensato concedersi solo le cravatte di Dolce e Gabbana, un tempo forse le camicie, che ora hanno subito un restyling tetrapak al colletto: una cosa tanto inspiegabile quanto oscena.

Anonimo ha detto...

della prima linea apprezzo molti abiti ed alcune scarpe non a punta.ma DSQUARED è l'emblema del cattivo gusto.non a caso spopola nella cafonissima piazzaerbe, diventata talmente trash che inizio a rimpiangere la piazza alternativa e piuttosto onirica che fu negli anni '70/'80.

leonardo colombati

veditì ha detto...

Butel1 ti devo conoscere, sei uno spasso...acuto, colto ed ironico..non si paga mai abbastanza per queste cose :-)